Diffusori Acoustic Energy AE509

20.11.2020

Conosco il marchio Acoustic Energy dal suo modello di esordio, un minidiffusore piuttosto rivoluzionario per il mondo Hi-Fi, l’Acoustic Energy AE1 del 1987. Questo diffusore era strano, non tanto per le dimensioni, dopo tutto i mini bookshelf li avevano inventati gli inglesi qualche anno prima, quanto piuttosto per la scelta dei materiali e delle priorità di progetto. All’epoca il british sound andava per la maggiore e le scelte dei materiali per gli altoparlanti e le filosofie di progetto privilegiavano la morbidezza del timbro, il famoso BBC dip, la bassa distorsione e la linearità della risposta in ambiente associata al rapido decadimento dei transienti. Quindi: bassa efficienza, coni in materiali intrinsecamente smorzanti e via così.

 

Cos'era il BBC dip? Negli anni '60 e '70 la BBC produceva un enorme sforzo di ricerca e sviluppo nel campo della registrazione e della riproduzione audio. In uno di questi progetti di ricerca trovarono che una leggera flessione della risposta in frequenza, uno o due dB nella regione a cavallo dei duemila hertz, veniva percepita dagli ascoltatori come più realistica e piacevole. Questo divenne una prassi nella progettazione dei diffusori che ancora oggi, anche se non estensivamente, è utilizzata.

 

A suo tempo l'AE1 di questo non aveva invece pressoché nulla, un cono estremamente rigido, in alluminio e ceramica se non ricordo male, grande dinamica e un’efficienza superiore a quello che ci si aspettava da un minimonitor. Seguendo queste idee, il carattere musicale di questi diffusori era diverso dal consueto, più energico che delicato, cercando di colmare il gap di potenza acustica generata dal piccolo woofer con la tenuta in potenza. Insomma, potevano strillare se richiesto.

Presumo di essere un po’ influenzato dai ricordi se penso che questo sia, oppure fosse, un elemento distintivo del marchio. Sbagliato. Almeno per quel che riguarda il modello in prova. Vi anticipo che le Acoustic Energy AE509 sono diverse, ma andiamo con ordine.

 

Dal 1987 a oggi la situazione del mercato è cambiata in modo enorme, allora c’era il boom dell’Hi-Fi e gli ingegneri migliori erano contesi fin dal loro primo passo fuori delle università. Oggi c’è un mercato in cui abbondano apparecchi Hi-End e dai prezzi elevatissimi. Però i progettisti sono gli stessi di prima, finché non invecchiano troppo, oppure dei giovani che scelgono questo settore per passione più che per ambizione, cosa che purtroppo non coincide necessariamente con grande ingegnosità. Talvolta, purtroppo, dietro a delle produzioni di punta ci sono solo grandissimi mercanti in grado di vendere ad altissimo prezzo degli oggetti di indubbio carisma ma dalle qualità tutte da accertare.

 

Negli anni in mezzo a questa transizione c’è stata l’inevitabile crisi per cui – rimanendo in Gran Bretagna – molti dei marchi più famosi sono passati di mano, da quelle del fondatore a quelle di gruppi di investimento asiatici o globali, che li hanno fatti diventare prodotti di nicchia a metà strada tra l’Hi-End più spinto o il semplicemente “molto costoso”, anche se decisamente accattivante. Fortunatamente, per qualche motivo che non sono riuscito ancora a capire, in questi ultimissimi anni le cose stanno cambiando e vecchi marchi stanno tornando a offrire cose “normali” e i nuovi che nascono affrontano il mercato con un approccio più razionale. Insomma, si trovano prodotti che, pur costando ancora tanto, dato il prezzo che equivale a uno o più stipendi medi è pur sempre “molto” secondo me, offrono una qualità e un suono non molto lontane da cose che costano uno zero in più: vedi ad esempio qui la prova del finale Adcom GFA-555se. Insomma, si sta tornando a poter costruire un impianto completamente soddisfacente a prezzi accettabili o quasi.

 

E qui arriviamo al punto: il modello di diffusore in prova soddisfa proprio questo requisito.

 

L’Acoustic Energy ha una storia ultra trentennale e se volete saperne di più leggete qui. La sintesi, però, è che un loro gruppo “storico” di manager si è ripreso la proprietà del marchio e la responsabilità delle decisioni riguardo la progettazione, la produzione e il costo dei diffusori. Se il risultato sarà sempre quello del modello che ho tra le mani, frutto del lavoro di Mat Spandl, allora diremo che le cose sono andate per il meglio.

Acoustic Energy AE509

L’AE509 è il modello di mezzo della linea 500, superato in alto solo recentemente dall’AE520, che è simile ma con tre woofer in più a occupare la parte bassa del cabinet, mentre l’entry level è l’AE500, che è un bookshelf diverso come filosofia di progetto.

Il modello in prova fa parte di quella schiera di diffusori che tentano di raggiungere un buon compromesso tra una “presenza fisica” ancora accettabile nei soggiorni di casa e una riproduzione in gamma bassa molto estesa. Parliamo quindi di un mobile alto centosei centimetri, che non è poco, ma con una sezione frontale ristretta a soli diciannove, che invece lo è. Di fatto non appare ingombranti e, all’ascolto, la risposta alle basse frequenze non è certo uno dei punti da annotare tra i “contro”. Missione compiuta, quindi.

 

Questo brevissimo discorso mi permette di spezzare una lancia a favore di questa tipologia di diffusori e a porre un quesito generale. I piccoli bookshelf nacquero nella BBC per fare da monitor negli studi mobili, quelli che si utilizzavano quando era necessario registrare al di fuori degli auditorium predisposti. Si chiamavano bookshelf e si chiamano ancora così perché andavano in degli shelf ovvero su mensole di scaffali, assieme ad altre apparecchiature. L’audiofilo è riuscito nell’impresa di elevarli a oggetto di culto – anche mea culpa, ho adorato ie Ls3/5a – snaturandoli. Per portarli al massimo delle loro prestazioni si è finito per modificarne le caratteristiche fino a doverli posizionare lontano dalle pareti e su supporti ad hoc. Piedistalli pesantissimi, su punte, alti almeno ottanta centimetri. Però in questa configurazione occupano lo stesso spazio di un diffusore da pavimento, pur avendo a disposizione meno di un terzo del volume di carico, cosa che ne limita inevitabilmente la risposta alle basse frequenze e l’efficienza. Che senso ha?

 

Chiusa la digressione polemica e tornando all’attualità, gli AE509 sono disponibili con tre diverse finiture, quella in noce americano che vedete nelle foto, bianca e nera laccata lucido. Per tutte la griglia è in tessuto nero. Non sono male – my wife accepted e questo la dice lunga – e questo è un punto a loro favore. Un’altra piacevole peculiarità è costituita dal metodo con cui la griglia è tenuta in sede: con dei piccoli ma potenti magneti affogati al di sotto della finitura del frontale. Un ancoraggio Invisibile, quasi impossibile da deteriorare oltre che molto veloce da operare.

 

La costruzione, dichiaratamente Made in PRC da un progetto Made in England, è apprezzabile in relazione al costo e anche in assoluto. Diversi diffusori dai prezzi decisamente più importanti sono fatti peggio o con minor saggezza.

Iniziamo dalle cose più evidenti: il diffusore è un due vie in configurazione D’Appolito. Significa che il tweeter è disposto esattamente al centro di un asse composto da due mid woofer identici. Questa disposizione di altoparlanti prende il nome da Joseph D’appolito, una figura mitica dell’Hi-Fi per aver scritto tra l’altro il Testing Loudspeaker, che è uno dei punti fermi della conoscenza sul comportamento dei diffusori assieme, ovviamente, ai lavori di Small e Thiele. Senza entrare troppo nei dettagli la configurazione D’Appolito o MTM cerca di eliminare le irregolarità di emissione radiale, ovvero in funzione dello spostamento del punto d’ascolto dall’asse del diffusore, soprattutto sul piano verticale. Proprio qui sta il pregio e il limite di questa configurazione: in asse e con le orecchie all’altezza del centro di emissione, il tweeter in questo caso, il sistema è al suo meglio e mantiene questa caratteristica al variare della frequenza riprodotta, mentre i sistemi multivia non simmetrici sono invece più “ballerini” e irregolari. Questa sua buona caratteristica viene però pagata con la “direzionalità”, cioè il sistema suona come è stato progettato solo in una finestra geometrica abbastanza circoscritta. Lo abbiamo detto, l’ascoltatore deve essere in asse e con le orecchie all’altezza del tweeter. Sono scelte e ci si può convivere, sapendolo.

 

Gli altoparlanti sono quindi tre: due midwoofer abbastanza piccoli, cinque pollici o 125 mm, e un tweeter a cupola da 25 mm. Devono essere citati due particolari: le membrane sono in fibra di carbonio e il tweeter è alloggiato in un recesso in modo da creare lo spazio per montare una piccola flangia a tromba che sicuramente lo aiuta a “copiare” l’emissione dei due midwoofer in parallelo. La presenza della flangia testimonia che il progetto è quantomeno frutto di studio e non copiato o semplicemente applicato a memoria.

 

La membrana in carbonio è piuttosto inusuale, specie nel tweeter, ma è anche in linea con la tradizione della casa e con il loro know how. Ricordiamo infatti che l’Acoustic Energy nacque presentando un modello con un cono che era un sandwich di ceramica e alluminio. Il carbonio forse non è altrettanto rigido ma ci si avvicina, è però più leggero e con caratteristiche intrinseche di smorzamento che il materiale precedente non può avere. Vedremo all’ascolto i risultati.

 

Il carico dei midwoofer è bass reflex, con una porta rettangolare situata nella parte alta del pannello posteriore. Uno dei punti di forza del D’Appolito è che gli altoparlanti sono tutti montati nella parte alta del cabinet, questo minimizza le riflessioni del pavimento e molti trovano che l’emissione sia più coerente e ariosa. Devo dire la verità, i diffusori bassi non piacciono a nessuno e quelli con tanta distanza tra woofer, in basso, e mid e tweeter in alto possono risultare un po’ strani a causa di questa distanza. La scelta di porre la porta del reflex in alto è un altro indizio di un progetto ben pensato.

 

Altro indizio della cura nella ricerca di una risposta molto estesa alle basse frequenze è che l’interno del cabinet è separato in due camere, dei volumi, da un setto verticale parallelo al frontale. Il pannello divisorio è forato in più di un punto anche se tutti i passaggi, tranne quello a ridosso della porta, sono chiusi da spugna sintetica.

 

La costruzione presenta delle caratteristiche originali. Il mobile si appoggia su due robuste barre di alluminio e quattro punte che sono ben al difuori dell’impronta a terra. Questo dà molta stabilità e un buon disaccoppiamento dal pavimento: bene. Il materiale scelto è il buon vecchio MDF ma anche qui in una versione tecnologicamente avanzata ed esclusiva. Si tratta di un sandwich composto da due pannelli di 6 e 9 mm di MDF separati da uno strato inerte, bituminoso, di 3 mm.

 

Acoustic Energy AE509

 

Lo si vede chiaramente smontando gli altoparlanti e devo anche dire che il pannello frontale è più spesso dei 18 mm derivanti dalla somma dei tre strati appena descritti. Non bastasse questo, tutto il mobile è incollato in modo eccellente ed è impossibile che vibri o che induca qualche risonanza. Anche questa attenzione è una scelta progettuale, portata avanti nel migliore dei modi, ma è doveroso dire che ci sono ottimi diffusori che funzionano con un principio semplicemente e diametralmente opposto.

 

Il crossover è accessibile togliendo un pannellino sul fondo e, pur non avendolo smontato, dato che le viti sono incollate e non avevo voglia di manomettere un diffusore nuovo di zecca, si capisce bene che si tratta di un taglio di ordine elevato, come prescrive D’Appolito. Per essere un filtro del terzo ordine “da manuale” c’è una induttanza di troppo ma non ce ne preoccupiamo, di sicuro non è un filtro monstre con decine di componenti. Dalle mie prove empiriche risulta chiaro che il diffusore nel suo insieme non è un carico troppo difficile anche se la sensibilità non è alta, 89/90 dB, è l’impedenza dichiarata di 6 ohm è un po’ bassa ancorché accettabile vista la presenza di due altoparlanti in parallelo.

 

Passiamo all’ascolto. Il diffusore ha trovato posto nel mio impianto, vedi qui, in un ambiente di poco meno di quaranta metri quadri, non particolarmente trattato. Un ambiente normale in una casa normale.

La prima impressione l’ho immediatamente scartata e dimenticata, questi sono diffusori che hanno bisogno di un buon rodaggio. Non è una esagerazione da “impallinati” ma una prassi che in taluni casi è necessaria per portare tutte le componenti meccaniche ed elettriche a uno stato di funzionamento più stabile e in linea con le performance dichiarate e volute in fase di progetto. Passato questo periodo, l’AE509 si rileva un diffusore di pregio, molto ben suonante e con alcune caratteristiche inaspettate.

 

Più di qualcuno ha scritto che questo modello è diverso dai modelli storici dell’Acoustic Energy e, rispetto ai precedenti, potrebbe essere definito “morbido”. Sono d’accordo in parte, è vero che non ha la timbrica forse estrema dei primi modelli ma di sicuro non è “morbido”. Certo il basso è più “profondo” che “potente”, due cose che si fa fatica – è quasi impossibile – a trovare insieme a prezzi normali, ma i due piccoli woofer fanno al massimo quello che la fisica gli consente. La risposta in frequenza è dichiarato che arrivi a 32 Hz a -6 dB e lo SPL di picco, il livello di pressione sonora, dovrebbe raggiungere i 115 dB. Sulla prima specifica ho pochi dubbi, ci si arriva, se non a 32 Hz almeno molto vicino e questo è risultato eccellente, mentre sulla seconda, la pressione sonora di picco, non credo che si possano raggiungere in modo confortevole e comunque non lo consiglierei a nessuno. Sono convinto che la maggior parte delle persone non abbia idea della correlazione tra il numero in dB e l’effettivo “volume” in un normale ambiente domestico. Inoltre non tutti sono consapevoli dei danni che può creare una pressione acustica fuori controllo: chi volesse saperlo legga qui. Ogni diffusore ha una sua “finestra di funzionamento” in cui dà il meglio di se stesso e per le AE509 questa non è sicuramente nei pressi del limite dichiarato! Nel mio ambiente direi che il loro meglio lo esprimono ben al di sotto dei 100 dB, che è comunque moltissimo. Inoltre, preferisco di gran lunga un diffusore che dia il meglio delle sue possibilità a un livello di ascolto che sia compatibile con la civile convivenza, altrimenti rimarrebbe un oggetto da far suonare solo per qualche minuto al giorno.

 

Per la gamma media occorre distinguere tra medio basso, che non è “aumentato” come spesso accade con alcuni diffusori che utilizzano questo trucco per simulare dei bassi che non ci sono, e il medio alto, che è in controtendenza con la scuola britannica. Infatti, non è attenuato per farlo sembrare più docile, il famoso BBC dip di cui parlavamo prima, aggiungendo trasparenza e introspezione al messaggio musicale, senza per questo essere aspro. In definitiva, la resa della gamma media restituisce all’ascolto dei particolari sonori e dettagli che altrimenti sfuggono. Per fare un esempio, lo schioccare delle labbra in una ripresa microfonica particolarmente vicina al cantante, il suo respiro, il fruscio delle spazzole sul rullante e cose di questo genere. Per gli appassionati di jazz – non per discriminare, ma perché in questo genere ancora ci sono delle registrazioni non pesantemente ricostruite alle workstation audio – le AE509 possono essere un banchetto di leccornie acustiche.

 

La gamma alta, per concludere la disamina della timbrica, rifinisce il messaggio sonoro senza farsi notare per qualsiasi difetto, non ci sono sibilanti innaturali o strumenti che suonano in modo innaturale.

 

Della dinamica abbiamo detto tra le righe parlando della tenuta in potenza, ce n’è quanto basta. Per amore della chiarezza devo dire che se si cerca il diffusore che possa riprodurre Smoke on the Water con la violenza che si merita questo brano, allora occorre scalare di categoria o cercare dei diffusori che perseguano un compromesso diverso.

 

Oramai è chiaro che questo è un diffusore che cerca nella qualità più che nella quantità il suo scopo progettuale, lo conferma la ricostruzione tridimensionale della scena acustica, che è semplicemente ottima.

 

In definitiva l’AE509 è un diffusore ben studiato per fornire un ascolto molto dettagliato, analitico, preciso, ma non fastidioso, a livelli adatti per un ascolto domestico. Il suo prezzo di listino lo pone tra i prodotti che prediligo: ti restituiscono con gli interessi quello che paghi. Altamente raccomandato e sicuramente per impianti che, se non si è presi dal bug dell’Hi-Fi da portare alle estreme conseguenze, possono considerarsi definitivi. Da me ascoltato, apprezzato e acquistato.

 

 

Caratteristiche dichiarate dal produttore

Tipologia: sistema D’Appolito in carico bass reflex

Woofer: due a cono da 125mm in fibra di carbonio

Tweeter: uno a cupola da 25mm in fibra di carbonio

Risposta in frequenza: 32Hz-28kHz +/-6dB

Sensibilità: 89dB

SPL: 115dB di picco

Potenza sopportata: 175W

Frequenza di crossover: 2,9kHz

Impedenza: 6ohm

Dimensioni: 185x1000x280cm LxAxP, 1050cm altezza con punte

Peso: 22kg ciascun diffusore

Finiture: Piano Black Gloss, Piano White Gloss e, gli esemplari in prova, American Walnut

 

Distributore ufficiale Italia: al sito de Il Tempio Esoterico

Prezzo Italia alla data della recensione: 2.690,00 euro

Sistema utilizzato: all'impianto di Maurizio Fava

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