Convertitore Digital & Analog Calyx DAC 24/192

27.04.2012

La crescente tendenza a immagazzinare musica sul personal computer, unita alla sempre più raffinata tecnologia, che permette l’uso dello stesso PC quale sorgente della catena d’ascolto, sta dando vita a una fiorente produzione di convertitori. Queste elettroniche, avendo scarse possibilità di poter competere con un segnale analogico, offrono un concreto contributo al progresso della lettura e della riproduzione digitale, che ha nella musica liquida l’apice della rivoluzione. Confesso di non esserne un fan, anzi posso tranquillamente considerarmi un partigiano della resistenza, soprattutto nei confronti di molti amici che tentano invano di coinvolgermi nel fenomeno. Io replico loro che adotterò questa tecnologia quando sarò ottantenne, e un’artrosi diffusa mi costringerà all’immobilità. Ma fin quando avrò l’arte di poter montare una testina, il discorso è pressoché chiuso. Il mio approccio al convertitore è più orientato a comprenderne le potenzialità in accoppiamento a un CD player o a una meccanica, in un contesto audiofilo piuttosto che informatico, ovvero ritagliato sull’ascolto di una sequenza di concept album, giammai di una sterile catena di brani musicali avulsi uno dall’altro, e che sanno tanto di compilation da ombrellone.

 

Con queste premesse mi occuperò dell’oggetto di questa recensione, ovvero il Calyx DAC 24/192. Il marchio si è affacciato in tempi recenti alla ribalta del mondo hi-end, essendo una divisione della Digital & Analog Company LTD, di stanza nella Corea del Sud, che è fornitrice specializzata in circuiti di amplificazione integrata in classe D. La vocazione al digitale stride non poco con l’etimologia del termine Calyx, che si dice essere stato estratto da un poema cinese, con il significato letterario di “corolla della musica”. Che il DAC in questione sia stato concepito con l’idea di un accoppiamento primario con un PC si evince dalla linea, che richiama quella di un attuale Apple Mac mini, oltre che dalla possibilità di essere alimentato direttamente attraverso la porta USB asincrona, la quale è capace di accogliere segnali nativi in ingresso fino alla frequenza di 24bit/192Khz, in ambiente Windows con driver di supporto e in ambiente Mac OS X senza necessità di driver. Tra le tre modalità di lavoro dell’interfaccia USB in collegamento tra computer e DAC esterno, ovvero l’asincrona adattiva, l’isocrona asincrona, e l’asincrona pura, è da privilegiare quest’ultima, stante la capacità di eliminare e prevenire i problemi causati dal jitter, ovvero gli errori temporali di sincronizzazione della procedura di conversione digitale/analogica. Non è da meno l’ingresso coassiale digitale, che è a sua volta in grado di ricevere segnali con risoluzione di 32bit/192Khz, provenienti da un lettore CD. Purtroppo non ho conoscenza di meccaniche in grado di sviluppare un segnale a questo livello di risoluzione, tranne, se la memoria non mi inganna, quelle di marca North Star.

 

L’aspetto del DAC, nel nostro caso in versione black, è estremamente minimale, ma, nel momento in cui si solleva tra le mani, c’è bisogno di serrare la presa: a dispetto delle ridotte dimensioni è molto pesante, perché il case è ottenuto da un blocco di alluminio massiccio. Questa soluzione offre una garanzia affidabile in ordine allo smorzamento delle risonanze e raramente questa estrema attenzione è riscontrabile in elettroniche di fascia analoga. Non ci sono controlli sul pannello frontale, ma un isolato minuscolo LED rosso, che si fa cerchiato di violetto nel momento in cui viene agganciato il segnale della sorgente. Sul top è inciso il logo della D&A Company.

Sul pannello posteriore, oltre agli ingressi descritti, troviamo due coppie di terminali d’uscita, RCA e XLR. Completano la dotazione due piccoli switch a levetta: uno seleziona gli ingressi, l’altro la modalità di alimentazione, via USB da un lato, esterna da 5V/2A di tipo caricatore mobile dall’altro. Quest’ultimo è necessario soltanto nel momento in cui è in uso l’ingresso S/PDIF e ha una struttura molto esile, soprattutto agli occhi di chi, scrivente in testa, ritiene che un’alimentazione ben dimensionata e con un filtraggio di qualità porti molti vantaggi in termini di scena acustica, trasparenza e messa a fuoco. Anche i progettisti Calyx avranno riflettuto parecchio sulla questione, se è vero che recentemente hanno realizzato un alimentatore opzionale esterno, denominato Calyx Linear Power Supply, dedicato all’upgrade del DAC 24/192, acquistabile separatamente a un prezzo di 419 dollari o, ribassato, in coppia con il convertitore.

 

Calix DAC DAC 24/192 mother boardRimosso il fondo dello chassis, compare lo scavo nel metallo pieno, dove è alloggiata una singola micro board, sulla quale sono montati tutti i componenti. Se l’alimentazione è stata considerata trascurabile, enorme attenzione è stata riposta in un punto cruciale dello schema, forse più determinante del chip di conversione. Sto parlando dello stadio di uscita analogica, dove alloggiano allineati ben cinque operazionali di amplificazione di tipo NE5332, che, pur non essendo di categoria top, offrono di certo un contributo determinante per la creazione del buon suono di questa macchina. Il Calyx utilizza altresì due clock, i quali, in sinergia con il processore XS1-L1 della britannica XMOS, gestiscono in maniera impeccabile tutti i flussi di dati compresi tra i 16bit/44.1Khz e i 24bit/192Khz di frequenza, metodo assai raro da riscontrare in altri DAC, anche di maggiore pregio. Ugualmente stupefacente è l’utilizzo del chip convertitore ESS Sabre 9018 a 8 canali in conformazione bilanciata, che dispensa maggiore linearità, miglior rapporto segnale/rumore e accresciuta estensione dinamica, a un livello di uscita in XLR pari a 6,8V.

 

Ho inserito il Calyx nell’impianto principale collegandolo al CD player Musical Fidelity E60 modificato, a mezzo di un ottimo cavo digitale White Gold Reference. Ho fatto girare, allora, un CD in repeat per una settimana, consentendo in questo modo al DAC di sottoporsi a un necessario e corretto burn-in. Quando ho ritenuto che il nostro sformato di chip fosse cotto a puntino ho iniziato la prova. Come di consuetudine, ho voluto propedeuticamente rendermi conto della rumorosità. I risultati sono stati molto incoraggianti: silenzio totale sul proscenio e buone aspettative per i timpani. Nel frattempo, nella penombra della stanza, il piccolo LED luminescente si faceva ammiccante e, con il suo contorno violetto, sembrava un sole che scompare all’orizzonte in un tramonto estivo. Con il cuore scaldato dall’atmosfera, mi sono letteralmente catapultato nell’ascolto, giorno dopo giorno, disco dopo disco, così in profondità, in uno stato di coinvolgimento emotivo, come mi capita quando mi ritrovo al cospetto di elettroniche capaci di inviare stimoli sonici importanti. Non riuscivo a fermarmi più: ad ogni sessione mi giungevano segnali novelli, vibrazioni, sensazioni, trascinandomi quasi alla deriva. Una sorta di casting away tra le onde sonore, senza rendermi conto che, perseverando in quel modo, non sarei riuscito a scrivere una riga. Due avvenimenti mi hanno fortunatamente riportato sui binari della professionalità. In primis la visita degli ottimi Direttori di Redazione, i quali, dopo aver onorato da par loro un convivio gastronomico ed etilico pantagruelico, hanno avuto una copula musicale (N.d.R. non fra di loro) davanti alla sublimità dei suoni che uscivano dai diffusori: saranno stati i gamberi? A seguire, un mezzo faccia a faccia con un neo vicino di casa, che non distingue un pianoforte da un copertone, ha ricondotto l’ascolto a livelli sonori meno realistici.

 

Non potendo, causa sovrabbondanza, citare tutti i dischi ascoltati, traccerò i caratteri acustici del DAC 24/192 attraverso due opere che utilizzo spesso nell’arco dei test. Il primo è Hotels and Dreamers, di Allan Taylor, Stockfish Records, 2003. Questa cult-label tedesca è notissima per le tecniche di incisione. Posso citare la Direct-Metal-Mastering per il vinile, oppure il Pre-Mastering e il Direct-Stream-Digital per il CD, per finire al Direct-Cut SACD. Ogni registrazione, prima di essere fissata sul supporto, viene sottoposta a una serie di processi di decliking, decrackling, denoising e nova-rendering, al fine di ottenere una purificazione totale del messaggio musicale. L’album in questione, il terzo nato dalla collaborazione con Gunter Pauler e Chris Jones, è un’apoteosi di bellezza. Insieme alla voce calda di Allan e le sue tre chitarre, una Ralph Brown 185 Custom, una Martin 28H e una Martin D18, tutta la famiglia degli strumenti presenti, pianoforte, sax, autoharp, accordion, pedal steel, Hammond, violino, viola, violoncello e hollowneck resophonic, ti avvinghia in un abbraccio micidiale. La scena è stabile, solida, scolpita più del ciuffo di Little Tony, impressa nella pietra come le tavole di Mosè. La musica emerge dallo sfondo in tutte le sue sfumature più recondite. Il Calyx esprime un livello di risoluzione superlativo, senza essere aspro e artificiale. Si viene letteralmente dotati delle chiavi di percezione dei più sottili dettagli, che finalmente rendono appariscente i connotati artistici che si celano dietro un lavoro di tale livello. La canta l’autore medesimo, con i suoi toni suadenti, l’epifania di questo masterpiece: “We paid our dues, we took the road and played the game, or win or lose, we chose the Muse”. L’arte, sopra ogni cosa, il senso della vita. Ancora la voce protagonista, ma anche i cori, sono così focalizzati che i testi si rivelano quasi completamente intelligibili, lasciando il cervello libero di godere della performance. Le parti di piano e quelle con gli archi sono similmente convincenti e danno la sensazione di trovarsi, più che a un evento dal vivo, al momento live della registrazione in studio. Il DAC sfoggia un ottimo bilanciamento, con una lodevole tridimensionalità. Ha una certa dose di dolcezza unita a una buona dinamica, pur non eccellendo in tema di energia di impatto che è lecito desiderare tra il decadere di una nota e la formazione della successiva. Mai l’ascolto di questa perla di moderno folk d’autore era stato così pieno e appagante.

Il secondo CD che ho selezionato come riferimento test è L’amore è fortissimo e il corpo no, di Nada, Storie di Note Production, 2001. Adoro Nada! Ricordo sempre con emozione quando, nel backstage di un concerto, mi concesse una dedica con bacio sulla mia copia del 45 giri Ma che freddo fa. Scordatevi la precoce cantante sanremese di qualche decina di anni fa: questa è una Nada donna, matura, vissuta, libera, impegnata, molto rock. Supportata dalle geniali trame chitarristiche di Fausto Mesolella, dall’agile contrabbasso di Ferruccio Spinetti, dal piano e dalle tastiere jazzy di Rita Marcotulli e dalla batteria potente di Michele Rabbia, l’artista livornese ci dona un capolavoro di grande intensità, forte, lirico e violento, sia negli arrangiamenti che nei testi, abrasivi fino a strapparti la pelle: ascoltatevi Giulia o Meraviglioso, e capirete cosa intendo. La registrazione effettuata al Gaia Worlds Studio di Caserta da Mesolella è semplicemente spettacolare. L’autorità e il vigore del cantato raggiungono bande di frequenza fuori dall’ordinario e, a ogni traccia, si ha l’impressione che la singer nostrana voglia venirti sempre più vicino. Gli slam bassistici si scagliano nell’aria facendo vibrare i vetri, mentre i toni medi sono puri e delicati, oltre che ben integrati con gli ariosi e aperti alti.

 

Tutte le qualità riscontrate nel Calyx subiscono un improving se si utilizzano le uscite bilanciate, dove, come ho già accennato, sono misurati ben 6,8Vrms. Ne deriva un miglioramento su tutti i parametri e lo consiglio fortemente.

 

Un appunto che mi sento di fare al nostro DAC, che purtroppo risulta condiviso dalla maggior parte di questo tipo di elettroniche, è un eccesso di “digitalità”, che in un ascolto prolungato potrebbe rivelarsi fastidioso per l’udito e la percezione acustica dell’ascoltatore. Per attenuare il problema, la soluzione più efficace è l’utilizzo di un trasformatore di interfaccia di buona qualità. Ho potuto verificare questo fenomeno sul campo, laddove il tipico suono tagliente, metallico e freddo del supporto CD era dominante accoppiando il convertitore con i diversi integrati che mi girano in casa, ovvero l’Hirtel C45S, il Fase Performance 1.0 e il Luxman L220. Nel momento in cui ho collegato il DAC al pre a trasformatori Audio Tekne TP8301 MK III il fenomeno è pressoché sparito e la musica è diventata più “armonica”, certamente non a livello di sorgente analogica, ma decisamente più naturale, realistica e fruibile.

 

L’ascolto del Calyx 24/192 è stata un’esperienza molto positiva. Non si può dire che sia una macchina economica, specialmente se si indugia a osservarne le dimensioni e l’essenzialità del circuito. Si può legittimamente supporre che il costo sia maggiormente legato all’alloggiamento massivo, piuttosto che alla rimanente struttura. Resta altresì il rammarico di non averlo potuto provare con il nuovo alimentatore esterno, presupponendo che ne sarebbe uscito molto più performante. Vi assicuro, comunque, che avere a disposizione il DAC e una pila di buoni CD sarà come trovarsi davanti a un cesto di ciliegie: l’uno tirerà l’altro. Più ascolterete, più avrete piacere. E la musica avrà vinto ancora una volta.

 

SCHEMA RIEPILOGATIVO

Voto massimo ✳✳✳✳✳ spark, le scintille ReMusic

Timbrica ✳✳✳ 1/2 | Tipicamente digitale e freddina in condizioni standard, si armonizza con un trasformatore di interfaccia.

Dinamica ✳✳✳ 1/2 | Non esaltante con l’uscita RCA; eccellente con l’uscita XLR.

Dettaglio ✳✳✳✳ 1/2 | Un punto di forza. La dote migliore.

Trasparenza ✳✳✳✳ | Ce n’è da vendere.

Immagine ✳✳✳ 1/2 | Qualche misura in più ne avrebbe fatto una macchina di rango.

Velocità ✳✳✳ 1/2 | Abbastanza veloce e reattivo.

Costruzione ✳✳✳✳ | La soluzione dal pieno di alluminio è encomiabile.

Rapporto prestazioni/prezzo ✳✳✳ 1/2 | Non è certo budget, ma c’è una buona offerta prestazionale.

 

 

Caratteristiche dichiarate dal produttore

Tipologia convertitore: ESS Technology ES9018 Sabre Reference 32bit

Sampling rate: 44.1K-192KHz

Distorsione armonica totale: 0.0005% a 1KHz, 0dBFS

Rapporto segnale/rumore: 125 dB, pesato A, 2.2 Vrms

Separazione canali: 140dB a 1KHz, 130dB a 20KHz

Ingressi digitali: USB, COAX

Risoluzione ingressi e sampling rate:

USB - 24 bit s / 44.1K, 48K, 88.2K, 96K, 176.4K, 192KHz

COAX - 24 bit s / 44.1K, 48K, 88.2K, 96K, 176.4K, 192KHz

Sistemi operativi: Windows XP, Windows Vista, Windows 7, Mac OS X (non occorre installare driver con Mac OS X)

Uscite linea: RCA e XLR, dorate

Livello d’uscita: 2.2 Vrms RCA, 6.8 Vrms XLR

Output offset: 2mV max

Dimensioni: 220x45x220 mm LxAxP

Peso: 4,4 kg

 

Distributore ufficiale Italia: al sito Palmtop Italia

Prezzo Italia alla data della recensione: 1.300,00 euro, Calyx Linear Power Supply escluso

Sistema utilizzato: all'impianto di Giuseppe "MinGius" Trotto

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