Quello di cui ci occuperemo oggi esula un poco dalla consuetudine degli apparecchi che di solito transitano per la redazione di ReMusic. L’amplificatore finale QSC PL380 appartiene al mondo pro e come tale deve essere inteso. Ciononostante, ha saputo stupirmi per comportamenti e caratteristiche comunemente ricercate e apprezzate dagli audiofili, compreso il sottoscritto.
Ma procediamo con ordine.
La storia della QSC, ma sarebbe più corretto chiamarla Quilter Sound Company, perché solo nel 2015 abbrevierà il suo nome in QSC, inizia nell’ormai lontano 1968 per mano del suo fondatore Patrick Howe Quilter, allora studente d’ingegneria e appassionato di musica con le prime realizzazioni di amplificatori per chitarre e basso elettrico. La sua passione e intraprendenza lo portano presto ad abbandonare l’università e a fondare la sua azienda grazie al finanziamento dei genitori e di alcuni amici.
Oggi come allora, il quartier generale di QSC è situato a Costa Mesa in California. Quello che all’inizio era un negozio con una vetrina sul davanti e un laboratorio sul retro, dove venivano assemblati i prodotti poi venduti sotto lo stesso tetto, è ora diventato un moderno centro industriale che dà lavoro a più di quattrocento dipendenti.
Dai primi amplificatori per chitarra dai nomi coloriti come Duck Amp o Quilter Sound Thing, l’azienda si è in seguito specializzata nella produzione di amplificatori audio e a partire dal 1990 anche di diffusori e unità di digital signal processing.
Lo stimolo verso l’innovazione è sempre stato una caratteristica insita in tutta la produzione QSC. Basti pensare che, per quanto riguarda le amplificazioni, risalgono ai primi anni ‘80 le ricerche del suo fondatore volte al miglioramento dell’efficienza della classe AB impiegata nei modelli più potenti con le prime realizzazioni in classe G e in seguito H.
Oggigiorno, QSC è una delle aziende leader nella produzione di network audio system e di sistemi integrati per il controllo remoto d’installazioni audiovideo attraverso un protocollo proprietario molto apprezzato dai professionisti denominato Q-Sys.
Il PL380 appartiene alla linea Powerlight 3, costituita da amplificatori progettati per la sonorizzazione di eventi live di medie e grandi dimensioni, contraddistinti da elevata potenza, dimensioni compatte e peso ridotto. Il ricorso alla classe D – solo per il PL380, il PL340 e il PL325 sono in classe H – viene sempre più utilizzata in ambito professionale in quanto rende possibile l’ottenimento di elevate potenze di uscita grazie all’alta efficienza tipica di questa tipologia di amplificazione senza generare troppo calore anche in apparecchi di ridotte dimensioni. Nello specifico ci troviamo al cospetto di un piccolo mostro capace nel funzionamento a due canali di erogare: 1500, 2500 e 4000 watt su 8, 4 e 2 ohm rispettivamente e ben 5000 e 8000 watt su 8 e 4 ohm in configurazione a ponte con una distorsione massima totale dello 0.2% su 4-8 ohm e 20Hz-20kHz.
L’apparecchio misura i consueti 44 cm di larghezza e appena 8,9 cm in altezza per poco meno di 40 cm di profondità, comprese le flange per il montaggio a rack. Nessuna fessurazione sul coperchio superiore come si conviene agli apparecchi pro, mentre è presente un sistema di ventilazione forzata dotato di ventola che preleva aria dalla parte posteriore dell’apparecchio per poi smaltirla anteriormente. Sul frontale, occupato in buona parte dalle feritoie del sistema di raffreddamento, troviamo a sinistra l’interruttore a bilanciere per l’accensione e all’estrema destra i due potenziometri a venti scatti per il controllo dell’attenuazione regolabile indipendentemente per i due canali.
Completa il quadro una serie di LED colorati che segnalano lo stato di funzionamento dell’apparecchio: modalità bridge/parallel, come da selezione effettuata sul retro dell’apparecchio tramite apposito microswitch, l’eventuale clipping, la presenza di segnale e il range di funzionamento.
Sul retro, il tipico parco connessioni del mondo professionale, con ingressi XLR maschio e femmina e uscite per i diffusori in formato Speakon, tutto di produzione Neutrik. Per un uso più casalingo viene in soccorso una coppia di morsetti in grado di accettare cavo spellato di non più di 4 mm di diametro ma non forcelle. Per chi non disdegni un minimo di fai-da-te, data l’assenza dei consueti cappucci di protezione rimovibili posti sulla testa dei morsetti, è possibile adattare delle banane purché dotate di barilotto di ridotto diametro e solo dopo averle opportunamente isolate dal telaio.
Tutti dotati di LED per controllarne l’attivazione, gli switch per limitare il livello di clipping, il livello d’intervento del filtro passa alto, il guadagno e la modalità di funzionamento bridge/parallel/stereo.
Il cordone di alimentazione da 16 ampere, anch’esso marchiato Neutrik, è di tipo rimovibile e terminato Schuko da un lato e powerCON, con attacco a baionetta, dall’altro.
Come si conviene ad apparecchiature destinate alla continua mobilità, il PL380 è estremamente robusto, tutte le lamiere sono in acciaio di elevato spessore e verniciate anche internamente. L’assemblaggio è molto curato e le tolleranze sono minime, il fondo dell’apparecchio è fissato da ben dodici viti!
Fra gli accessori a corredo troviamo una coppia di maniglie di acciaio verniciato, una piastrina in metallo con la quale è possibile proteggere i controlli dell’attenuazione da manomissioni – in alternativa sono forniti anche due tappi di plastica con cui sostituire le manopole, due connettori d’ingresso del tipo “a blocchetto”, piedini di gomma adesivi, fascette fermacavi.
Il mercato professionale richiede prodotti affidabili, di grande potenza ed efficienza, facilmente trasportabili dai service e in grado di funzionare in condizioni gravose di utilizzo senza risentire degli sbalzi di temperatura e del grado di umidità ambientale e non ultimo dall’elevato rapporto qualità/prezzo. Gli apparecchi audiophile cui siamo abituati nascono per soddisfare esigenze differenti, questo fa sì che il suono delle elettroniche professionali sia alle nostre orecchie, un suono più “live”, e non potrebbe essere altrimenti, con alti più squillanti e con un medio-basso più asciutto e veloce. Nelle realizzazioni meno curate e di minor pregio questo comportamento può sfociare, soprattutto con alcuni generi musicali, in un suono spigoloso e dagli acuti taglienti, che può facilmente indurre fatica d’ascolto. Per contro, l’elevata capacità di pilotaggio di cui sono capaci, anche con carichi dal modulo d’impedenza piuttosto tormentato, li rende un’interessante alternativa per i possessori di diffusori ostici da pilotare anche con i migliori finali audiophile.
L’unico problema che si può incontrare nell’utilizzare amplificazioni pro in ambito casalingo può essere dovuto alla presenza delle ventole di raffreddamento, che in alcuni frangenti possono risultare fastidiose, soprattutto con l’ascolto di musica classica o jazz. Nel caso non vedo particolari controindicazioni nell’intervenire per sostituirle con modelli più silenziosi di derivazione informatica o con accorgimenti volti a ridurne la velocità di rotazione, confidando sul fatto che difficilmente li spremeremo così a fondo come avviene durante un concerto. Altra fonte di fastidi possono essere i grossi trasformatori toroidali, non è raro che possano captare i 50 Hz della rete e risultare un po’ rumorosi, dopotutto questo tipo di elettroniche non è stato progettato per funzionare in ambienti silenziosi, ma fortunatamente non è il caso dell’apparecchio in prova che è provvisto di una moderna alimentazione di tipo switching.
Per la sessione d’ascolto, viste le peculiarità dell’apparecchio in prova, contavo anche sull’ospitalità di alcuni amici musicisti e di uno studio di registrazione professionale. Purtroppo, l’aggravamento della nota pandemia e le nuove disposizioni del Governo in tema di mobilità personale non me l’hanno consentito e così, aderendo all’appello #iorestoacasa, mi sono ingegnato per ovviare al problema con quello di cui disponevo al momento.
Sull’utilità di pilotare diffusori particolarmente ostici abbiamo già detto, ma quale altro uso si può fare di una “bestia” da 1500 watt su 8 ohm? Un’altra possibilità è quella fornitaci dall’home theater. Mi riferisco a quegli impianti particolarmente performanti, dove la restituzione dei canali frontali è affidata a diffusori di generose dimensioni – per usare un eufemismo – fino ad arrivare all’impiego di veri e propri array multivia o per pilotare in potenza grossi subwoofer con coni da quindici o diciotto pollici. Pur senza arrivare a tanto, anche inserito in un normale impianto 7.1, un’idea di quello che questo QSC PL380 può fare me la sono fatta comunque e, credetemi, non è stata cosa da poco!
Quale migliore occasione per sperimentare se non puoi uscire da casa? Sposto qualche apparecchio, modifico un paio di collegamenti e senza troppo sforzo mi ritrovo con due impianti in cui provare il nuovo arrivato. Il primo, un classico impianto due canali con lettore CD e streamer più DAC per la musica liquida, preamplificazione a scelta fra valvole e transistor. Il secondo è invece un sistema home theater 7.1 costituito da un lettore multiformato Denon capace di leggere DVD video, DVD audio e SACD sia stereo che multicanale. Normalmente questo impianto possiede un’amplificazione separata per i cinque canali principali tramite amplificatori mono e un subwoofer attivo per il canale LFE. Per la nostra prova ho utilizzato il PL380 per i canali frontali e lasciato immodificato tutto il resto.
Per l’ascolto in stereofonia ho utilizzato i soliti CD test che sono solito usare e una selezione di liquida caratterizzata da un’elevata dinamica, in particolare rock ed elettronica. In ambito home theater SACD e DVD audio oltre a film e video di concerti codificati in Dolby Digital e DTS multichannel.
Venendo alle impressioni di ascolto, vi anticipo subito che il QSC PL380 ne è uscito bene, molto bene, sia nel puro utilizzo audio a due canali che in quello home theater. L’integrazione in entrambi i sistemi è avvenuta senza problemi e senza particolari accorgimenti. In particolare, nell’utilizzo HT la possibilità di poterne controllare il livello di uscita facilita non di poco la messa a punto dell’impianto. La presenza di sole connessioni bilanciate può creare qualche problema di collegamento ma contribuisce a mantenere una buona silenziosità di funzionamento. Come già detto il PL380 è un amplificatore silenzioso, merito di un’alimentazione switching ben realizzata e di una certa cura nell’assemblaggio meccanico ed elettronico, a tal proposito si faccia caso all’abbondante uso di collante sui condensatori per smorzarne le vibrazioni. Un discorso a parte merita invece il sistema di raffreddamento attivo. La ventola, purtroppo, seppur non particolarmente rumorosa è comunque avvertibile. Nel caso specifico il rumore sembrerebbe generato non tanto dalla rotazione della stessa – non so se si tratta di un modello dotato di cuscinetti – quanto dalla turbolenza dell’aria che attraversa il tunnel di raffreddamento. Chiaramente durante un concerto potrebbe passare inosservata, anche se producesse il rumore di una betoniera, ma in ambito home la presenza di ventole di raffreddamento può dare fastidio soprattutto ai cultori di musica classica e jazz, dove, nei pianissimo o in qualche ballad, la loro presenza si rende maggiormente manifesta, ma già ascoltando musica pop o rock a volumi di ascolto rispettosi dell’altrui tranquillità condominiale il problema non si pone più.
Come tutte le amplificazioni in classe D, anche quest’amplificatore QSC ha nel controllo delle basse frequenze e nella dinamica i suoi punti di forza. I watt di cui è capace – non sono bruscolini – mette ancora più in luce queste caratteristiche. Che si tratti di un pieno orchestrale o del crescendo di un brano metal quello che sicuramente non verrà mai a mancarvi sono i watt. La potenza di quest’amplificatore è praticamente infinita e, se nell’utilizzo musicale non la si può magari cogliere appieno, nell’utilizzo HT vi dico semplicemente che è in grado di brutalizzarvi! Non ci credete? Vi propongo allora questo test, prendete il DVD di Salvate il soldato Ryan e nascondete il telecomando. Ora provate a resistere per i primi venti minuti senza abbassare il volume. Se ci riuscite, è perché siete sordi o perché abitate all’interno di un cinema.
Sinceramente non credo esista diffusore che non possa essere pilotato da quest’amplificatore. Come per altri amplificatori in classe D, alla tanta potenza si accompagna anche un’eccellente capacità di controllo delle basse frequenze che risultano piene, viscerali, veloci e mai rimbombanti, almeno fino alla saturazione dell’ambiente d’ascolto. Lo slapping del basso elettrico, la batteria elettronica, il suono secco dei tamburi africani, sono restituiti con una potenza e una velocità che pare di vedere i fronti d’onda che t’investono come un mare in burrasca. Il punch è aggressivo già con un woofer di soli venticinque centimetri: peccato non aver avuto modo di ascoltarlo con grandi diffusori da concerto.
Nella resa delle voci il PL380 segna un altro punto a suo favore, soprattutto con quelle maschili, che godono del corpo e del calore che gli è dovuto. La musica rock, pop ed elettronica è quella che più si avvantaggia dell’impostazione live di quest’amplificatore, ripagando l’ascoltatore con un’interpretazione molto coinvolgente, ma anche le grandi orchestre e i cori sono restituiti con grande impatto e dinamica. Per chi gradisse un basso più lungo e rotondo, l’uso di preamplificazioni valvolari rende ancora più gradevole l’ascolto della musica acustica.
La scena, indifferentemente dal tipo di preamplificatore utilizzato, è risultata ampia ed è stata capace di ricreare un credibile palcoscenico virtuale, illusione che si accresce ancor di più quando la musica si accompagnata alle immagini. Con i SACD e i DVD multicanale, se i due diffusori frontali sono supportati da un centrale all’altezza, avremo un campo sonoro di grande presenza e impatto che si estende ulteriormente sia in larghezza sia in altezza.
In conclusione, questo PL380 ha tutti i requisiti che l’audiofilo ricerca in un finale di potenza Hi-Fi. È lineare, è dettagliato, è dotato di un ottimo controllo della gamma bassa, è soprattutto molto potente, caratteristica che lo rende capace di far suonare bene oltre che forte anche quei diffusori che scendono sotto i quattro ohm, cosa non scontata per molti finali anche blasonati a meno di accendere un mutuo o vendersi un rene per acquistarli. Gli alti sono molto aperti, squillanti ed estesi, questa caratteristica è quella che più differenzia le amplificazioni pro da quelle audiophile, anche se, a onor del vero, lo stesso comportamento è riscontrabile anche in amplificazioni Hi-End che condividono la stessa tipologia di funzionamento. Eccezion fatta per la ventola di raffreddamento l’apparecchio è molto silenzioso, niente ronzii o soffi provenienti dai diffusori, anche questo non è sempre scontato, soprattutto quando sono in gioco potenze così alte. Inutile ripetersi su considerazioni inerenti alla robustezza della costruzione o all’affidabilità, giacché difficilmente lo si potrà mettere in difficoltà in implementazioni home più di quanto non sia possibile nell’utilizzo live.
Personalmente ero molto curioso di ascoltare un apparecchio pro all’interno delle mie catene d’ascolto, presto o tardi nel percorso di ogni audiofilo sorge la curiosità di confrontare l’interpretazione della musica proposta dal mondo del professionale con quella cui siamo da sempre abituati. È stata un’esperienza istruttiva e al tempo stesso divertente, durante la quale ho riscontrato più similitudini che differenze: il suono pro non è molto distante da quello delle elettroniche più moderne, in particolare quelle che ne condividono la stessa tipologia di funzionamento. Gli amanti delle elettroniche lineari, dal basso controllato e improntate a una generale chiarezza e apertura, si troveranno nella propria area di comfort. Per chi invece preferisse un suono più caldo e rotondo, suggerisco l’abbinamento con preamplificatori a valvole. In entrambi i casi, il risultato finale è ugualmente appagante e coinvolgente. In ambito HT, infine, non potendo rimanere indifferenti all’esplosività con cui sono riprodotti i contenuti a maggior dinamica, presenti nei film d’azione o nelle registrazioni live di concerti va comunque sottolineata anche l’elevata capacità di risolvere il singolo dettaglio facilitando di molto l’intelligibilità dei dialoghi e la restituzione delle voci.
In considerazione delle ottime prestazioni, dell’estrema versatilità di utilizzo che ne ha permesso un uso audio quanto home theater e per l’ottimo rapporto qualità/prezzo, il mio FI* per quest’amplificatore finale QSC PL380 è quattro.
Nota finale: non so se una recensione di qualsiasi natura sia mai stata dedicata a qualcuno prima d’ora e non ho la presunzione di credere che questa mia possa vantare qualcosa che la renda meritoria di tale diritto. Ciò nonostante, voglio dedicarla a tutti quei medici, infermieri e volontari che in questi giorni, con altruismo e coraggio, hanno messo la loro vita al servizio della nostra salute.
*Il Farewell index, FI, esprime quant’è doloroso per il recensore il distacco dalle apparecchiature in prova al momento della loro restituzione. I valori di questa scala vanno da un minimo di 0 o “nessun rimpianto” a un massimo di 5 “se me lo posso permettere lo compro!”.
Software utilizzato
FKA Twigs - LP1 - Young Turk Recordings 889030011824
Cornelius - Point - Polystar Japan B01KAS00JC
Cornelius - Mellow Waves - Warner Music Japan WPJL-10106
Bjork - Vespertine - Polidor 589000-2
Donald Fagen - Morph The Cat - Reprise Records 9362-49975-2
Dee Dee Bridgewater - Live At Yoshi’s - Verve Records 7773
Cincinnati Pops Orchestra - Star Tracks - Telarc CD-80084
Chiara Civello - Canzoni - Sony Music 88843063812
Rachelle Ferrell - First Instrument - Blue Note 72438 27820 2 5
Petra Magoni - Musica Nuda - Radio Fandango 0171232RAF
Roberta Gambarini - So In Love - Groovin' High 060251 7960107
Lucia Minetti - Jazz Nature - Velut Luna - CVLD 294
Joss Stone - The Soul Session - Virgin 00602557280036
Melody Gardot - My One And Only Thrill - Verve Records 1796781
Marco Strano Quartet - Digital Beat - Velut Luna (all. num. 37 Audiofile sound)
Sonia Spinello Quartet - Wonderland - abeat AB JZ162
Paola Casula - Linfa - Velut Luna CVLD 185
Almaswing - Gypsy Wanderlust - Cose Sonore 17020
Salvate il Soldato Ryan Collector's Edition - Paramount PDS 10567
The Blues Brothers - Universal 748203781U
Inception - Warner Home Video 1000178221
Heat La sfida - Cecchi Gori Distribution PSV3712
Arancia Meccanica - Warner Home Video 1000050568
The Eagles - Hell Freezes Over - Universal Music 602498806326
Pink Floyd - The Wall - Sony Music 5099705019894
U2 - 360° At the Rose Bowl - Universal Music 2738134
The Rolling Stones - Four Flicks - Warner Music 7479700122
Depeche Mode - One night in Paris The Exciter Tour 2001 - Sony Music 88883750839
Caratteristiche dichiarate dal produttore
Potenza massima d’uscita, stereo: 1.500W su 8ohm, 2.500W su 4ohm, 4.000W su 2ohm
Potenza massima di uscita, mono a ponte: 5.000W su 8ohm, 8.000W su 4ohm
Distorsione nominale: 0,01-0,03% su 8ohm, 0,03-0,06% su 4ohm, 0,10% su 2 ohm
Distorsione massima: 0,20% su 4-8 ohm 20-20kHz -1dB potenza nominale
Risposta in frequenza: 20-20kHz +/-0,2dB su 8ohm
Rumore di fondo: -104dB 20Hz-20kHz guadagno 32dB
Fattore di smorzamento: 200 su 8ohm
Impedenza d’ingresso: >10kohm
Dimensioni: 440x89x397mm LxAxP
Peso: 11kg
Distributore ufficiale: al sito Exhibo
Prezzo alla data della recensione: 2.899,00 euro
Sistema utilizzato: all’impianto di Paolo Mariani