Convertitore iFi Audio xDSD

16.05.2019

Avevo perso la speranza di ricevere il pacco proveniente dall’Inghilterra minacciatomi dal Direttore. Sparito! Dodici giorni di ricerche infruttuose alle nostre Patrie Poste e poi un bel giorno si materializza: piccolo, apparentemente innocuo. Aperto il pacco postale, estratta la scatola dell’iFi Audio xDSD, la domanda che mi è sorta spontanea è stata: che ci dovrei fare con un sottile pacchetto di sigarette in alluminio che sembra uscito dalle mani di Jeff Rowland, tutto cromato e ondulato? La risposta, anzi le risposte, sono, nell’ordine:

  • non è un pacchetto di sigarette
  • non l’ha costruito Jeff Rowland, anche se sembra così
  • è un infernale aggeggio e lo costruiscono quei maghi in terra d’Albione

Alla fine ci sono arrivato: è un convertitore D/A portatile, a batteria, che fa ogni cosa voi vogliate far fare a un convertitore. Volete ascoltare musica caricata sul vostro smartphone mentre andate al lavoro o vi fate la passeggiata serale con le vostre cuffie preferite in testa? E lui lo fa. Volete provare l’ebbrezza di ascoltare file ad alta risoluzione, parlo di PCM a 768 kHz o DSD 512 con il vostro computer, mentre state lavorando? E lui lo fa. Volete vedere che effetto fa inserire questo microbo cromato in un sistema di lettura dei file musicali da fuori di testa*, giusto per vedere di nascosto l’effetto che fa? E lui non fa altro che suonare. E pure bene.

 

L’apparecchio

In meno di 7 x 10 cm in pianta, non sembra possibile infilare tanta tecnologia ma è proprio così. L’iFI Audio xDSD non è solo una macchina completa e di versatilità estrema ma esibisce prestazioni di tutto rispetto a fronte di una semplicità di comandi che a prima vista sconcerta anche uno scafato come il vostro scriba, ancor più sconcertato perché In una stringata confezione di cartone da telefonino Apple, troverete il suddetto apparecchio e una ricca dotazione di cavi e adattatori, una prolunga USB3, sacchetta in velluto e strip in velcro per poterlo attaccare un po’ ovunque.

Non essendo disponibili istruzioni in altre lingue, almeno nell’esemplare in prova, è consigliabile conoscere l’inglese per poter decifrare le indicazioni del minuscolo cartoncino contenuto nella confezione che, a prima vista, sembrano piuttosto essenziali ma che si rivelano alla fine del tutto esaustive.

All’interno dello scatolotto dei cavi si troverà anche un cavo USB A /USB C perché, seppure in veste lillipuziana, il giocattolo esibisce sul retro ben due porte USB: una USB A femmina e una normale USB C. Sveliamo subito l’arcano: la USB C si utilizza solo per caricare la batteria interna da 3,8 mV / 2200 mAh, sufficiente a far funzionare il nostro DAC per circa otto ore, il che vuol dire che nessuna delle porte USB utilizza l’alimentazione degli apparecchi connessi direttamente, ma l’alimentazione sarà sempre e solo garantita dalla sua batteria interna. Un minuscolo e quasi invisibile LED posto sotto questa porta USB vi informerà dello stato di carica della suddetta batteria.

Continuando a esaminare il retro, la porta USB A femmina viene utilizzata per collegare l’apparecchio a un PC via cavo e per questo sono presenti nella confezione un adattatore USB A maschio / USB B femmina monolitico – quello a sezione quadrata, per intenderci – e un altro identico, ma con uno spezzone di cavo tra i due connettori. Alla sinistra di questa porta centrale si trova l’ingresso S/PDIF, che il costruttore raccomanda di usare solo a porta USB disconnessa, ma nella dotazione della macchina si trova anche l’adattatore per il cavo ottico. Tra le due porte USB si trova posizionato uno switch che seleziona i comandi Measure oppure Listen. Questo è il selettore dei filtri digitali interni, essendo Listen un filtro a fase minima, che iFi consiglia, mentre Measure ottimizza la risposta in frequenza. Confesso che Measure per me è più naturale sia nell’ascolto in cuffia che in quello effettuato tramite l’impianto.

Il frontale, invece, vede un evidente comando centrale con un grande pulsante trasparente dove campeggia il logo iFI, che si illumina di colori differenti durante l’uso con uscita variabile/cuffia a seconda del volume d’uscita, fino al colore rosso che indica il livello massimo. Questo stesso tasto centrale serve anche per accendere l’apparecchio oltre che per selezionare la modalità di ingresso, se wireless con Bluetooth oppure wired con cavo. Esso è circondato da una rotella zigrinata che comanda il volume in maniera assai precisa, a step di 1 dB. Alla sinistra di questo “grande centro” si trova l’uscita mini jack 2,5 mm che – udite, udite – è bilanciata! Ovvero può utilizzare una connessione bilanciata TRRS/TTS per cuffia, sempre via mini jack 2,5 mm, cosa che a questo livello di prezzo è una vera rarità. Resta inteso che qualsiasi cuffia o apparecchio sbilanciato potrà essere collegato allo stesso ingresso attraverso un comune mini jack stereo. Tra questa uscita e il comando centrale sono posti due LED che mostrano il tipo di ingresso e la frequenza di campionamento a cui sta lavorando il DAC, variando i loro colori in base alla scala riportata sul cartoncino delle istruzioni.

Alla destra del comando del volume è invece presente un microswitch che permette non solo di selezionare i due filtri analogici 3D e XBass, singolarmente o insieme, ma anche di selezionare l’uscita fissa e gestire la connessione Bluetooth. Due spie a LED accanto a questo comando vicino all’uscita analogica completano la descrizione dell’apparecchio. Tutto qui, insomma, ma basta e avanza, credetemi.

 

L’utilizzo con lo smartphone

Collegarlo in Bluetooth con il vostro smartphone è uno scherzo da ragazzi ma vi garantisce un ascolto con risoluzione 16/44,1 in PCM dei vostri file FLAC, caricati preventivamente e sempre via Bluetooth o più agevolmente via USB, sulla memoria del telefono. Come Player io ho utilizzato Poweramp, che si acquista per quattro euro su Playstore, per sistema operativo Android, e funziona egregiamente. Collegando il mio smart, un Samsung J7, quindi non un fulmine di guerra, riesco a vedere un’uscita a 16/48 come massimo upsampling, con un discreto miglioramento ulteriore dell’audio. Confesso che mai avrei pensato di ascoltare musica con questa qualità utilizzando uno smartphone come sorgente, ma di certo in questo modo ho risolto il problema della musica “in movimento” di buona qualità. Con uno spazio occupato risibile, ancor più utilizzando un paio di buone cuffie in-ear, sarà ora possibile ascoltare quartetti d’archi senza farsi venire i brividi a ogni acuto del violino oppure senza troppi rimpianti nella riproduzione di voci maschili e femminili o di pianoforte, con Il vostro telefono diventato a tutti gli effetti parte di un sodisfacente impianto di riproduzione musicale. Aggiungo che all’interno della confezione sono presenti anche delle strisce di velcro adesive che permettono di rendere solidale questo piccolo DAC al telefono con solo un minimo aumento dell’ingombro. Per chi ascolta musica facendo sport questa potrebbe essere una buona soluzione.

 

Utilizzo con il PC

Ovviamente selezionando l’uscita fissa e collegando l’uscita del DAC a due casse amplificate di buona qualità, avendo avuto l’accortezza di utilizzare un buon player capace di leggere anche DSD, file HR o anche di fare upsampling ad alta risoluzione dei vostri file FLAC, sarete in grado di mettere su un impianto “da tavolo” di tutto rispetto e con prestazioni soniche davvero sorprendenti. Il costo non è proprio economico e due casse amplificate di buona qualità non ve le regalano certo, ma la possibilità di ascoltare musica in Hi-Res da file o in streaming diventa, per chi passa la vita a lavorare davanti a uno schermo, un vantaggio non indifferente. Peraltro, seppure io non sia un tifoso di questa novità, il DAC è anche MQA compatibile, per cui si può sfruttare questa caratteristica aggiuntiva nello streaming di file che godono di questa codifica. La possibilità di collegare in Bluetooth anche questa macchina al DAC è un benefit aggiuntivo laddove non aveste spazio sul vostro tavolo di lavoro per due diffusori. Basterà sistemarli da qualche altra parte nelle vicinanze e il Bluetooth farà il suo lavoro, seppure in questa modalità vi giocate frequenze di campionamento superiori a 16/44, ma si può fare di necessità virtù in certi casi.

 

L’utilizzo con l’impianto principale

Adesso ti faccio fare il DAC sul serio… Eh, sì, perché alla fine il “suona bene” è un bel concetto ma se uno si chiede “quanto bene” serve un confronto con qualcosa di assodato. Per cui si prende lo scatolotto, lo si setta per l’uscita fissa, si escludono i filtri analogici, si inserisce il filtro digitale a fase minima e mi sarebbe piaciuto escludere anche questo, si innesta l’adattatore monolitico cui si collega il cavo USB, un WireWorld Platinum 7, si rispolvera un vecchio adattatore, anch’esso monolitico, doppio RCA femmina /mini jack maschio 2,5 mm con cui collegare i miei adorati cavi di segnale Duelund e il gioco è fatto. Però, per condurre una prova adeguata, è necessario prendere anche la precauzione di non installare due file ASIO diversi nello stesso PC, perché più di una volta sono nati conflitti che hanno poi portato a malfunzionamento del DAC. Perciò ho confezionato un SSD apposito sul secondo PC del mio sistema, il Network Audio Adapter - NAA, perfettamente identico a quello normalmente residente, con la sola differenza dei driver per il DAC. In questo modo è stato possibile effettuare un confronto tra le due macchine in brevissimo tempo, cambiando solo la SSD.

Ora siamo pronti a dar fuoco alle polveri! Cosa mi aspetto? Che il mio mostruoso e sempre in evoluzione DAC personale N.O.S. non oversampling, basato sui BB 1704 circondati da tutto il ben di Dio della migliore componentistica in circolazione, faccia un sol boccone di questo microbo cromato e imbellettato, così Hi-Tech da risultare quasi fastidioso. E invece… Lo ha mangiato ma con un po’ di difficoltà… Di certo non come me lo sarei immaginato. Intendiamoci, la differenza c’è altrimenti il mio suicidio sarebbe stata già cosa fatta, ma davvero questo piccolo oggetto fa pensare a quale evoluzione tecnologica stiamo assistendo. Personalmente ho sempre sostenuto la superiorità della componentistica a discreti rispetto ai circuiti integrati in campo audio, non certo per le caratteristiche elettriche, ma principalmente per una questione meccanica di resilienza alle vibrazioni legata alla massa dei componenti, avendo da tempo verificato che i condensatori, per fare un esempio, suonano sempre meglio via via che il loro peso aumenta. Questo è dovuto anche ad altri motivi che non possiamo esaminare in questa sede, ma questo xDSD è venuto a disturbare la mia teoria. Per arrivare al nocciolo della questione e cercare di descrivere il suo suono, devo riconoscere che la sua prestazione in DSD è molto, molto buona, mentre quella in PCM solo buona. Tenendo conto che il sistema a monte è estremamente raffinato e ottimizzato, con accorgimenti e cablaggi di valore assoluto, l’xDSD ha sfoderato una prestazione sonica di tutto rispetto, senza palesare nessun punto debole evidente al di fuori di una certa qual venatura di suono “riprodotto” in PCM, mentre in DSD ha mostrato un suono rotondo, privo di asprezze, che mantiene sempre un equilibrio timbrico esemplare.

Cosa gli manca, allora? Beh, gli manca la magia della capacità di riprodurre le sfumature più fini, le micro informazioni timbriche e ambientali che trasformano un buon ascolto corretto in magia, in emozione, in quel “non voglio spegnere e fare altro” che è il sogno di ogni audiofilo che si rispetti e che, ohimè, è quello step che potremmo definire come “un piccolo passo per l’Hi-Fi, un grande passo per il portafogli”…

 

La precisazione importante

L’xDSD giunge nelle vostre mani con un firmware, il programma che regola le funzioni del chip XMOS che è al suo interno, settato per la decodifica di file MQA, che di per sé non sarebbe un problema se non comportasse una limitazione della decodifica PCM a 384 kHz e di quella DSD a 256. Per ovviare a questo e portare il DAC alle sue prestazioni massime è necessario modificare il firmware installando la versione 5.20, che si scarica dal sito iFI Audio e che facilmente si installa sul DAC con istruzioni chiare sul sito del produttore. In questo caso è consigliabile collegarlo via USB al PC, perché un’interruzione o un malfunzionamento in questa fase può congelare il DAC, rendendo necessario un intervento diretto della casa madre in Inghilterra. Dopo questa modifica esso non è più in grado di decodificare file MQA ma migliora le sue prestazioni soniche, anche se in modo un po’ curioso. C’è da precisare che nel firmware 5.30 di serie sono stati modificati anche i filtri digitali, per cui sono convinto che le differenti prestazioni soniche siano dovute anche a questa modifica. Ciò detto, però, la cosa che colpisce è che con il 5.20 il DSD suona un po’ peggio del PCM, anche con upsampling a 512, che il mio server si digerisce in modo egregio ma con un impegno della CPU che viaggia in media tra l’85 e il 90%!

A sua volta, inviando il segnale 16/44,1 portato a 24/768 kHz dal PC, il DAC risponde male, come se accettasse a fatica questa frequenza di campionamento, mentre impostata a 705,6, che è multiplo di 44,1, tutto funziona non solo alla perfezione ma sfoderando una prestazione sonora davvero impressionante, assai più convincente che con il firmware di serie. Ancora non abbiamo quella definizione e rifinitura magica dei timbri, né una scena così ben definita come con il mio adorato DAC1704 based ma davvero questo piccolo mostriciattolo ci si avvicina in modo inaspettato. Preciso, dinamico, corretto, non solo davvero soddisfacente ma soprattutto sorprendente.

 

Le conclusioni

Ho acquistato l’esemplare in prova e questo potrebbe già essere sufficiente a condensare il mio giudizio. In realtà ciò che voglio sottolineare, invece, è che a meno di 450 euro si acquista una delle macchine più versatili che mi siano capitate tra le mani, che può tranquillamente andare a fare il DAC principale di un impianto medio casalingo senza sfigurare assolutamente in nessun contesto, soprattutto se inserito in un sistema equilibrato, ma con l’enorme vantaggio di poterlo facilmente portare con sé in qualsiasi situazione. Non mi stancherò mai di ripetere, ma in questo caso diventa davvero fondamentale, che la qualità del PC che si usa come sorgente nel caso lo si voglia utilizzare come DAC principale del proprio impianto deve essere la migliore possibile. Questo vuol dire ottimizzare al massimo la macchina, l’alimentazione, il sistema operativo, i cablaggi e via discorrendo. Nel mio sistema, dove niente è stato lasciato al caso, questo microbo cromato ha non solo mostrato di non sfigurare con macchine di ben altra caratura ma anche di essere sensibilissimo alla sorgente da cui proviene il segnale. Telefonino, laptop, singolo desktop, doppio desktop ottimizzato sono state le tappe di un viaggio al termine del quale si può solo costatare che al miglioramento della sorgente si è assistito a un progressivo aumento di prestazioni da parte dell’xDSD. Chi vi dice il contrario, tipo che il PC non è importante, il Sistema Operativo non suona e altre amenità di questo tipo, semplicemente non sa di cosa parla. L’unico svantaggio è quello di una batteria da ricaricare – impiega circa un’ora e mezzo due ore ad apparecchio spento – per cui bisogna ricordarsi di farlo. Ma c’è anche da dire che si può caricare e ascoltare in contemporanea e che un powerpack non è un oggetto particolarmente costoso o pesante da portare. Consigliatissimo a tutti, in particolare ai nomadi, agli sportivi, agli irrequieti, ai globetrotter, ma anche a quelli che sognano di appartenere a queste categorie mentre ronfano beati, distesi sul divano di casa. Consigliatissimo e basta.

 

D. S.

 

 

Modalità nostalgico/lamentosa

Quanto era facile la nostra vita di appassionati di musica quando in pochi secondi accendevi ampli e giradischi e godevi della musica. Addirittura c'è da rimpiangere l'odiato CD player, brutto, come la confezione dei plasticosi dischetti argentei e spesso mal suonante, ma anche lui pronto a servirti in pochi secondi! Adesso, con questi aggeggini infernali, c'è da perdere la testa e anche un po' la vista! Comandi lillipuziani, micro LED che cambiano colore manco fossero una policroma girandola, un’infinità di cavetti e adattatori che portano sempre alla solita conclusione: “manca proprio quello che serviva!” Per non parlare di PC riottosi con software che metterebbero a dura prova Giobbe e la sua proverbiale pazienza prima che si riesca a fargli emettere un suono qualsiasi. Li chiamano DAC, manco fossero dei paperi starnazzanti o forse in realtà lo sono! Poi… i sistemi di modulazione... PCM o DSD? Per non parlare di formati di compressione senza perdita – lossless, FLAC, APE, ecc. – o quelli che perdono come gli odiati MP3, si perdono bit manco fossero dei colini sgangherati o forse… sono io che ho perso la pazienza?

 

Modalità entusiastico/positivista

Come si fa a non volere bene a un piccolo e fantastico concentrato di tecnologia come questo iFi Audio xDSD? Il livello di empatia che subito si attiva dopo la prima connessione e ascolto è altissimo! Basta con queste ingombranti e rumorose meccaniche, adesso è possibile collegare il vostro smartphone al piccolo gioiello con superficie a specchio ondulata, attivare il lettore o programma di streaming da voi scelto e godere, tramite le vostre cuffie o il vostro impianto, della musica che preferite. Dategli qualsiasi formato conosciuto, compreso il nuovissimo e fantasmagorico MQA, lui non vi deluderà. Comodissimo poi il fatto che questo DAC si alimenti attraverso una batteria interna della durata di quasi 10 ore! Pensate sia possibile desiderare di più?

 

Modalità recensore/fredda cronaca o quasi

Per prima cosa faccio i complimenti agli ingegneri della iFi Audio per essere riusciti a concentrare tali e tante prestazioni/funzioni nello spazio di un piccolo portasigarette. Capito il come e il quando – un manuale di utente un pochino più generoso non mi sarebbe dispiaciuto – tutto fila liscio senza esitazioni. L'xDSD viene riconosciuto senza problemi sia in ambito Windows - Win10 che Android - 8.1 e tranquillamente può essere gestito, senza ausilio di elaboratori a monte, attraverso l'ingresso mini S/PDIF + TOSLINK. Le prime prove le ho fatte proprio in ottico e successivamente in elettrico S/PDIF, dove leggo che il massimo gestibile per il PCM - no DSD si abbassa a 24/192. Questa prima sessione di ascolti mi ha lasciato un po' perplesso, la dinamica non mi è sembrata ai massimi livelli, il settore delle medio alte e alte frequenze risultava un po’ confuso, poco piacevole e non del tutto intellegibile. Inoltre nei messaggi più complessi, da un punto di vista ritmico, il timing non è apparso eccezionale. Fortunatamente le cose cambiano in meglio quando si utilizza l’USB come ingresso. Qui, indipendentemente dal formato riprodotto, le lamentele fatte in precedenza non dico si annullino ma diventano in alcuni casi questione di sfumature. La gestibilità da OS Android è veramente ottima, utilizzando un Samsung A8 con Android 8.1 non ho avuto nessun problema sia con i vari lettori software che con app di streaming quali Spotify e TIM Music. Attraverso un’app freeware HiByMusic gli ho dato in pasto anche dei DSD in modalità nativa 64 e 128, sempre considerando l'ambito e il costo complessivo del sistema, con esiti lusinghieri. Finite le prove con l'uscita linea fixed ho riattivato la modalità variable per provare qualche cuffia. I 500 mW promessi sembrano esserci tutti e, se non pretendiamo di pilotare cuffie ad alta impedenza da 600 ohm o particolarmente esigenti, c'è sufficiente birra per i messaggi musicali più complessi e ricchi di dinamica. In questa modalità, ascolto in cuffia, soprattutto se spingete un po' sul volume, la batteria durerà un po’ meno delle 10 ore limite.

Per quanto riguarda le funzioni 3D+ e XBass+ le lascio agli appassionati di queste elaborazioni sonore, per me assolutamente inutili.

I 399 dollari del prezzo americano non sono i 449 euro dell'importatore italiano. Il prezzo in dollari ritengo sia più adeguato, quello insomma che può far la differenza nel considerare l’iFi Audio xDSD un buon e ben funzionante oggettino di lusso o un DAC best buy e multifunzionale. Ma, che ci volete fare, con l'euro forte così vanno le cose.

 

M. C.

 

 

Caratteristiche dichiarate dal produttore

Ingresso USB: fino a PCM 768kHz e DSD512 24.6/22.6MHz

Ingressi S/PDIF, coassiale e ottico: fino a 192kHz/24bit

Rapporto segnale/rumore: >113dB

Controllo volume: -101dB-0dB in passi da 1dB

Potenza d’uscita:

>2,82V/500mW a 16ohm

>3,7V/270mW a 50ohm

>3,8V/48mW a 300ohm

>3,8V/24mW a 600ohm

Tensione d’uscita: >2,1V a 0dB FS e 0dB volume

THD + N: <0,005% a 1V/16R

Impedenza d’uscita: <1ohm

Batteria: 3,8V/2200mA

Dimensioni: 66,5x19x95mm LxAxP

Peso: 127g

 

Distributore ufficiale Italia: al sito ProAudio

Prezzo Italia alla data della recensione: 449,00 euro

Sistema utilizzato: all'impianto di Daniele Sabiu

Sistema utilizzato: all'impianto di Mauro Cittadini

Torna su

Pubblicità

Omega Audio Concepts banner

Is this article available only in such a language?

Subscribe to our newsletter to receive more articles in your language!

 

Questo articolo esiste solo in questa lingua?

Iscriviti alla newsletter per ricevere gli articoli nella tua lingua!

 

Iscriviti ora!

Pubblicità