Diffusori molto particolari, questi Blumenhofer Fun 13. Forma stretta e lunga, con un quasi frivolo altoparlante da 5” di colore giallo sotto al tweeter molto più normale e compassato, nessun buco a vista, bilancieri posteriori, tre punte regolabili, connessioni monowiring, un peso non elevatissimo, anzi. Un misto di sobrietà estetica e di eccentricità tecnica, tutto sommato accattivante. Dove sta il segreto, visto anche che la fascia di prezzo non è bassa, collocandosi il listino a 2.400 euro? Beh, il segreto, da quel che posso capire dalle mie osservazioni e dalle note tecniche lette sul sito della ditta, tra l’altro scritto anche in ottimo italiano, sta nel caricamento del piccolo woofer, un Tapered Quarter Wave Tube, ovvero un TQWT, altrimenti noto come Voigt Pipe, dal nome del suo inventore. In pratica una tromba angolare molto rastremata, che sfrutta due volte la lunghezza del diffusore, ripiegandosi al suo interno e sfociando nella parte inferiore, completamente aperta, senza fondo. Il driver non è posizionato al vertice della tromba, ma in genere a 1/3 circa della lunghezza del condotto. Tale caricamento, ancorché non molto diffuso, riscontra una notevole considerazione tra i tecnici. Consente, molto in breve, di usufruire di altoparlanti più piccoli del normale per avere prestazioni soddisfacenti anche in gamma bassa, con in più i vantaggi in termini di velocità e precisione dati dalle piccole dimensioni delle membrane. Resta la domanda se il nome affibbiato, Fun, rispecchi veramente la natura di questi diffusori, orgogliosamente costruiti in ogni loro parte in Germania.
Da notare a questo proposito l’assenza di griglie protettive e la generale buona qualità costruttiva, con impiallacciature in vero legno eseguite a regola d’arte, nonché ottimi connettori. Punte non proprio eccelse, ma funzionali. Un’occhiata al crossover, posto dietro al tweeter, rivela componenti pregiati e una certa complessità di progetto. I due altoparlanti sono entrambi marchiati Eton, una ditta tedesca situata poco distante dalla sede della Blumenhofer, nei pressi di Monaco di Baviera. Il tweeter ha una sua scatola cilindrica di chiusura posteriore, in modo da non interferire con il carico della tromba, il midwoofer una membrana multistrato, apparentemente non sottilissima. Una certa dose di materiale fonoassorbente è posto nella sezione iniziale della tromba e in parte continua fino al ripiegamento superiore.
Esaminati aspetto e contenuti, passiamo alle note di ascolto. Anche in questo i Fun 13 si contraddistinguono per alcune peculiarità. Innanzitutto esigono supporti ben fissati, quindi occhio alla stretta dei dadi delle punte e finanche delle viti degli altoparlanti. Una collocazione con un incrocio della linea di emissione circa mezzo metro avanti rispetto al punto di ascolto da me è risultata ottimale.
Poi, a ogni buon conto, questi sono diffusori che non amano per niente le prove attacca e stacca, ovvero, anche da rodati hanno bisogno di un qualche tempo di assestamento prima di adattarsi a una nuova amplificazione o a nuovi cavi. Del resto il periodo di rodaggio, da me consistito in circa trenta/quaranta ore, è assolutamente necessario per avere un suono soddisfacente: prima del rodaggio la gamma bassa sembra vagare un po’ per ogni dove, con effetti abbastanza sconcertanti. Dopo il rodaggio però si è finalmente assestata, grazie anche alla precedentemente menzionata stretta di tutto ciò che si può stringere. E devo dire che è risultata essere una bella gamma bassa, assolutamente inaspettata da un altoparlante così piccolo. Piuttosto pulita, non abissale ma ben presente, tanto da caratterizzarsi come punto di forza della prestazione del diffusore se non fosse per una mancanza di coordinazione con le medie nel dominio della velocità e reattività. Comunque l’intero spettro sonoro è ben coperto, con una sensazione di completezza e di velocità complessiva rimarchevole, anche se non proprio dotato di una coerenza energetica omogenea su tutta la gamma di frequenze, con qualche predilezione per il medio basso e qualche attenuazione nelle altissime.
Dinamica adeguata, soprattutto nella parte non alta dello spettro. D’altro canto, ho dovuto un po’ faticare per trovare la migliore sinergia con l’amplificazione per ottenere la prestazione più convincente. Ho provato per prima cosa il pre Sonus Mirus con il finale Thomann TA 450 da 120 W tenuto a briglie tese, ma non mi ha convinto. Troppi muscoli, un certo senso di congestione, poca raffinatezza, un evidente spreco di energia. Il TA2022 AAAVT, che avevo sotto mano, energeticamente era più adatto, ma un po’ squilibrato nella gamma alta, che prendeva spesso con le voci femminili strade impervie e non proprio gradevoli, leggi sibilanti. Le valvole EL84 dello Yarland M84, pur energeticamente più che sufficienti, sembravano lievemente scure, meno guizzanti del solito, pesantine.
Alla fine, come spesso mi succede con diffusori abbastanza efficienti, ho trovato la prestazione più equilibrata col solito portentoso piccoletto Trends Ta 10.1 configurato a finale, connesso con cavi di potenza QED Silver Special 25th Anniversary. Devo dire, in congiunzione col precitato pre Sonus Mirus, un gran bel risultato a costi decisamente abbordabili, visto anche il carattere più che accomodante delle Fun 13 in fatto di potenza dell’amplificazione. Raramente ho ascoltato ottoni così belli, lucidi, pieni e convincenti come con questa composizione di elettroniche e diffusori, ad esempio nel bel disco di sax del veterano Vittorio Gennari, ricco di nuance armoniche. O con la tromba minimalista ma intrigantissima di Miles Davis in In a silent way, mai trapanante in queste condizioni, accompagnata dal tappeto sonoro del trio di tastieristi monstre Zawinul, Hancock e Corea. Leggermente meno bene la classica, ad esempio nei concerti di Dvorak per violino e per violoncello, con un’immagine chiaramente percepibile nelle tre dimensioni, ma più ristretta rispetto al riferimento, d’altronde piuttosto difficile da eguagliare, costituito dalle Magneplanar MMG disposte con tweeter esterno. La prestazione timbrica risultava inoltre meno lineare, con fasce strumentali diverse in maggiore evidenza, quali appunto ottoni bassi, violoncelli e contrabbassi e con un senso di minore aria in alto. Ecco, rispetto alle Maggie c’è una impostazione decisamente più “fun”, con qualche accentuazione del medio basso, tuttavia niente affatto esagerata e godibilissima, con la giusta amplificazione, per chi apprezza il genere. Dunque, la risposta alla domanda iniziale è senz’altro sì, in questo caso nomen omen.
Riassumendo, un diffusore da pavimento molto particolare, in grado sicuramente di stupire e divertire, fornendo un suono di classe, inaspettatamente grande, ritmato e profondo se rapportato alle sue caratteristiche fisiche. Non il più lineare e omogeneo dei suoni e, tra l’altro, in una fascia di prezzo dove la concorrenza è folta e molto agguerrita. Da consigliare a chi ama un suono tendente al caldo oppure necessita di iniettare energia ed effetto “divertimento” in componenti non caldi per loro conto. Si sposa molto bene con buoni amplificatori dotati di chip Tripath 2024, come il qui citato Trends Audio, a segnalare anche le ottime doti di efficienza e facilità di pilotaggio.
Selezione musica ascoltata
Miles Davis, In a silent way, CD Columbia/Sony
Vittorio Gennari, The sound, CD Red Records
Ana Caram, Solidao, CD Chesky
Dvorak, Concerti per violino e per violoncello, Ruggero Ricci e Zara Nelsova, Walter Susskind dir., Saint Louis Symphony Orchestra, CD Brilliant
The Who, Tommy, LP Polydor
Caratteristiche dichiarate dal produttore
Risposta in frequenza: 50Hz-20kHz ±2dB
Woofer: 130mm/5"
Membrana del woofer: membrana sandwich di Hexacon e Kevlar della ETON
Cabinet dei bassi: caricato a tromba verso il pavimento a quarto di lunghezza d'onda
Frequenza di taglio: 3.000Hz
Medioalti: calotta in seta da 19mm
Membrana dei medioalti: seta
Potenza massima: 80W RMS
Efficienza: 90dB
Impedenza: 8ohm
Dimensioni: 1.110x270x290mm / 43,7x10,6x11,5inch (LxAxP)
Peso: 10kg
Distributore ufficiale Italia: al sito Hi-Fi United
Prezzo Italia alla data della recensione: 2.400,00 euro
Sistema utilizzato: all'impianto di Fabio "Perplesso" Barbato