Nella foto principale, una coppia di Klipsch Heresy III 70th.
Prologo
Questo è l’articolo più difficile che abbia mai scritto. Sono sicuro che dividerò in due le opinioni degli appassionati che lo leggeranno, creando una sorta di dicotomia di pareri. Da una parte ci sarà chi mi darà dell’eretico, perché non si tocca ciò che è già perfetto. Dall’altra chi penserà, come me del resto, che, tutto sommato, non c’è niente di male a voler ottenere il meglio possibile e quindi migliorare ciò che si riteneva già buono.
Il fatto è che sono in procinto di parlare di una vera e propria icona dell’Hi-Fi mondiale: le Klipsch Heresy.
Perché parlare delle Klipsch Heresy? Non se ne è già parlato e scritto abbastanza?
Evidentemente no, visto che nei vari forum e blog di Hi-fi ogni tre per due si tira fuori l’argomento Klipsch Heresy, testimoniando, in modo inequivocabile, che questi diffusori americani riscuotono ancora gli interessi degli appassionati. Del resto, penso di aver individuato il motivo della longevità dell’argomento. Innanzitutto si tratta del diffusore più economico della serie classica Klipsch, tanto per intenderci sto parlando della serie progettata e realizzata da Klipsch in persona. D’altro canto le Heresy hanno, e sin da subito, riscosso pareri e critiche discordanti, dando vita a una querelle che perdura sino ad oggi. Altro spunto di pensiero riguarda il fatto che, se davvero si tratta di diffusori di un certo pregio audiofilo, come mai in moltissimi si dedicano a tweak per ottimizzarne le prestazioni? La domanda, quindi, sorge spontanea: sono davvero diffusori così pregevoli?
Voglio mettere subito in chiaro la mia posizione.
Personalmente ho sempre avanzato qualche dubbio circa la qualità sonora e la correttezza tecnica di questi diffusori. Li ho sempre trovati abbastanza sbilanciati, non lineari sulle medioalte e carenti nella restituzione delle basse. Sto parlando delle Heresy cosiddette One in mio possesso, perché le serie successive non le tengo neanche in considerazione. Ripeto. Si tratta di una mia personalissima opinione ed è il motivo per il quale mi hanno sempre incuriosito i vari accorgimenti di utilizzo e le varie modifiche apportate all’unico progetto in cassa chiusa della Klipsch. A loro favore gioca un ruolo importante, la freschezza del suono tipico dell’alta efficienza, grazie soprattutto alla qualità del woofer con cono in carta, anche se le caratteristiche tecniche di questo woofer non sono proprio idonee al caricamento in cassa chiusa, che fa mangiare polvere a trasduttori moderni afflitti da nasalità e gutturalità.
Vorrei ricordare che ReMusic ha già affrontato due esaustive prove sulle Klipsch Belle qui e qui e consiglio di rileggerle con attenzione, soprattutto dove si parla della distorsione totale.
Una storia inventata
Si narra che il Colonnello Klipsch sia stato fortemente esortato ad abbandonare l’idea di continuare a progettare e costruire diffusori che andassero posizionati agli angoli della stanza.
Mi immagino il suo operatore commerciale, oltre che maggiore cliente, che bisbiglia nell’orecchio del colonnello: “Caro colonnello, le case degli americani non hanno più gli angoli del salotto liberi, le case degli americani, che nel frattempo vivono un periodo di forte spinta economica post bellica e hanno molte più possibilità finanziarie, sono piene di mobili e poltrone di design, con televisori che trovano spesso posizione proprio dove tu volevi posizionare i tuoi diffusori. È ora di cambiare, devi pensare a qualcosa di diverso, ma soprattutto che non vada messo dove tu hai pensato di sistemare i diffusori in ambiente sino ad adesso”.
Ecco allora che Klipsch pensa alle La Scala e alle Belle, gran bei diffusori che, senza sconvolgere più di tanto i progetti sin qui realizzati, continuavano la tradizione Klipsch della tromba ripiegata, senza la necessità di occupare l’angolo vuoto della parete.
Sembrava tutto a posto.
Ma dopo qualche tempo, il solito commerciale si avvicina al colonnello e gli dice: “Caro colonnello Klipsch, gli americani adesso non hanno più gli spazi in sala per poter posizionare i tuoi diffusori che, ormai, sono troppo grandi e ingombranti. Bisogna pensare a qualcosa di più piccolo, meno invadente e soprattutto meno costoso perché gli americani hanno speso i loro dollari per acquistare i nuovi elettrodomestici come la lavatrice, l’aspirapolvere, il frullatore”.
Klipsch non ci vede più dalla rabbia e decide di vendicarsi, schernendo chi proprio non vuol capire che il bel suono non accetta compromessi di sorta.
Quindi coglie la palla al balzo e, da quel gran burlone scorbutico dell’Arkansas, dice al suo rivenditore: “Caro mio, già immaginavo che mi avresti chiesto questo tipo di prodotto, infatti è già quasi pronto, vieni che te lo mostro”.
Klipsch conduce l’uomo nello scantinato della sua azienda e gli mostra un mobile molto piccolo per l’epoca, un diffusore di meno di settanta litri con tre fori nella parte anteriore che ospiteranno un woofer e due piccole trombe per il midrange e per il tweeter. Il colonnello continua la sua presa in giro magnificando la grande qualità di questo nuovo e innovativo diffusore che stupirà soprattutto in virtù delle piccole dimensioni. Il commerciale quindi se ne va tutto contento, in attesa che Klipsch lo richiami per annunciargli di aver terminato il lavoro.
In realtà il colonnello voleva regalare alle suore del suo paese in Arkansas degli altoparlanti per diffondere messe e preghiere anche nelle sale refettorio della vicina comunità religiosa. Per questo motivo aveva realizzato alla bell’e meglio dei mobili grezzi che dovevano essere posizionati nei punti più improbabili e disparati dei grandi locali dell’oratorio o della chiesa. Aveva trovato, in un angolo del suo scantinato, dei bei woofer Jensen poco costosi che ancora non aveva mai utilizzato. Aveva in mente di progettare un bel labirinto acustico per un nuovo diffusore ma, tutto sommato, poteva utilizzarli per fare felici le virtuose sorelle, visto che gli amici della Jensen avevano utilizzato un magnete in AlNiCo che stava traboccando dai loro magazzini e che davvero non sapevano come utilizzare. Il midrange e il tweeter a compressione avevano bisogno di un caricamento a tromba e, putacaso, il colonnello si ritrovava dei fondi di magazzino che aveva acquistato non ricordava neanche più dove. Certo non erano proprio perfetti, ma più o meno facevano il loro lavoro e, del resto, le beate suore sarebbero rimaste molto contente del regalo, data la loro scarsa conoscenza sulla resa sonora. Il colonnello, per risparmiare, aveva buttato lì un filtro crossover senza tanto pensarci su, utilizzando anche dei condensatori per corrente continua che aveva acquistato all’ingrosso da una casa automobilistica, che li utilizzava per il circuito di avviamento del motore. Infatti il woofer, le cui caratteristiche tecniche sono quelle tipiche di un altoparlante da caricamento acustico a tromba ripiegata e non certo in sospensione pneumatica, non doveva spingere più di tanto, ma soprattutto doveva evitare di rompersi, perché non voleva ritrovarsi alla porta le laboriose suore con in mano i diffusori da riparare.
La storia prosegue con il colonnello Klipsch che, una volta ultimato il diffusore per le suore, chiama il simpatico signore pieno di consigli utili alla vendita per fargli ascoltare il prototipo che proprio non voleva saperne di suonare come si deve.
Il fatto è che, con grande meraviglia del colonnello, il simpatico signore, una volta ascoltati questi diffusori, ha cominciato a lodare le grandi capacità progettuali e la lungimiranza di Klipsch, il quale, a questo punto, non se la sentiva proprio di confessare che era tutto uno scherzo, soprattutto al cospetto di un immediato ordine consistente e un anticipo di tanti bei dollaroni.
Poco prima di accomiatarsi, il commerciante si rivolge a Klipsch e gli chiede come ha intenzione di chiamare queste piccole meraviglie. Il colonnello, tra sé e sé, stava pensando a quale eresia in effetti fosse quel diffusore pensato e progettato alla carlona con componenti di risulta, apposta per prendere in giro un pover’uomo e gli venne quindi di dire: “Heresy!”. Il simpatico commerciale subito sorrise e dichiarò che il nome era perfetto, perché riassumeva il pensiero di Klipsch che fino ad allora aveva costruito solo diffusori di grandi dimensioni. In realtà il colonnello Klipsch stava pensando a un altro tipo di eresia!
Naturalmente la storia che avete letto è del tutto inventata e credo anche di aver inventato un nuovo genere di romanzo, la “fantaudiofilia”. In ogni caso la storia prende spunto forse dall’unica cosa vera, cioè che il colonnello Klipsch ha considerato un’eresia un diffusore non solo da posizionare lontano dagli angoli e a radiazione diretta ma anche di ridotte dimensioni in cassa chiusa. Forse è anche vera la storia delle suore, ma nessuno ne è del tutto sicuro e non ci sono testimonianze dirette in merito se non questo documento Klipsch.
Ma allora perché Paul Klipsch ha pensato le Heresy inanellando un’incredibile serie di errori, problemi, incongruenze e quant’altro?
Difficile da dire e, purtroppo, il colonnello è morto senza che nessuno, a quanto ne sappia io, gli abbia mai fatto questa domanda. Certo è che personalmente non credo alla versione, che è riportata qui sul sito ufficiale Klipsch, che la Heresy sia nata come canale centrale allo scopo di sopperire al possibile buco acustico nel caso in cui le Klipschorn dovessero risultare troppo lontane tra loro, o ad un three way array menzionato sul sito. Se così fosse, qualcuno mi dovrebbe spiegare come connettere questo diffusore che possiede solo una coppia di ingressi. In ogni caso, sono pronto a ritirare quanto ho detto se qualcuno mi sa riferire di un amplificatore antecedente al 1970 con le uscite per il canale centrale. Né tanto meno può essere avvalorata la tesi che all’epoca non esistesse la stereofonia. Desidero ricordare, a tal proposito, che le prime Heresy vennero introdotte nel 1957, quando la stereofonia è nata nel 1931, grazie alla ricerca dell’ingegnere inglese Alan Dower Blumlein nei laboratori della EMI. Del resto il colonnello ha sempre pensato a una coppia di diffusori: ci sarà un motivo?
Ho quindi deciso di coinvolgere l’amico Max Micelli di Audiosophia che si è sempre prestato a realizzare le mie stramperie, che tanto stramperie non dovevano essere visto che ha sempre realizzato con molto interesse tutto ciò che gli ho chiesto…e ancora non ho finito di chiedere. In pratica ho chiesto di migliorare le prestazioni delle mie Heresy senza però sconvolgerne l’estetica. Il fatto è che una settimana dopo la consegna delle Klipsch per l’operazione di miglioramento, Max mi ha chiamato al cellulare chiedendomi se davvero quelle fossero Klipsch originali. La mia risposta non lasciava dubbi, assolutamente tutto originale. Con molta calma Max mi dice che il diffusore possiede qualche problema di costruzione e progettuale… Volete sapere quali sono questi errori, incongruenze e quant’altro? Ebbene, eccole qui di seguito, a te la parola Max: “Appaiono abbastanza coraggiose alcune scelte tecniche per la realizzazione delle Heresy. Innanzitutto la scelta dei condensatori che, oltre a non essere di buona qualità, risultano essere destinati in origine più a motori elettrici che non per un utilizzo squisitamente audio e sembravano comunque del tutto originali quelli che ho trovato.
Inoltre, costatare che le trombe di carico acustico possiedono una bocca di diametro inferiore al diametro dei componenti in compressione, soprattutto nella gamma media, la dice lunga circa le discordanti opinioni sulla resa acustica del diffusore, in quanto in tal modo si vengono ad innescare distorsioni e risonanze di non poco conto.
Per non parlare poi del cabinet, che risulta inspiegabilmente privo di qualsiasi tipo di fonoassorbente interno e costruito in modo che non risulti assolutamente sigillato, condizione necessaria per la realizzazione di un diffusore in sospensione pneumatica.
Ho quindi apportato alcune modifiche nella considerazione di non snaturare l’estetica originale del progetto, come spesso si vede nei vari tweak realizzati dagli appassionati più intraprendenti, andando a correggere quelle che ritenevo le incongruenze più evidenti. Innanzitutto ho sostituito i condensatori originali con altri moderni dedicati all’utilizzo audio, ho quindi aggiunto del semplice ed economico strato di fonoassorbente lungo le pareti interne del cabinet e sostituito la parete in legno posteriore con una più spessa e resistente, inserendo un tubo di accordo largo 10 cm e lungo 8 cm, dato che un woofer con un QTS così basso in sospensione è un po’ bizzarro, è più adatto a una cassa in reflex o linea di trasmissione, e trasformando di fatto le Heresy in un diffusore bass reflex in configurazione B2. Il risultato sonoro raggiunto premia innanzitutto le basse frequenze, che ora sono maggiormente estese e controllate e le medioalte, che risultano meno invadenti e taglienti.”
Dopo le modifiche
Adesso sono molto soddisfatto delle mie Heresy, che sfoderano un basso molto presente e profondo, senza parlare delle fasce medioalte e alte, che ora appaiono equilibrate e allineate alla fascia inferiore.
Forse queste Heresy non sono più Heresy, ma almeno producono un suono interessante, che surclassa le prestazioni di molti diffusori ad alta efficienza di attuale costruzione e progetto. E comunque il fatto di aver effettuato un tweak per nulla invasivo e che non ha di fatto cambiato l’aspetto esteriore di questo storico diffusore mi solleva dal senso di colpa che attanaglierebbe chiunque abbia in qualche modo messo mano a un’opera d’arte. Inoltre ho conservato il pannello posteriore originale riservandomi in futuro di poter effettuare un passo indietro operando in modo agevole.
Questo è quanto e, devo ammettere, mi aspetto qualche critica e rimbrotto.
Per ulteriori info: al sito Klipsch
Sistema utilizzato: all'impianto di Roberto “The Rock” Rocchi