Dopo oltre trent’anni di progettazione d’eccellenza il leggendario Tim de Paravicini sembra avere ancora voglia di divertirsi. L’ultima digressione dell’eclettico guru dell’hi-end la troviamo proprio su una delle realizzazioni più recenti, l’amplificatore integrato EAR Yoshino 834.
Le griglie nere che proteggono la doppia batteria di valvole montate su due linee parallele in superficie sono disegnate a imitazione del tetto della King’s Cross Station di Londra. In effetti l’assenza delle solite calotte montate sulla maggior parte degli ampli valvolari dona a questa elettronica una linea molto accattivante. Anche il gioco cromatico della livrea è dinamico e vivace: è basato sul contrasto tra il lucido del frontale e delle corazze dei trasformatori alternato al nero, ancora lucido, dello chassis, con gli innesti del dorato dei comandi e delle terminazioni. La struttura appare molto compatta ed equilatera, non mastodontica ma di consistenza, con i suoi 20 kg dichiarati. Quando la si percuote emette una risonanza di lamiera, ma è robusta. La classificazione 834 non è altro che un acronimo numerico, nel senso che definisce la dotazione di 8 valvole finali EL34. Il modello in prova monta, al contrario, otto tubi 6L6 alternativi, che, in configurazione push-pull, sviluppano una potenza di ben 50 watt. Completano la batteria una coppia di pre e driver ECC83 e una di ECC85. La circuitazione è in pura classe A, di conseguenza il calore sviluppato risulta notevole, tanto da richiedere una collocazione dell’apparecchio con molta aria intorno. I trasformatori sono realizzati in azienda. Molto buoni gli RCA di ingresso, con un utile tape out e un ingresso phono opzionale. Altrettanto i terminali dedicati ai diffusori, allocati verticalmente sul top appena dietro i trasformatori d’uscita. Il doppio polo positivo consente il collegamento per un carico selezionabile tra 4 e 8 ohm. L’utilizzo della macchina risulta molto semplificato, non necessitando di alcuna regolazione del bias. Quindi: accensione, selezione della sorgente, volume e via.
C’è un fatto curioso su cui riflettere. Contemporaneamente all’834 è stato prodotto il modello 834T, ovvero la versione a stato solido dell’integrato, che, come il valvolare, utilizza trasformatori d’uscita in accoppiamento con i MOSFET. Praticamente è identico al primo, fatta eccezione per la potenza, che raggiunge i 100 watt. Originariamente era stato concepito come un ibrido, con uno stadio di ingresso a triodi. In seguito il progetto è stato variato con l’utilizzo di una coppia di MOSFET al posto delle valvole, come se i componenti fossero considerati equivalenti, con il doppio vantaggio, per i transistor, di riuscire raggiungere la giusta temperatura di lavoro più velocemente e di offrire maggiore facilità di accoppiamento. Ho cercato di immaginare il motivo di questa progettazione gemellare, ma non sono giunto a conclusioni clamorose. Fatta salva la sua natura anticonformista, credo che De Paravicini sia fermamente convinto che non ci sia differenza tra modalità valvole e stato solido, a condizione che il concept circuitale sia comune. L’ascolto sarà rivelatore.
L’inserimento dell’EAR nel mio impianto si è mostrata agevole, sia con funzione di integrato che di finale di potenza. Certo, accoppiato al mio Audio Tekne 8301 MKIII, acquista una marcia in più su tutti i parametri. Non mi stupisce per niente. Questo pre a trasformatori si comporta come un Re Mida, metamorfosa in oro tutto quello che tocca. L’esordio sonoro è tellurico. Mai sentito un ampli a tubi, pur di alta potenza, suonare in maniera così vigorosa. Non solo. Esibisce altresì un controllo dei bassi estremamente autorevole e anche questa caratteristica è notoriamente inconsueta nelle elettroniche termoioniche. Terza sensazione: è velocissimo. Tanto da insinuare veramente il dubbio che ci sia qualche batteria di transistori nascosta abilmente in qualche meandro del circuito. Ritorno alle basse frequenze, uno dei punti di eccellenza dell’834. Ostentano una fibra gagliarda e uno slam che scuote l’ambiente. La riproduzione del basso, inteso come strumento, è vivida e solidissima. Si possono chiaramente definire il corpo e la timbrica delle corde in nylon piuttosto che in metallo, così come la dimensione scenica degli strumenti, con grancasse e timpani che coerentemente tendono a occupare il bottom end dei piani sonori. Purtroppo i pregi descritti non si completano con un’estensione e una profondità adeguate. Per realizzare che sta suonando un amplificatore a valvole bisogna puntare l’ascolto alle frequenze medio-alte. L’esuberanza allora si quieta per lasciar emergere il lato più carezzevole della musica. Le voci dolci-suadenti, Norah Jones, quelle roche e abrase dagli eccessi, Tom Waits, o quelle acute e potenti, Meredith Monk, si liberano preservando intatta la personalità delle casse toraciche di appartenenza. Micro e macro dinamica, molto buone, permettono di discernere, nei brani pianistici, il lavoro della mano destra ben distinto dalla sinistra. Gli strumenti a fiato suonano caldi e armonicamente ricchi e veraci. Un sax baritono è sempre ben intellegibile rispetto a un soprano, così come un clarino basso contro un oboe o una tromba contro un flicorno. Non si notano illusionismi sonori quanto invece una realistica presenza fisica, che sia umana o strumentale. Salendo sul piano degli acuti l’ascolto non denota asprezze o sibili, anche nell’esibizione di alcuni strumenti, il violino tra tutti, notoriamente difficili e potenzialmente aggressivi anche dal vivo. L’insieme risulta ben livellato in termini di calore e dolcezza e la musica fluisce senza provocare alcuna sensazione di affaticamento.
Ogni seduta di ascolto con l’EAR Yoshino si è sempre protratta oltre le due ore producendo sistematicamente in me un vivo effetto di piacere. Contestualmente è andata maturando però la consapevolezza che mancasse qualcosa, una percezione di incompletezza che ha macerato le mie riflessioni sensoriali prima che critiche. O forse mi ero costruito delle aspettative che questa macchina non poteva soddisfare, proprio per l’idea che stava alla base del suo concepimento. Difetta di quell’energia che permette l’ascensione all’emozionalità, alla commozione, alla certezza che la musica ti è entrata nel corpo e nello spirito, per cui la stanza, per citare il poeta, non ha più pareti…
L’834 è un amplificatore che è molto ben costruito, che suona meravigliosamente, ma credo di poterlo annoverare come esercizio di stile e trionfo del manierismo. Quest’oggetto non aggiunge né toglie nulla alla gloria di Tim de Paravicini, dal quale, come riferimento assoluto dell’arte che amiamo, è lecito aspettarsi sempre qualcosa in più, un’idea, uno spunto che siano stimolanti per coloro che, come me, hanno trascorso più di quarant’anni ad ascoltare dischi. I meno esperti si ritroveranno a sfogliare ancora la margherita: valvole sì, valvole no, transistor sì, transistor no…
Caratteristiche dichiarate dal produttore
Potenza d’uscita: 50W/canale 30Hz-15kHz 1% distorsione armonica totale
Banda passante: 15Hz-40kHz a meno del 3% d.a.t.
Distorsione: <1% a ogni livello da 10mW a 50W
Fattore di smorzamento: 12
Rapporto segnale/rumore: 85dB
Sensibilità d'ingresso: 200mV
Impedenza d'ingresso: 47kohm
Consumo: 200 watt totali
Peso: 20kg
Dimensioni: 405x150x405mm LxAxP
Valvole: 2 ECC83, 2 ECC85, 8 6L6/EL34
Distributore ufficiale Italia: al sito de Il Tempio Esoterico
Prezzo Italia alla data della recensione: 6.600,00 euro
Sistema utilizzato: all’impianto di Giuseppe "MinGius" Trotto