Recensire cavi è meno divertente perché non li puoi smontare, non puoi squartarli per vedere cosa c’è dentro e poi restituirli al mittente.
L’ho già scritto su queste pagine, lo sanno gli amici che frequento e con cui condivido quotidianamente questa nostra passione, non amo parlare di cavi. Non perché non creda nella loro importanza, dopotutto per il mio impianto mica utilizzo la piattina avanzata dall’albero di Natale, ma perché sono cavoscettico nella misura in cui la fisica lo permette.
Con buona pace di tutti, posso tranquillamente affermare di pormi a equidistante misura dai seguaci del fine tuning, che attribuiscono ai cavi imprescindibili qualità di equalizzazione, e da chi ritiene siano l’elemento meno caratterizzante dell’intera catena audio posseduta.
Con questo voglio dire che, come ogni altro appassionato cui piaccia sperimentare, ho anch’io constatato come in alcune situazioni un determinato impianto suonasse meglio con alcune connessioni piuttosto che altre. Invariabilmente la cosa era, però attribuibile più ai differenti parametrici elettrici che all’influenza delle geometrie utilizzate. Nello specifico mi riferisco al valore di capacità del cavo che, insieme a quelli di uscita e di ingresso degli apparecchi interconnessi, può effettivamente determinare un'attenuazione – più evidente all’estremo superiore – della banda audio.
Possono differenze nell’ordine di 0,1 - 0,2 dB a 20 kHz – di questo stiamo questionando – alterare il suono in maniera così significativa da rendercelo chiaramente avvertibile? Vestendo per un momento i panni del cavoscettico la risposta non può che essere no! È anche vero che, passato al nemico e arruolatomi nel partito dei cavofili, non potrei fare a meno di osservare che l’effetto è sommatorio e che si dovrebbe considerare l’intero percorso del segnale, aggiungendovi perciò l’attenuazione introdotta anche dai cavi di potenza. Oppure, nel caso di una catena di riproduzione più complessa, per esempio, anche da quelli posti fra pre e finale. L’orecchio umano, vale poi la pena ricordarlo, è uno strumento di estrema precisione capace di discernere variazioni di pressione di una parte su dieci miliardi!
Realizzazione tecnica
Ciò premesso, il Sound Fidelity Gold 1x pensato dal suo progettista Fabio Sortino è un cavo di segnale in configurazione sbilanciata e quindi terminato RCA. È disponibile nelle misure di un metro, un metro e mezzo e due metri. Il catalogo dell’azienda consta di tre linee di prodotto. La Gold, a cui appartiene il cavo ricevuto per questa prova, comprende anche due differenti modelli in configurazione bilanciata XLR e un cavo di alimentazione con spina Schuko o americana a scelta del cliente. La Red Silver è composta di un cavo di alimentazione e di un cavo di potenza. La terza, Red Silver 2, consta di un cavo di alimentazione, uno di segnale sbilanciato e uno per diffusori.
Completano l’offerta una multipresa a sei posizioni con cablatura a stella e due differenti tipologie di jumper per diffusori terminati con forcelle.
Per tutti i prodotti viene impiegato rame OFC argentato a norma MIL con doppio o triplo isolamento in TPFE.
Il Sound Fidelity Gold 1x nello specifico viene realizzato con due conduttori multifilari, uno per polo, composti da dieci trefoli per 1,29 mm di diametro complessivo, cioè 16 AWG.
I due conduttori vengono avvolti su se stessi con una cordatura non troppo stretta, almeno questo è quanto intuibile palpando il cavo dall’esterno.
L’aspetto dei Gold 1x è quello comune a molte altre realizzazioni artigianali: calza in nylon di colore nero, termorestringente che ricopre parzialmente i connettori, rosso per il canale destro e nero per quello sinistro. Grossomodo al centro del cavo un ulteriore spezzone trasparente, riportante il nome del fabbricante, assolve al compito di indicare la direzione del segnale.
I connettori RCA con contatti dorati sono del tipo con serraggio a vite. Nell'uso si sono dimostrati eccezionalmente duri e scomodi, sottoponendo così le prese a pannello di tutte le elettroniche cui sono stati allacciati a un non trascurabile stress meccanico. Assolutamente rivedibili e sconsigliabili a chi prevedesse di dover mettere spesso mano ai collegamenti dei propri apparecchi. Le saldature sono invece ben realizzate, né grasse né magre: lo stagno appare lucido e senza fessurazioni o granulosità. Buona anche la flessibilità a dispetto della calza utilizzata, di per sé piuttosto rigida.
Ascolto
Il leone dopo aver comprato dei nuovi e costosi cavi per il suo impianto chiamò la capra per invitarla a casa sua ad ascoltarli e chiederle se suonassero meglio dei suoi. Lei, di poche parole e poco incline alle suggestioni e ai facili entusiasmi, con la consueta franchezza gli rispose di no. Il leone dopo un istante di sbigottimento, gli balzò addosso e con due soli morsi gli staccò la testa dal collo per punirla di cotanta sfacciataggine. Il giorno seguente convocò il lupo noto per essere un grande appassionato e un convinto sostenitore dell’importanza dei cavi e del fine tuning dell’impianto. Questi, dopo aver ascoltato attentamente, gli disse quanto fossero per lui incredibili e che a far capolino da un nero di fondo che più nero non si può, ogni strumento appariva così vivo, e così minutamente rifinito, da brillare di luce propria come nemmeno le stelle del firmamento sapevano fare. Il leone, che sulle prime si sentì lusingato, poco dopo fu assalito dal sospetto di essere stato preso in giro. Fu così che, sfoderati gli artigli, con un paio di zampate ridusse a brandelli il malcapitato adulatore. Sempre più confuso il leone decise allora di sentire anche il parere della vecchia volpe. Il fulvo animale era un audiofilo di lungo corso, rispettato e ammirato da tutti gli appassionati della foresta per la sua competenza e conoscenza dei più reconditi segreti dell’Alta Fedeltà. Giunto al cospetto del leone e accomodatasi in poltrona, la volpe ascoltò con grande attenzione tutto ciò che il padrone di casa gli propose, ma quando gli chiese cosa ne pensasse, la vecchia volpe scusandosi per la nottata trascorsa in discoteca rispose: "Nulla, non penso nulla, ho ancora le orecchie che mi fischiano dalla serata".
La morale della storiella? In tempi pericolosi i saggi preferiscono tacere.
E i recensori? Beh, talvolta farebbero meglio a tacere anche loro, compreso ovviamente il sottoscritto, ma come tutti sanno la saggezza mal si accompagna con la vanità, ciò premesso passiamo quindi all'ascolto del Gold 1x. La prima impressione rilevata è stata di intrinseca naturalezza. Rispetto ai solid core Audioquest Yukon, da me abitualmente utilizzati, le differenze in tal senso sono state molto contenute. Il suono offerto dal Gold 1x è improntato a buona neutralità, caratteristica che contribuisce significativamente alla generale rilassatezza di ascolto, di cui si può godere anche quando si gioca a fare i giostrai con la manopola del volume. Apertura e ricchezza di dettaglio sono le altre doti che contraddistinguono il prodotto di Sound Fidelity. Nel complesso una performance assolutamente convincente che ricalca quasi perfettamente le caratteristiche peculiari del riferimento. Lo Yukon è un cavo dalla presentazione molto naturale in grado di combinare un suono molto aperto, arioso e raffinato, assolutamente privo di asprezza o acidità, con la capacità di scavare in profondità e di riportare alla luce il minimo dettaglio. In questo compito, ma solo in casi sporadici, il Gold 1x pare concedere qualcosa allo Yukon, risultando ugualmente analitico ma dotato di un minore potere di messa a fuoco. Laddove l’Audioquest ricama il bordo del suono prodotto da ogni singolo strumento con una perizia esemplare, il Gold 1x pare più propenso a operare un’integrazione e a presentarci un wall of sound più simile a quello che siamo abituati ad ascoltare a un concerto dal vivo. La cosa è maggiormente evidente per il registro mediobasso, dove il cavo italiano si è dimostrato più competente rispetto al riferimento. Non che gli Yukon siano dei cavi anemici, tutt’altro, non è una questione di chi sia in grado di scendere più in basso, al netto di possedere diffusori che ne siano capaci, ma la facilità con cui il Gold 1x è in grado di raccordare l’emissione del midrange con quella del woofer è sicuramente superiore e alla fine questa capacità si palesa regalando all'ascoltatore un basso più solido e pieno. Non necessariamente più profondo ma di maggiore corpo e coesione con il resto del messaggio musicale.
Fosse un vino, sull’etichetta il Gold 1x riporterebbe la dicitura di pronta beva, che come sanno i bene informati non vuole assolutamente indicare un vino qualitativamente inferiore e men che meno dozzinale, ma al contrario un vino più snello, leggero, e in ultimo più bevibile. Mutatis mutandis. Divagando per un attimo e parlando di vini è interessante osservare come, dopo l’opulenza degli anni ’90, tutta fatta di vini muscolari e super strutturati frutto di un' ossessiva focalizzazione sugli aspetti tecnici della vinificazione, una vera e propria orgia di barrique e vendemmie tardive, il mercato abbia sviluppato un'elevata resistenza verso tali esercizi di stile orientandosi verso il consumo di prodotti più godibili e freschi e perdendo via via interesse per quelli prodotti soprattutto per impressionare la cui bevibilità passava in secondo piano.
Proprio come accaduto per il mercato del vino, è auspicabile che anche il mondo dell’Audio possa rivedere alcuni suoi eccessi e, con riferimento ai costruttori di cavi d'interconnessione, credo che le similitudini non manchino e siano sotto gli occhi di tutti gli appassionati.
Continuando con l'analogia, il nostro Gold 1x in quanto campione di bevibilità non deve essere considerato il fratello minore di presunti vini seri, tanto da meritarsi un suffisso diminutivo. Il Nostro, al pari di un Morellino di Scansano, è costituito da quello stesso vitigno: il Sangiovese, che ritroviamo anche nel Chianti, nel Vino Nobile e nell’altezzoso Brunello. Diversamente dalla pubblicità di quel fornitore di banda larga che si lagna della vecchiezza del rame impiegato dai suoi concorrenti, a noi il rame sta benissimo così come il teflon e per dirla tutta non serve poi molto di più per costruire un buon cavo di interconnessione. Se poi si preferiscono le bollicine, via libera al rame argentato o all’argento in purezza. Personalmente non ne sento la necessità e in generale, vista l’odierna tendenza a produrre elettroniche molto più analitiche che musicali, ritengo dovrebbe essere una visione condivisa anche da molti altri appassionati.
Considerazioni finali
La proposta di Sound Fidelity è improntata alla semplicità e alla concretezza. L’aspetto un po’ cheap della realizzazione non deve trarre in inganno, così come il packaging dell'esemplare in prova che non corrisponde a quello più curato dei prodotti destinati alla vendita. I materiali impiegati, rame OFC argentato e teflon, sono collaudati e ampiamente adottati da tutti i maggiori produttori mondiali per le loro realizzazioni di maggior pregio. L’assemblaggio è curato e senza sbavature proprio come ci si aspetta da un prodotto realizzato interamente a mano. Dei connettori abbiamo già detto, di buona qualità ma troppo tenaci e scomodi nell'utilizzo frequente. Personalmente per uso amatoriale preferisco quelli privi di serraggio a vite. In merito al suono, i Gold 1x possono essere annoverati fra i cavi di impostazione neutrale che tendono a scomparire. E lo fanno in tutti i sensi, tanto che una volta collegati non sentiremo più il bisogno di cambiarli con qualcos'altro tanto s’integrano facilmente con quanto posseduto.
Suonano ariosi e sono capaci di restituire un elevato dettaglio senza mai risultare eccessivi. Piacevolmente musicali e mai affaticanti si sono dimostrati perfetti compagni per le più lunghe sedute di ascolto anche a volume sostenuto. Il prezzo è allineato a quello di altre realizzazioni artigianali di simili caratteristiche.
Pertanto, il mio FI per i Sound Fidelity Gold 1x è di tre.
*Il Farewell index, FI, esprime quant’è doloroso per il recensore il distacco dalle apparecchiature in prova al momento della loro restituzione. I valori di questa scala vanno da un minimo di 0 o “nessun rimpianto” a un massimo di 5 “se me lo posso permettere lo compro!”.
Software utilizzato
Liquida e Tidal streaming
AC/DC - The Razors Edge
Ala baster Deplume - Gold
Archie Shepp Quartet - Blue Ballads
Barbara Casini - Luiza
Bebel Gilberto - Agora
Bicep - Isles
Caleb Wheeler- Heatmap
Elaenia - Floating Points
FKJ - Vincent
Floating Points, Pharoah Sanders, The London Symphony Orchestra - Promises
Hadouk Trio - Air Hadouk
Hiroishi Yoshimura - Green
Idris Muhammed - Peace and Rhythm
Jon Hopkins - Singularity
Khruangbin - Moerdechai
Lara Cavalli Monteiro - ÌtaloBaiana
Lucia Kadosch - Speak Low Renditions
Maria Chiara Argirò - Forest City
Mark Hollis - Mark Hollis
René Marie - Vertigo
Roy Ayers - West Coast Vibes
Steely Dan - Gaucho
Terje Rypdal - Conspiracy
The Main Squeeze - To Be Determined
TOOL - Fear Inoculum
Tsuyoshi Yamamoto Trio - Falling In Love With Love
Tsuyoshi Yamamoto Trio - Speak Low
Caratteristiche dichiarate dal produttore
Tipologia: cavo a norma MIL 200°C/600V
Dielettrico utilizzato: Teflon - TPFE
Numero e tipologia dei conduttori: uno per polo da 1,29mm di diametro, 10 trefoli, 16AWG
Materiale utilizzato: rame OFC argentato
Resistenza in corrente continua: 4,4ohm per 1000ft
Induttanza: 0,004µh/ft
Lunghezza dell’esemplare in prova: 1m
Distribuzione alla data della recensione: vendita diretta, al sito Sound Fidelity
Prezzo alla data della recensione: 660,00 euro
Sistema utilizzato: all’impianto di Paolo Mariani