Quando si parla dell’efficacia dei cavi, nei forum si aprono diatribe interminabili tra cavofili e cavoscettici. Probabilmente perché l’effetto di un cavo dipende da innumerevoli fattori che presuppongono il corretto interfacciamento elettrico e acustico dell’impianto, la complessiva capacità rivelatrice del contesto d’ascolto, fino ad arrivare alla pulizia e stabilità della stessa linea elettrica domestica. Pertanto, non stupisce che alcuni appassionati non ritengano di percepire effetti dall’impiego di cavi di qualità mentre altri li considerino imprescindibili.
Cerchiamo di fare un po' di ordine.
Partiamo da un primo assunto. Mettendo da parte ogni speculazione, sui cavi ci sono delle innegabili verità scientifiche. Si pensi agli effetti della schermatura, agli effetti dei valori di impedenza, induttanza e capacità del cavo, alle differenti caratteristiche di conduttività dei metalli utilizzati, ecc.
Vi sono anche innegabili verità empiriche dettate dall’esperienza d’ascolto che portano a riconoscere, ad esempio, un effetto sottrattivo d’informazioni alla schermatura in determinati contesti, una caratterizzazione del suono su determinate bande di frequenza in base ai differenti conduttori utilizzati – ad esempio, l’argento ha la fama di responsabile di un suono più asciutto e brillante rispetto al rame – oppure il ruolo della geometria del cavo sulla dimensione della scena, ecc.
Il secondo assunto è che la stereofonia è fatta di leggi proprie che nulla hanno a che vedere con la musica dal vivo. L’alta fedeltà stereofonica è un’arte emulativa al pari della fotografia e ha proprie tecniche e tecnicismi negli strumenti di riproduzione e una propria chiave di lettura dei risultati ottenuti, spesso interpretazione di una realtà che resta un mero punto di partenza. Quindi, come non basta essere dei naturalisti esteti del colore e della luce per saper fare una bella foto, ma occorre avere acquisito una tecnica e un linguaggio espressivo, allo stesso modo, la riproduzione in alta fedeltà stereofonica di un evento musicale presuppone conoscenze tecniche sul corretto utilizzo degli strumenti – allestimento dell’impianto e la sua collocazione in ambiente – e ha una sua estetica fatta di equilibrio tonale e illusione prospettica. La stereofonia ricostruisce adattandolo in ambiente domestico non solo il timbro degli strumenti musicali – e questo può farlo anche una cassa monofonica – ma soprattutto le dimensioni dello strumento, l’ambiente in cui quegli strumenti sono stati registrati e la loro collocazione in quell’ambiente, reinterpretando l’evento in un risultato nuovo comunque in grado di veicolarne i suoni, l’immagine e l’emozione all’ascoltatore. La chiave di lettura della bontà di questo risultato si basa su canoni convenzionali codificati nel corso di decenni dalla stampa specializzata, quali dimensioni della scena, dinamica, estensione della gamma sonora, equilibrio timbrico, ecc.
Tuttavia, il giudice migliore resta la sensibilità di ciascuno e il piacere d’ascolto percepito dal proprio impianto stereofonico nel compromesso delle proprie mura domestiche. Quindi, l’alta fedeltà stereofonica, lungi dall’essere una scienza esatta, rappresenta una sorta di forma d’arte in cui l’artefice dell’impianto è chiamato a esprimersi. E, come ogni forma d’arte che si rispetti, richiede una lunga formazione ed esperienza sul campo per acquisire quelle conoscenze tecniche e quella sensibilità per utilizzare correttamente gli strumenti quali elettroniche, diffusori, cavi e accessori che non si ottiene dalla frequentazione delle sale da concerto, ma solo dall’ascolto di impianti ben assemblati.
La comprensione delle interazioni tra cavi e impianto stereo costituisce probabilmente l’ultimo tassello delle competenze dell’audiofilo e si inserisce in quel processo di ottimizzazione e personalizzazione del suono tanto stimolante quanto gratificante per l’appassionato.
In questa prospettiva, cercherò di fornire qualche indicazione su cosa attendersi dai cavi in prova, al fine di fornire elementi utili per le vostre valutazioni.
Ricable è una solida realtà piemontese di Oleggio, in provincia di Novara, specializzata nella produzione di cavi di qualità. Si tratta di prodotti Made in Italy caratterizzati da una qualità costruttiva eccezionale e sono garantiti a vita. Ho già detto tre cose che dovrebbero catturare l’attenzione di un lettore distratto. Ma ne aggiungo un’altra, ovvero che Ricable s’impegna a ritirare in permuta i cavi usati Ricable a proprie spese – senza limiti di tempo – riconoscendo al cliente l’intero prezzo a suo tempo pagato. In questa maniera consente alla propria clientela di poter upgradare i propri cavi all’ultimo modello – o al modello superiore, o a cavo di altra tipologia – con l’esborso della sola differenza tra il prezzo di listino del prodotto nuovo e quanto pagato per l’acquisto del cavo proposto in permuta.
La serie Primus, a dispetto del nome, è l’ultima nata in azienda e si propone come linea entry level in grado di offrire un netto miglioramento della prestazione complessiva dell’impianto, avvalendosi della tecnologia e del know-how maturato nell’elaborazione delle serie superiori.
La serie Primus si rivolge a impianti di primo livello e ne costituisce il giusto complemento per affacciarsi nel mondo dell’alta fedeltà con tutte le carte in regola.
Sono disponibili varie misure standard oppure misure personalizzate su richiesta. Rimando al sito per le specifiche tecniche, mi limito solo a evidenziare ancora una volta la cura e la qualità molto elevata del prodotto e degli imballi che attestano l’orgoglio e la passione del produttore per questi oggetti, nonché il rapporto qualità/prezzo davvero encomiabile.
Sarebbe riduttivo e ingeneroso confrontare la linea Primus con i cavi di alimentazione di serie delle elettroniche – banali cavi da PC – o con i cavi di segnale e potenza ricavati dai cavi “rosso e nero” da elettricista. Eppure, il neofita, come lo scettico di turno, assume a riferimento proprio i cavi da computer e la piattina rosso e nero. E allora è giusto partire proprio da questa comparazione per cominciare a chiarire come stanno le cose.
Partiamo dall’alimentazione. Ogni volta che sono tornato a utilizzare cavi da computer sulle mie elettroniche per qualche test ho riscontrato delle vere e proprie costanti presenti anche nell’odierna prova. Il cavo da computer, in assenza di qualunque azione filtrante, introduce in gamma di frequenza utile, tanto “rumore”. Attenzione, quando parlo di rumore non intendo un ronzio o disturbi macroscopicamente udibili nei diffusori, quanto piuttosto di inquinamento del micro-dettaglio, che si manifesta all’orecchio inesperto come apparente “pienezza” di informazioni e brillantezza. In realtà si tratta di un suono il più delle volte afflitto da una certa durezza dovuta ad assenza di selettività – assenza di un effetto filtro del cavo da e verso la rete, assenza di una efficace schermatura, eccetera – che contamina la trasparenza del messaggio musicale e si traduce in fatica d’ascolto, appiattimento della scena e difficoltà nel districare i messaggi sonori complessi che appaiono confusi e “chiassosi”.
Un cavo come il Primus Power riesce a mettere ordine, sembra scolpire il suono, esaltando il messaggio originale eliminando interferenze, spurie e sfocature indesiderate. Ne guadagna la timbrica, che si avvale di una luce nuova e più efficace nel definire i protagonisti. L’ariosità e la cura nella dislocazione spaziale rendono facilmente intelligibile il programma musicale, con una più rispettosa definizione dei secondi piani, senza enfasi particolari o protagonismi dell’azione filtrante. Il Primus Power non nasconde insidie, assicura un miglioramento generalizzato della qualità percepita all’ascolto senza sbilanciamenti su alcuni parametri in particolare e come tale non richiede particolari attenzioni nell’abbinamento. Per questo è particolarmente indicato negli impianti entry level, dove un cavo teoricamente più performante e dal costo più impegnativo non solo non riuscirebbe a esprimere tutto il suo potenziale ma rischierebbe di esaltare solo alcuni parametri a discapito di altri, minando l’omogeneità e la coerenza del risultato finale, oltre che lo stesso carattere delle elettroniche. Più si sale con la qualità di un cavo più l’esperienza d’ascolto insegna che vi sono alcuni parametri che crescono più di altri – o a discapito di altri – e pertanto l’upgrade dei cavi è cosa da valutare attentamente per capire se va o meno nella direzione del miglioramento della percezione d’ascolto attesa dall’utente. Il mio consiglio è sempre quello di non strafare. Le linee entry level come la Primus servono proprio per partire con gradualità, comprendere appieno il carattere e le caratteristiche del proprio impianto e fare le opportune esperienze per poter accedere in un secondo momento e con le idee più chiare a modelli più impegnativi. Nel caso di Ricable, senza rimetterci un euro di quanto pagato. E scusate se è poco.
Per quanto riguarda i cavi di segnale e di potenza realizzati col classico cavo rosso e nero da elettricista o poco più, la loro funzione certamente la svolgono, ovvero veicolano il segnale elettrico, ma non riescono a preservarlo e ottimizzarne la conduzione tra le elettroniche e tra queste e i diffusori acustici.
Il livello di degrado può variare in relazione alla tipologia dell’impianto, valvole o stato solido, e relative specifiche elettriche, alla lunghezza dei cavi, alle caratteristiche e specifiche dei diffusori. Dalla mia esperienza il degrado c’è sempre ed è inaccettabile. Nel mio setup, l’effetto più macroscopico dell’impiego di un cablaggio minimale resta quello di rendere tutto il suono più piccolo. Piccolo in termini di dinamica e di dimensione scenica. Poi si nota un generalizzato impoverimento del costrutto armonico, una timbrica essenziale e spigolosa e un contrasto che lascia piuttosto a desiderare.
L’inserimento dei cavi di segnale Primus Signal porta già a un significativo miglioramento nella ricostruzione del palcoscenico virtuale e una evidente maggiore definizione degli strumenti e leggibilità della partitura. Apprezzo molto anche lo stacco tra le economiche connessioni del cavo rosso&nero e quelle in dotazione al Primus Signal realizzate da Ricable, che assicurano un contatto decisamente performante e a mio avviso contribuiscono a dare un sensibile valore aggiunto in termini di nitidezza e trasparenza. Salendo di livello nel confronto, ovvero inserendo nel setup dei classicissimi Van Den Hul D-102 mk3, riconosciuti dalla comunità audiofila come un classico per longevità e per l’ottimo rapporto qualità/prezzo, il Primus Signal mette in luce un carattere appena più morbido, con una luce omogenea che tende a stemperare i contrasti cromatici, pur garantendo la piena vitalità dell’esecuzione e un’ottima leggibilità complessiva. Riflettendoci bene, una delle costanti di un impianto entry level è spesso costituita proprio da una certa esuberanza cromatica, ossia quello sbilanciamento tonale e schiacciamento della tridimensionalità che impedisce di godere appieno dell’illusione prospettica dell’alta fedeltà stereofonica. Gli ampli e le sorgenti di fascia economica vengono spesso definiti “strilloni” per via di questa tendenza a risultare un po’ affaticanti a pieno volume e suonare in avanti rispetto al fronte dei diffusori. I Primus Signal mi sono parsi quasi volutamente studiati per questi contesti in cui possono rappresentare un autentico toccasana. Nel mio setup non rilevo comunque un effetto sottrattivo, quanto piuttosto un leggero arretramento complessivo della scena che accentua la dimensione prospettica della profondità della scena. Lodevole, in termini assoluti, resta la ricostruzione scenica, soprattutto il senso di ampiezza e lateralizzazione che i Primus riescono a conferire all’immagine, ben oltre il risultato dei cavi olandesi.
L’inserimento dei cavi di potenza Primus Speakers apporta l’ultimo, ma significativo upgrade. Questi cavi riportano il mio impianto ai livelli consueti a cui sono ormai abituato, per dimensione della scena e senso della prospettiva, donando corpo ai protagonisti e dando scansione alla profondità con un piacevole effetto presenza. Ecco, se dovessi spendere una nota di merito per solo uno dei tre alfieri della serie Primus, direi che il Primus Speakers è quello che mi ha maggiormente colpito, anche in relazione d un prezzo di vendita particolarmente contenuto in assoluto e in rapporto alle altre tipologie di cavi della stessa serie. Parliamo di circa sei metri di cavo e relativi connettori, un progetto e scelta di materiali particolarmente riuscito e ben suonante. Come del resto l’intera serie.
Tra l’altro ho avuto modo di apprezzare anche una coerenza di fondo tra le caratteristiche, all’ascolto, di questi Primus, con la serie Invictus di cui vi parlerò in un prossimo articolo, con particolare riferimento ai cavi di segnale.
Passare da un cablaggio alla “boia d’un Giuda”, come si dice dalle mie parti, a uno realizzato con la serie Primus è molto istruttivo su cosa debba intendersi per alta fedeltà: una continua ascesa fatta dalla somma di piccoli ma non trascurabili dettagli che portano alla consapevolezza di un risultato complessivo poi irrinunciabile.
È vero che l’orecchio umano tende ad assuefarsi piuttosto facilmente, ma basta ritornare indietro per provare subito lo sconforto di aver perso qualcosa – invero, più di qualcosa … – ovvero quell’eufonia viatico dell’ortodossia audiofila.
Se in un impianto già piuttosto evoluto come il mio setup un cablaggio serie Primus riesce a sostenere dignitosamente la performance senza sbavature o cedimenti, mi sento di dire che c’è della stoffa e può accreditarsi come un ottimo investimento anche per allestimenti budget oriented.
Caratteristiche dichiarate dal produttore
+70% di performance rispetto a un cavo standard*
conduttori rame MARC©
completamente Made in Italy
*Rilevazione specifica sul cavo stimata sulla base di parametri elettrici e acustici rispetto a un cavo di segnale che normalmente viene fornito in dotazione alle apparecchiature Hi-Fi. L’incremento può variare in base all’impianto in cui il cavo viene impiegato.
Distributore ufficiale Italia: al sito Ricable
Prezzo Italia alla data della recensione:
cavo di alimentazione Primus Power, 1m, 139,00 euro
cavi di segnale Primus Signal RCA, 1+1m, 75,00 euro
cavi di potenza Primus Speakers, 3+3m, 184,00 euro
Sistema utilizzato: all’impianto di Emilio Paolo Forte