Analisi braccio ViV laboratory Rigid Float

15.04.2020

Vi siete mai innamorati di un apparecchio o componente a prima vista? Di una fonte, un ampli o un diffusore, anche solo all’apparenza? Beh, non si dovrebbe, certo, ma ammetto che a me è capitato spesso. Si parla quindi di infatuazioni personali, a gusto, non discutibili. Gli esempi possono essere veramente tantissimi, ne riporto quindi solo alcuni. Fra i classici, il Krell KSA-80. Per l’estetica, anche solo i Leben in tempi più recenti. Fra le idee, il braccio del Well Tempered Lab. Tra i diffusori, i Dynaudio Facette, che per di più non suonavano nemmeno lontanamente quanto erano per me belli. Insomma, chi è vecchio di questa passione potrebbe con me divertirsi un mondo a ricordare o riconoscere degli apparecchi che han lasciato in noi il segno. I più giovani possono andare a cercarseli, perché, come lasciavo intendere prima, la cosa a me capita ancora, quindi è di quanto succede oggi e non del passato che vi voglio parlare, anche perché, ripeto, l’elenco sarebbe lungo e assolutamente anarchico nelle motivazioni: estetica, prestazioni, status symbol, innovazione, rapporto prezzo/prestazioni, ecc. ecc.

 

ViV laboratory Rigid Float

 

Fatta questa premessa, ne consegue che, un po’ di tempo fa, mi sono “innamorato” dell’idea costruttiva e della conseguente realizzazione espresse dal braccio ViV Lab Rigid Float RF/Ha. Sulla carta, un dispositivo di raro interesse. In sintesi, un braccio diritto con pivot flottante a olio magneto-fluido e struttura senza angolo di offset. Dovrebbe quindi aggirare e risolvere degli annosi problemi di funzionamento ed essere pure di facile installazione. Trovate una presentazione tecnica, ben realizzata dal distributore italiano, qui e l’equivalente in PDF qui. In testa all’articolo potete persino vedere un video che documenta gli sforzi e la passione del progettista giapponese, Koichiro Akimoto, riversati sulla sua creatura.

 

Non c’è che dire: tanta roba, pure con prezzo conseguente, come potete vedere dalla nostra solita scheda di fine articolo. Quindi, direte voi, la domanda qual è? La domanda è sorta spontanea quando ho parlato di questa mia “scoperta”, passatemi l’approssimazione, con l’amico Massimo Riserbo. Lui, da grande analogista qual è, ha subito centrato la cosa chiedendosi appunto “come” poteva suonare un braccio del genere, che contraddice intenzionalmente alcuni canoni realizzativi consolidati. Qui di seguito trovate la sua risposta, frutto di considerazioni tecniche, non di impressioni d’ascolto. Basterà questo per considerare il Rigid Float un esempio di “famolo strano” o un esercizio di stile fine a se stesso? Al contrario: secondo me il nostro approccio argomentato e tecnico renderebbe ancora più giustizia a questa realizzazione in caso dovessimo metterci le mani per un ascolto correttamente effettuato. D’altra parte, molti componenti, apparecchi o diffusori Hi-Fi sono il risultato di “vie strette”, percorse per ottenere prestazioni all’ascolto anche se la teoria e la tecnica le sconsigliano. Gli esempi non mancano: le limitazioni in banda e le rotazioni di fase dei trasformatori d’uscita nei valvolari, la relativa “lentezza” dei tubi a vuoto rispetto ai più moderni dispositivi di innalzamento della potenza a stato solido – uno dei motivi per cui la controreazione in alcuni apparecchi a valvole non funziona come in teoria potrebbe, le intermodulazioni negli altoparlanti largabanda e così via, anche qui l’elenco potrebbe essere lungo. Speriamo quindi di avere a disposizione il Rigid Float ViV Lab quanto prima, semplicemente perché ne siamo innamorati, condizione che ci contraddistingue da sempre, sicuramente dall’inizio di ReMusic, come posso ricordarvi qui. Non si può avere tutto, ma un’analisi tecnica motivata può sempre aiutare a capire un componente anche in sua “assenza”.

 

G.C.

 

 

Non disponendo dell’oggetto in questione, come giustamente precisato da Giuseppe, l’analisi fa riferimento agli elementi tecnici resi disponibili dal produttore, quindi, l’obiettivo dichiarato dal costruttore di questo braccio è avere zero antiskating e conseguente grande facilità di tracciamento.

 

La filosofia perseguita è quella di usare un braccio con angolo di offset pari a 0° e di non allinearlo in modo tradizionale con overhang positivo, ma negativo. In pratica, se si porta il braccio sopra il perno centrale del piatto, di solito la puntina al posto di sopravanzarlo non lo raggiungerà. Quindi al posto di overhang si parla di underhang, che viene inoltre indicato oscillante fra 0,5 mm e 2,53 mm di distanza dal perno, senza ulteriori spiegazioni, penso come se fosse a libera scelta dell’utente. Già questa indicazione lascia piuttosto confusi in quanto, quando si lavora in overhang, al fine di minimizzare la distorsione, in base all’angolo di offset e alla lunghezza effettiva del braccio, la misura di overhang viene indicata con precisione al decimo di millimetro.

NdR | Per prendere confidenza con qualche termine tecnico, scarica un ricco glossario Audio-Technica in inglese qui.

 

Esistono tre versioni di questo braccio, da 7, 9 e 13 pollici. Il fatto di avere angolo di offset pari a zero “accorcia” virtualmente la lunghezza del braccio e questo rischia un aumento della distorsione piuttosto importante all’allontanarsi di un teorico “punto zero” e in questo caso se ne potrà avere solo uno al posto di due. Esso, quindi, al contrario delle filosofie che lo precedono e che vorrebbero un braccio di teorica lunghezza infinita con almeno due punti nulli per minimizzare la distorsione, è un braccio più corto – a parità di lunghezza – a causa dell’offset pari a zero, puntando a ottenere un solo punto nullo dal quale far transitare la puntina. In effetti però le distorsioni relative causate dall’errore di angolo di allineamento sono molto, molto elevate. La versione lunga dovrebbe essere quella che subisce un po' meno questi problemi e io sarei propenso quindi a consigliarla.

 

Nelle immagini allegate ci sono i primi calcoli eseguiti, immaginati per un ViV da 9", utilizzando come indicato dalla stessa ViV un valore medio di 10 mm di underhang, dove il range suggerito va dai 5 ai 20 mm di valore di underhang. Come si vede, ottimizzando la posizione del braccio all'inizio dell'LP si rileva un errore radiale di circa 14° e poi nel punto prossimo all'etichetta vicino ai 3°… È un’enormità se lo si rapporta con i bracci tradizionali da 9", che si muovono attorno a 1,5° e con distorsioni proporzionali.

 

Per quanto riguarda l’annullamento del pattinamento, lo skating del braccio, e l’eliminazione del relativo meccanismo di antipattinamento, l’antiskating, non vedo come possano essere raggiunti, in quanto i vettori di forza applicati all’attrito non sono allineati con la direttrice puntina-braccio-snodo e in tal senso porteranno il braccio a tendere verso l’esterno al posto che verso l’interno, come invece avviene nei bracci tradizionali. Per lo skating quindi più si lavora in underhang più questo diventa importante, anche se, come detto, sarà "rovesciato", vale a che il braccio tenderà a "uscire" se non compensato.

 

Beninteso, il Rigid Float è un braccio che ha anche vantaggi. Lo snodo, ad esempio, realizzato tramite un pivot flottante a olio magnetico, che probabilmente ha anche un’azione antipattinamento, perché privo di contatti contribuirà, insieme agli anelli smorzatori lungo la canna, a ridurre di molto le vibrazioni, sia della testina che esterne.

Altro vantaggio sarà la facilità di installazione del braccio, che viene semplicemente appoggiato sulla base o plinto del giradischi, non richiedendo forature di sorta.

 

In conclusione, in base all’undehang scelto, si privilegerà quindi una distorsione più o meno “minimizzata” verso il centro del disco, comunque con valori piuttosto alti. Questa impostazione potrebbe produrre un effetto “energia” – la distorsione è anche questo – specie in gamma acuta, particolarmente evidente verso la parte centrale del disco. All'ascolto, quindi, questa forte distorsione andrebbe a ricadere su armoniche talvolta abbastanza piacevoli, ma sempre di distorsione si tratta, ma su certi strumenti e passaggi, specie complessi e davvero dinamici, ben riconoscibile.

 

Per i motivi indicati e questa ricerca del "diverso" che porta questo braccio a disattendere le più semplici considerazione di ordine meccanico e fisico che praticamente tutti i costruttori rispettano, pur con delle variabili, lo considero qualcosa di molto scenografico ma di dubbia correttezza progettuale, anche se magari di fascino timbrico.

 

M.R.

 

 

Caratteristiche dichiarate dal produttore

Braccio diritto con pivot flottante a olio magneto-fluido e struttura senza angolo di offset

Underhang: 5-20mm

Diametro base: 90mm

Peso: 2kg circa

 

Distributore ufficiale Italia: al sito Audio Azimuth

Online shop ufficiale Italia: al sito PlayStereo

Prezzo Italia alla data della recensione: 3.990,00 euro il modello da 9”, 4.530,00 euro il modello da 13”

di Giuseppe
Castelli
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di Massimo
Riserbo
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