L’importanza della copertina

08.04.2013



Premessa | Per rispettare le scelte progettuali dell'editore, le modalità di impaginazione e scrittura del seguente testo sono conformi allo stampato originale.

 

Custodire il disco in un confezione appositamente studiata e progettata è da sempre di fondamentale importanza.

La brillante idea di realizzare buste con disegni a colori venne nel 1938 ad Alex Steinweiss. Egli fu il primo ad avere la geniale intuizione di realizzare dei rivestimenti appositamente formulati per custodire gli album, adattando e unendo il disegno alla musica che esso custodiva. Le tristi buste monocromatiche scomparivano lasciando spazio a rappresentazioni grafiche multicolori.

 

La sua intuizione inizialmente non convinse i capi della Columbia, che temevano per i costi aggiuntivi derivanti dalla stampa colorata, ma l’idea fu vincente e gli album con le copertine da lui disegnate furono immediatamente dei bestseller.

 

Per dare un esempio dell’impatto della grafica e dell’immagine sulla custodia degli album possiamo considerare la rivisitazione dell’ “Eroica” di Beethoven che con la nuova custodia segnò un aumento delle vendite del disco di quasi il 900%.

 

Steinweiss, recentemente scomparso, è stato attivo nella progettazione delle copertine dal 1939 fino al 1973 e nella lunga carriera ha realizzato oltre 2500 copertine di album di classica, jazz e pop per le case Columbia, Decca, Everest e London. Molte sono oggi divenute leggendarie e quindi ricercatissime dai collezionisti, tre le più note quella del disco di George Gershwin “Rhapsody in Blue” e la “Sonata per pianoforte n. 5” di Beethoven su cui vi è il primo disegno di quel prisma multicolore che diventerà famosissimo per l’album “Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd.

Con la crescente popolarità della musica digitale, si è evoluta anche la necessità di “custodire” la musica. Il ruolo della copertina ha inevitabilmente subito un cambiamento: se l’industria della musica è chiamata a stare al passo con la tecnologia, anche le modalità di conservazione della musica sono cambiate, sino a quando con la diffusione dei formati digitali, la cosiddetta musica liquida, non ce ne è stata più la necessità.

 

Oggi siamo arrivati all’assenza del supporto, al “supporto immateriale”; dal 45 giri alla musica degli mp3, senza supporto fisico e quindi senza custodia. In questo modo all’assenza del supporto si associa quindi la mancanza di qualsiasi nota informativa, descrizione, approfondimento.

 

In molti sentono il bisogno di ritrovare un supporto per la musica, una custodia che non sia il foglietto a colori con la riproduzione di un’immagine in miniatura.

 

La copertina dei trentatré giri non può essere paragonata ad alcuna delle custodie degli altri supporti musicali. Essa non è un soltanto un contenitore di emozioni: è essa stessa motivo di emozione.

 

Il fascino della copertina è proprio uno dei motivi essenziali per cui il vinile non si è mai estinto.

 

Grazie alle copertine vengono stimolati quattro dei nostri cinque sensi: l’udito, il tatto, l’olfatto, la vista. Alla musica, quindi, si lega l’odore della confezione, l’immagine in risalto della copertina e la sua lettura durante l’ascolto.

Le distinte sensazioni individuate sono in grado di attivare nell’ascoltatore quel fenomeno che va sotto il nome di sinestesia: la contaminazione dei sensi nella percezione, durante la quale le stimolazioni uditive, tattili, visive e olfattive sono percepite dall’individuo come eventi sensoriali conviventi.

Quando entriamo in un negozio di dischi, o meglio ancora in una fiera a essi dedicata, lasciamoci impressionare, stupire, sorprendere e meravigliare da queste centinaia di colori che sono le copertine dei dischi.

Il colore, in particolar modo, diviene espressione visiva di un qualcosa di immateriale come la musica, e assume la capacità di provocare una sensazione, uno stato emotivo.

L’immagine sulla copertina dell’LP trova ampio spazio, adeguato per suscitare a sua volta sensazioni dell’ascoltatore. Le dimensioni della copertina, infatti, sono di per sé un ulteriore motivo di apprezzamento, tattile e visivo, che si prova associando la loro consultazione all’ascolto.

La tentazione di dare una forma alla musica è sempre stata molto forte: un importante passo si è avuto quasi immediatamente con l’introduzione delle immagini sulle copertine, e lo scopo si è raggiunto grazie all’ausilio della fotografia, che diviene la forma per la sua rappresentazione visiva.

 

La copertina è stata forma di espressione di artisti e quindi essa stessa è una espressione dell’arte.

 

Molte copertine sono state, infatti, create da importanti disegnatori e illustratori, e spesso interi libretti affiancano alla musica un lavoro grafico di qualità, trasformando il disco in un vero e proprio oggetto d’arte, un progetto di comunicazione relativo ai canoni artistici dell’epoca, ma non solo. Molte cover sono state realizzate da studi e da fotografie di artisti illustri quali ad esempio Andy Warhol. In Italia importanti disegnatori e fumettisti hanno realizzato bellissime illustrazioni che oggi sono dei riconosciuti e rispettati tocchi d’autore, e per fare solo alcuni esempi ricordiamo: Guido Crepax per il primo omonimo album “Nuda” di Garybaldi con la copertina apribile in tre parti; Milo Manara per “La Grande Avventura” di Riccardo Cocciante ed Hugo Pratt per “Mari del Sud” di Sergio Endrigo.

 

La copertina di un disco è inoltre una fotografia della società al momento in cui essa viene realizzata, risulta espressione del contesto, del momento e della musica che custodisce: la moda e le problematiche sociali, gli eventi e i simboli, vengono ripresi e diventano storia ed espressione attraverso la realizzazione di un’immagine statica di grande formato in bella mostra.

 

Le immagini che custodiscono il disco già lasciano percepire il tipo di musica che troveremo all’interno dell’album, i ritratti ci lasciano intravedere l’animo dell’artista e ci pongono in una sorta di sinergia, di unione, con esso prima ancora di ascoltarne la musica. Abbiamo immediatamente disponibile una rappresentazione dello spirito che anima i musicisti in un determinato contesto storico-culturale, e dell’approccio alla musica registrata.

I colori applicati a un’immagine sono così dei messaggi subliminali di quanto è presente all’interno del disco stesso, e ciò lo si può riscontrare, oltre naturalmente che attraverso l’ascolto della musica, anche attraverso la semplice lettura dei titoli e dei testi dei brani dell’album.

Molti generi musicali erano ben definiti, oltre che dai canoni musicali che li caratterizzavano, anche dalle immagini, disegni o fotografie, delle cover dei dischi a esso appartenenti.

In questi casi l’aspetto grafico assume una rilevanza particolare.

I colori accesi e le immagini indefinite caratterizzano i tratti della psichedelia (13th Floor Elevators, Iron Butterfly, Cream, etc.), la fantasia dei disegni e gli scenari immaginari quelli del genere progressive (Genesis, King Crimson, etc.)

 

La copertina di conseguenza non è una confezione per custodire l’album ma è parte integrante di esso: un supporto di una forma d’arte che a sua volta custodisce il supporto che ne contiene un’altra.

 

Essa è tutt’uno con l’album, l’illustrazione lo completa non solo dal punto di vista concettuale, fornendo come abbiamo riscontrato un’immagine alla musica, ma anche dal punto di vista estetico, diventando in alcuni casi un’icona indimenticabile.

 

Il rapporto tra musica e arti grafiche era strettissimo nell’epoca del vinile, intensificandosi nel corso degli anni Cinquanta e diventando inscindibile durante gli anni ’60, ’70 e ’80.

Molti dischi sono ricordati per la loro copertina prima ancora che per la loro musica.

 

Artisti famosi di vari periodi storici si sono cimentati nel dare un’identità visiva a singoli album, ma a volte anche a intere discografie di musicisti e gruppi, facendo in modo che nell’immaginario collettivo si identificasse con l’espressione visiva il genere e la musica.

Anche in questo caso gli esempi sono molteplici e, solo per riportarne qualcuno, ricordiamo Roger Dean per le copertine degli Yes, lo studio grafico Hipgnosis per i dischi dei Pink Floyd, Neon Park per la discografia dei Little Feat. In Italia i The Trip erano, e sono, riconoscibili grazie al lavoro dello Studio Up&Down, che tra le altre ha realizzato la magnifica copertina dell’album “Atlantide”.

Il gradimento e l’importanza della copertina è tutt’oggi testimoniato dal fatto che l’arte che su di esse ha trovato spazio ora trova sempre più riscontro negli eventi in cui vi sono mostre dedicate, ed ha creato un vero e proprio genere d’arte identificato dal termine “cover art”.

 

Conservare un capolavoro della musica custodito a sua volta in un capolavoro visivo è senza alcun dubbio motivo di ulteriore soddisfazione.

 

 

 

Nicola Iuppariello

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George Gershwin, Rapsodia in Blu, copertina Alex Steinweiss
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Beethoven, Piano Concerto N°5, copertina Alex Steinweiss
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Garybaldi, Nuda, copertina di Guido Crepax
Garybaldi, Nuda, copertina di Guido Crepax
Garybaldi, Nuda, copertina di Guido Crepax, sviluppo interno
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Riccardo Cocciante, La Grande Avventura, copertina di Milo Manara
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Sergio Endrigo, Mari del Sud, copertina di Hugo Pratt
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Yes, Tales From Topographic Oceans, copertina Roger Dean
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Little Feat, Downo On the Farm, copertina Neon Park
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The Trip, Atlantide, copertina Studio Up&Down
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di Nicola
Iuppariello
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