Ibridi tra specie diverse all'interno dello stesso genere, verrebbe quasi da pensare a una specie animale, ma questo non è un animale, è un diffusore ibrido ben suonante.
Tecnologicamente avanzata, la KingSound, brand di proprietà della King's Audio, è un’azienda nuova per il mercato hi-end italiano, che si presenta con numerose proposte interessanti nel suo listino, quasi tutte orientate esclusivamente a diffusori elettrostatici ibridi e no.
Vorrei farvi un piccolo riassunto sull’azienda. Nasce a Hong Kong e già qualche purista potrà storcere il naso per via di questa origine, ma questa è un'altra storia.
Andiamo con ordine. Attualmente la Cina, come lo fu negli anni ‘80 il Giappone, è considerata, nel bene e nel male, come una Terra Santa. Da qualche anno a questa parte, nel settore dell’alta fedeltà e – perché no – dell’hi-end, si è imposta con prodotti che man mano si sono dimostrati in graduale miglioramento qualitativo sino a diventare di gran pregio, costruiti con cura maniacale e anche ben suonanti.
La KingSound è una di quelle aziende, tra l’altro richiestissima in America, che si sta proponendo anche in Italia con un listino per il momento ancora essenziale ma che, grazie all’intraprendenza dell’importatore italiano, promette di diventare sempre più completo proponendo l’ampio catalogo che la KingSound è in grado di offrire.
Oggi andremo ad analizzare il diffusore KingSound Queen II, entry level dell’azienda, con la sezione medio alta elettrostatica e la parte bassa costituita da due woofer dinamici caricati in reflex. Parlare di elettrostatico e trasduttori tradizionali insieme può far suscitare dei dubbi. Accostare due diverse tipologie di driver di riproduzione non è facile, soprattutto quando la parte medio alta è elettrostatica e la parte bassa e composta da normali driver dinamici.
Quello che più ci interessa di questo diffusore è il pannello elettrostatico, è proprio qui che la KingSound ha profuso le sue energie con anni di ricerca tecnica, prove ed esperimenti.
Costruzione
Il pannello elettrostatico viene denominato unit-type per via della sua costruzione. In sostanza il pannello è stato suddiviso in diverse unità, che risultano di varie dimensioni, tutte diverse tra loro.
Praticamente possiamo chiamarli dei sub pannelli che lavorano come se fossero un unico normale pannello, ma che, in effetti, viene suddiviso per range di frequenze che vanno dai 600 ai 22.000 Hz.
L'altoparlante elettrostatico è molto semplice nel concetto, ma difficile da costruire con successo. Nella pratica il funzionamento si basa su attrazione e repulsione elettrostatica, in modo molto simile a un pezzo di carta sottile attratta da un bastoncino di plastica che viene caricato elettrostaticamente tramite sfregamento con un tessuto. Chi di noi non ricorda i primi esperimenti di laboratorio ai tempi del liceo?
Ebbene, il pezzettino di carta è diventato una membrana a film conduttivo molto sottile che viene posta in tensione tra due reti metalliche. Quando un segnale audio, trasformato in alta tensione elettrica, viene applicato alle griglie metalliche, il diaframma si muove in risposta al segnale elettrico applicato alla griglia, che in quel momento è di carico opposto rispetto alla rete elettrica che ha la stessa carica del diaframma. Il diaframma risponde in modo sostanzialmente lineare, producendo onde sonore che sono una riproduzione molto accurata del suono originale.
Il sistema unit-type concepito dalla KingSound è in grado di arrotondare la cancellazione di fase tipica di tutti pannelli elettrostatici, a tutto vantaggio della coerenza di riproduzione. Il pannello elettrostatico delle Queen II misura 22 cm di larghezza e 43 di altezza e si occupa della riproduzione delle frequenze che vanno, come detto, da 600 a 22.000 Hz. La fascia al di sotto di questo range è gestita da un carico dinamico, rappresentato da un midwoofer accordato con un passivo e un tubo d’accordo.
La casa dichiara una tenuta in potenza di 200 W ma con una sensibilità di soli 84dB e una risposta in frequenza che va da 40 a 22.000 Hz.
I mobili delle Queen II sono molto eleganti. Visti di fronte sembrano due monoliti neri con una sottile cornice in legno massello naturale che scorre lungo i lati. Visti di profilo sono molto snelli con il mobile vero e proprio arrotondato e senza spigoli, sapientemente laccato in nero grand piano, che in pratica costituisce il carico acustico dei due driver tradizionali.
In dotazione anche i due alimentatori, essenziali per il funzionamento dei pannelli elettrostatici.
Ottimi i morsetti di ingresso predisposti per il biwiring, super dimensionati e di buona qualità. I ponticelli sono in barra dorata perfettamente in linea con il prodotto ma per i quali non finiremo mai di suggerire la sostituzione con ponticelli di maggior pregio (N.d.R costituti da cavo e connettori), come del resto si dovrebbe fare con tutti i diffusori che presentano questa risoluzione di serie.
Il diffusore purtroppo non è stato aperto per via delle numerose viti e del collante. Non siamo quindi riusciti a raggiungere i due woofer, che credo siano prodotti su specifiche della stessa casa.
Sbirciando dalla vaschetta dei contatti, siamo riusciti a intravedere collegamenti con cavi Shusong e gli ottimi trasformatori di tensione, opportunamente rivestiti di materiale isolante.
Una piccola nota per chi fa uso di pannelli elettrostatici. Attenzione all’umidità. I pannelli sono soggetti alla produzione di scintille elettrostatiche, soprattutto se si fa scorrere molta corrente, quindi a volumi importanti.
Niente paura, ma cercate di salvaguardare il diffusore riponendolo in luoghi che siano asciutti e ben ventilati per non incappare in questi inconvenienti.
Ascolto
Giunti fino a qui vi starete chiedendo come suonano queste Queen II.
I diffusori sono stati posizionati a circa 2,5 metri dalla parete di fondo e 60 cm dalle pareti laterali, una certa attenzione ha richiesto stabilire il punto di ascolto, cosa essenziale per la riuscita di un ottimo giudizio acustico.
Le elettroniche utilizzate per il primo ascolto sono state il mio pre autocostruito Vivaldi su progetto Schiavon, di cui conosco a perfezione pregi e difetti, i finali dual mono Oblivion 211 a valvole, il lettore CDP-XA50ES modificato nella sua sezione d’uscita, cavi YYW per i diffusori e cavi di segnale MIT Shotgun S1 Proline e Ramm Audio Elite 200 autocostruiti.
I diffusori, come dicevo sopra, sono stati posizionati con molta cura per trovare la giusta posizione d’ascolto ed evitare che l’immagine risulti sfocata, cosa molto probabile soprattutto con i diffusori elettrostatici, in funzione della posizione dell’ascoltatore. Provate ad alzarvi dalla sedia durante l’ascolto, noterete una forte perdita di dettaglio.
Ho messo sul platorello del CD player il primo disco, Patricia Barber Cafe Blue disco del 1994 inciso egregiamente. Subito la voce della Barber è lì davanti a me con il suo pianoforte e la sua voce è profonda e concreta, le note vanno avanti mentre il gruppo che lo accompagna prende piede in un intenso intervallarsi di colpi di contrabbasso e rullante. La scena è abbastanza larga ma i piani sonori non mi convincono, è come se mancasse un po’ di corpo.
Provo ad alzare il volume, ma la bassa sensibilità dei diffusori fa alzare bandiera bianca ai due finali mono a valvole. Proviamo a strapazzare le Queen II e in un batter d’occhio mi trovo di nuovo in poltrona dopo aver collegato il finale Krell KSA 250. Il suono riprende forma, la profondità aumenta così come la larghezza e l’altezza dell’immagine. Il piano a coda ora è delle giuste proporzioni e, focalizzata un po’ più dietro la linea immaginaria del palcoscenico, c’è lei, Patricia. Vedo chiaramente le sue dita scorrere sui tasti bianchi e neri del pianoforte, la definizione del dettaglio è davvero alta. Il basso, a questo punto, diventa un po’ troppo aggressivo ma pur sempre frenato. Cambio pre e passo allo stato solido, qui capisco che questi KingSound hanno bisogno di tanta corrente e molta dinamica per rendere al meglio. Cambio genere e passo alla chitarra solista di Don Ross, unico nel suo genere di fingerstyle preciso e, allo stesso tempo, velocissimo con le dita che arpeggiano. Indubbiamente di grande fascino risulta il contrasto dello stopping sulle corde e lo splendore ligneo e risonante della cassa acustica.
Con il jazz di Diana Krall i piatti della batteria sono luminosi, quasi materici, così come la pedaliera del pianoforte, azionata dalla cantante, che risulta addirittura fastidiosa nella sua riproduzione quasi veritiera. Con la musica classica però, punto debole di molti sistemi audio, le Queen II ripropongono un’ottima fotografia dell’orchestra, disegnando i giusti piani sonori. Certamente l’ascoltatore non è in prima fila, diciamo che l’ascolto del palcoscenico virtuale è quello tipico della quinta/sesta fila di un teatro, ma gli strumenti ci sono tutti. Il rock, unico neo di questi diffusori, lascia un po’ interdetti, si perde quell’importanza sonora che si prova quando sul CD mettiamo i Coldplay e la musica inizia a chiedere energia. In questo caso, purtroppo, le Queen II non riescono a interagire al meglio con il messaggio sonoro. In poche parole sono poco coinvolgenti e traspare la loro propensione per ascolti prettamente tranquilli e focalizzati intorno a strumenti solisti, meglio ancora se acustici. Ho cercato di intervallare anche un finale come EAM Lab HA 300, mostro di potenza di un’amica azienda milanese, che presto recensirò su ReMusic. Come dicevo le Queen II mostrano le doti migliori con un sistema audio che sia in grado di erogare molta corrente ed essere abbastanza neutro in gamma alta. Non dimenticate di curare la posizione d’ascolto e, ovviamente, la giusta collocazione nell’ambiente. Ho voluto provare questi diffusori in numerose condizioni e li sconsiglio vivamente ai rockettari incalliti o ai possessori di amplificazioni deboli di potenza – leggi watt – ma li consiglio caldamente a chi ascolta jazz acustico, vocal e classica. Con questi generi musicali le KingSound Queen II riescono a dimostrare il loro spirito brillante. Una nota personale: mi ricordano tanto le mie amate e oramai vendute Martin Logan.
Conclusioni
La KingSound ha fatto un buon lavoro con questo diffusore Queen II che, come detto, fa parte di un’ampia gamma di modelli elettrostatici. Ostico, succhia corrente a non finire ma, se messo in condizioni di lavorare al meglio, regala ore intere di ascolto protratto con appagante soddisfazione. Questi nuovi pannelli elettrostatici unit-type, progettati e prodotti facendo uso anche di nanotecnologia, in combinato disposto con driver dinamici, danno vita a un interfacciamento ideale assolutamente privo dei tipici buchi di frequenze. Le Queen II si presentano con un mobile rifinito accuratamente che ben si amalgama con l’arredamento, per la felicità della propria mogliettina. Per il resto non vi rimane che mettervi seduti, mi raccomando alla giusta altezza, e lasciarvi coccolare dalla musica. Buon ascolto...
Caratteristiche dichiarate dal produttore
Risposta in frequenza: 40Hz÷22KHz
Sensibilità: 84db/1W/1m
Impedenza: 6 ohm
Frequenza di taglio: 600Hz
ESL: 220x435 mm LxA
Woofer: diametro 135 mm
Potenza (min/max): 60/200 Watt (mus.)
Alimentazione: 11/15VDC-120 mA (incl.)
Dimensioni: 281x1210x316 mm LxAxP
Peso: 18 Kg/cad.
Prezzo di listino Italia alla data della recensione: 3.200,00 euro
Distributore ufficiale Italia: al sito Import Audio
Sistema utilizzato: all'impianto di Mauro "ScontornaThor" Simolo