Ascolto diffusori Vrel Electroacoustic Bequadro Tre

11.10.2024

NdR | Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

 
 

Tre anni fa

Sono un audiofilo. Sì, alla fine come dicono gli inglesi “it’s all about the music”, ma fondamentalmente come suona la “musica” è per me importante allo stesso modo. Faccio questa premessa perché in circa dieci anni di cambi parossistici di diffusori alla ricerca di quel quid che appagasse la mia ossessione per il suono, credo di averlo trovato nei Vrel Bequadro. Credo anche che a certi livelli di prezzo e qualità non ci sia il diffusore migliore, ogni progettista decide cosa privilegiare e cosa mettere in secondo piano. Sta poi all’utilizzatore finale decidere in base alla sua scala di valori sulle qualità su cui si può soprassedere e quelle a cui non si può rinunciare.

 

Nella mia ricerca io privilegio la coerenza di emissione e velocità nei transienti, qualità indispensabili per la riproduzione di musica non amplificata.

 

Beh, sono sinceramente impressionato. Le Bequadro Tre mi hanno portato a riconsiderare l’idea di suono Hi-End. Le Klipsch Cornwall III e le La Scala II suonano lente a confronto. La tanto decantata coerenza delle Tannoy Legacy Cheviot viene fortemente ridimensionata. Le “torrette” che hanno tanto WAF non le prendo nemmeno in considerazione tanto è la differenza di “scala” nel suono a confronto con le Bequadro. Parlo di diffusori che ho amato, soprattutto le Tannoy e le Klipsch Heritage, ma qui c’è tanto di più.

 

Il suono è senza sforzo, dinamico, vero. La sensazione di avere gli strumenti nella stanza è incredibile. Il pianoforte è il migliore che abbia mai ascoltato. Le risonanze delle corde, il senso percussivo dei martelletti è portato all’estremo. Ho sempre avvertito la transizione tra le ottave basse e le medie con tutti i diffusori che ho avuto, tranne che con i single driver: driver Fostex 103 e tromba 206 e Omega Alnico e XRS. Con le Bequadro c’è l’incredibile coerenza di emissione di un single driver con l’impatto dinamico di due woofer da 15”. Il pianoforte di Beatrice Rana in Ravel riempie la stanza con una tridimensionalità che lascia senza fiato, come pure le Bequadro riescono a seguire il fraseggio nei pianissimo di Daniel Trifonov in Chopin Evocation. Il disegno senza crossover con gli altoparlanti a banda estesa aiuta moltissimo.

 

I transienti nel violino in Bach Morimur della ECM sono riprodotti in maniera eccellente, e quando nelle Ciaccona entra l’Hilliard Ensemble la tridimensionalità della scena lascia basiti. Questo modo di suonare da dipendenza. Il suono riempie la stanza e le dimensioni fisiche della stessa sembrano sparire. Colpito e affondato.

 

In generale la capacità di risoluzione dei più piccoli dettagli è ottima, le voci sono bellissime. L’ascolto dell’ultimo Cohen, Thanks for the dance, è emozionante. La sua voce così profonda viene seguita in tutte le più piccole sfumature e modulazioni. Brividi.

 

Probabilmente la facilità nell’espressione della dinamica, la differenza tra pianissimo e fortissimo, è quello che colpisce di più. L’alta efficienza e la mancanza di crossover pagano. Ecco una considerazione circa l’alta efficienza, in realtà avendole provate con varie tipologie di amplificazione, sebbene suonino bene con tutto, anche con Single Ended da pochi watt, credo ci voglia birra per tirare fuori quello di cui sono capaci. Nel mio caso il miglior abbinamento è stato un Classe A da 60 watt Audiodarex con progetto su base Pass Aleph 5: MOSFET, no controreazione, due stadi.

 

Suonano bene con tutti i generi di musica, sebbene se la dieta musicale fosse sbilanciata a favore di rock consiglierei altro, Tannoy grandi per esempio.

Il punch nelle basse frequenze richiesto dal rock non è il massimo, il basso c’è tutto non fraintendiamo. Credo nella mia stanza si scenda a 40 Hz in flat, è proprio diverso il modo di suonare che un open baffle ha. Alzando il volume l’impatto dinamico sopperisce alla grande, l’ascolto dei Metallica a palla spettina come a un concerto dal vivo.

 

Ultima considerazione, il livello di finitura e attenzione ai dettagli di questi diffusori è ai massimi livelli. Sono veri e propri pezzi di arredamento. Sì, sono grandi e sì, si impongono nell’ambiente… ma mia moglie architetto pensa siano le più belle casse che abbia mai avuto.

 

Grazie Vrel. Ora sono un audiofilo più felice.

 

Impianto Andrea Nicolucci

 

Pochi giorni fa

Un sabato mattina, dopo tre anni di convivenza con le Vrel Bequadro Tre, immerso nell’ascolto di Luck and Strange di David Gilmour, mi decido a scrivere un’altra recensione, come promesso da tempo a Roberto Verdi di Vrel Electroacustic.

 

Dove sono dopo tre anni? Eh, sì, perché mi sento come nel mezzo di un viaggio. Un viaggio di esplorazione di paesaggi sonori. Chiamo le Bequadro Tre i miei “generatori di soundscape”. In tre anni ho cambiato molti setup, per sperimentare e inseguire un ideale di suono che fosse consono al mood del momento. Ne ho trovati tanti, onestamente, grazie a questi diffusori.

 

Non vorrei parlare di come suonano, perché trovo che setup simili in ambienti diversi diano risultati anche completamente diversi, quindi non avrebbe senso. Quello che a tre anni di distanza ancora mi meraviglia è la loro capacità di adattamento: sono camaleonti sonori.

 

Delicate con Single Ended. Immanenti con DSP e room correction, dato che veniva fuori un basso che nemmeno il subwoofer in salotto poteva avvicinare. Impulsive e moderne con ampli in classe AB di medioalta potenza, e per questo in sinergia perfetta con gli Yamaha della serie grande. Magiche secondo me con il setup attuale, pre passivo a TVC e First Watt su progetto di quel mito di Nelson Pass.

 

Ben posizionate in un ambiente medio, di circa 25 mq, e acusticamente valido, hanno quella capacità di creare una scena tridimensionale palpabile e levigata, quella facilità di emissione che è necessaria per la rappresentazione realistica e in un certo senso live della musica, quella naturalezza nella presentazione del suono che fa sembrare vivi gli interpreti davanti a te: tutte qualità che mi danno un’esperienza totalizzante nell’ascolto della musica.

 

Trasparenti, eccome, e intendo che sono capaci di rivelare e differenziare le elettroniche che sono a monte suonando in maniera a volte veramente diversa. Per me che sono sempre alla ricerca del mio ideale di suono questo è essenziale.

 

Divisive, come poche. In rete ho letto tutto e il contrario di tutto. Come solo i grandi progetti sanno essere aggiungo io. Posto che tutti hanno ragione, pretendere di giudicarle da un ascolto fugace in fiera è un atteggiamento che lascia il tempo che trova, quindi lasciamo perdere queste opinioni mal riposte.

 

Definitive, come tutti i grandi progetti. Naturalmente per chi è affine a questo tipo di suono.

 

Concludo come tre anni fa: ancora grazie, Roberto, per la professionalità con cui gestisci il business – e non è scontata – come per il genio che hai messo nella progettazione e la simpatia, quest’ultima che non guasta mai.

 

Impianto Andrea Nicolucci

 

Il mio impianto

sorgente digitale streamer WiiM Pro Plus e DAC Metrum Acoustics Flint

sorgente analogica giradischi Clearaudio Concept MM con testina Ortofon 2M Bronze, pre phono Tektron PK One

prea linea Promitheus Audio TVC SE

finale First Watt J2 by Audiodarex

e un sacco di altra roba… ma questa è la configurazione per ora stabile dopo molte prove

di Andrea
Nicolucci
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