Lettore digitale CocktailAudio X30

04.03.2015

Introduzione

È passato un po' di tempo dall’ultima volta in cui ho desiderato recensire un prodotto. È facile per chi recensisce elencare il proprio punto di vista. Il proprio specifico punto di vista, in quanto si contano sulle dita di una mano quelli che sono attrezzati nel giusto modo per poter dire cose certe riguardo a apparecchi provati. Ma manca sempre qualcosa, si legge di tutto, si presume di tutto, si dà fiducia cieca a chi solo teoricamente dovrebbe guardare con gli occhi di chi a fatica racimola il sudaticcio mazzetto di banconote per acquistare l’agognato passo verso un olimpo d’ascolto sempre lontano. Invece la maggior parte delle volte la recensione e/o l’analisi degli apparati audioriproduttivi – detta così sembrano quasi organi sessuali e forse in parte lo sono per l’audiofilo – è esposta più come una prestazione di rappresentazione invece che un rito vero e proprio.

 

Sono sempre stato consapevole che non esiste recensore migliore e al di sopra delle parti dell’acquirente finale. Un negoziante dirà sempre faville e non si è mai visto un produttore dire che il proprio prodotto fa schifo. Un importatore, alla pari del negoziante a cui pure vende. Ma alla fine chi ne paga le spese è solo l’utente finale, che con le orecchie piene di paroloni e gli occhi saturi di immagini che quasi sembrano ritoccate con Photoshop si ritrova tra le mani un hamburger come quelli di McDonald's: inebriante nei cartelloni posti all’ingresso, scarno e squallido quando si apre il famigerato scatolotto di carta.

 

Compro SEMPRE gli oggetti che desidero recensire – quando ne ho la possibilità – e da UTENTE e non specialista o recensore guardo, ascolto e giudico. Posso permettermi di farlo visto che so esattamente come si costruisce un oggetto allo stato dell’arte. Come ACQUIRENTE, infine, ne ho tutti i diritti, acquisiti nell’attimo in cui ho sborsato l’importo per possedere l'oggetto in questione.

 

Il diritto di un consumatore è sacro, così come lo è per lo stesso esprimere le considerazioni legate al prodotto acquisito. Indi ora mi soffermerò sull’ultimo acquisto da me fatto dopo aver letto e sentito come sempre faville e meraviglie. Vi dirò non secondo il mio punto di vista, ma secondo canoni di qualità indiscutibili che ho acquisito negli anni come tecnico e acquirente, come è in realtà il CocktailAudio X30.

 

Prima di descriverlo, considerazioni importanti

Come la gran parte degli audiofili, anche io mi sono spostato pian piano verso i file ad alta definizione dopo anni e anni dedicati a far suonare i CD. La versatilità ma ancor più la capacità dei sistemi di lettura file, più che delle famigerate macchina di lettura meccaniche, ha spodestato brutalmente meccaniche e lettori integrati dai nostri impianti e nonostante per i nostalgici restino punta di diamante come lo è per gli appassionati il vinile, obiettivamente non si può dire nulla di negativo a riguardo. Dopo trent'anni finalmente un sistema valido atto a valorizzare una qualità che prima era fruibile solo per pochi benestanti. Mentre ora, con l’avvento e la commercializzazione dei Computer/PC il suono audiophile è più alla portata di tutti.

 

Guardo tutte le meccaniche che ho impilate e che sono stare fonte di notti insonni per farle suonare in modo che potessero restituire tutto ciò che è contenuto nei dischetti luccicanti. Partendo dalla Wadia WT3200, alla Wadia 2000 fino alla Wadia 7. Macchine stupende da modificare e magiche, sempre vincitrici messe a confronto con i centomila nuovi formati inventati solo per fregare gli utenti e far ricomprare ogni volta l’intera discografia in HDCD, SACD, DVD Audio e blah, blah, blah… Questa volta invece non dovremo buttar via tutto come ci hanno fatto credere ogni volta, bensì semplicemente affiancare al nostro sistema di riferimento un’appendice innovativa in grado di esprimere musicalità e contenuti in modo semplice, rapido e versatile come mai fino a ora nessun sistema suppletivo/periferico o innovativo è stato in grado di fare.

 

Chiedo scusa come sempre se appaio logorroico e dispersivo, ma è la passione che mi coinvolge e non mi vergogno di esporla. Mi sento come fossi in un salotto con tutti i lettori di ReMusic ad ascoltare musica e cianciare di quello che certamente è un prodotto, ma che può divenire anche un desiderio, un oggetto da amare e curare, un compagno nelle ore dedicate alla musica. Tutto dipende da come lo si guarda e, soprattutto, si ascolta.

 

Questa lunga prefazione perché da circa un anno ho iniziato a cercare una macchina per lettura multimediale, cioè da quando ho completato il mio sistema di lettura per i file HD da disco rigido anziché dall’amatissimo CD.

 

Il mio sistema di riferimento inglobava una coppia di PC/computer di riferimento: un MacPro17 e un Asus Touch27 di ultima generazione stragonfi di memoria e programmi dedicati per il rippaggio e la riproduzione audio dei file HD. Nello specifico mi sono trovato bene solo con JRiver, più precisamente Media Center 17, un sistema M2Tech Evo con interfaccia, alimentatore dedicato e anti-jitter totalmente modificato, connessioni digitali e USB LuxSapienti e il mio convertitore MT1 totalmente modificato con stadio di uscita ibrido con valvole guadagno zero e trasformatori Chicago. Le molteplici prove a confronto hanno portato il sistema a riprodurre in modo totalmente identico – per identico intendo proprio tutto, dalle emozioni alla posizione strumenti e tutto il resto – il contenuto riprodotto dai miei precedenti sistemi di riproduzione di riferimento.

 

Ma usare un computer è comodo fino a un certo punto. Troppi ammennicoli ammucchiati nell’impianto, scarsa anche l’immediatezza dell’utilizzo e il posizionamento di un monitor o del portatile dove imperano mediamente solo stupendi frontali lavorati e luminosi display. Insomma… cercavo anche io come la gran parte dei cultori del suono un oggetto che inglobasse in sé ogni pregio del sistema eliminando gli scomodi e esteticamente sgradevoli difetti.

 

Da qualche anno anche i costruttori si sono resi conto delle esigenze del mercato e sono spuntati tantissimi apparecchi per la riproduzione multimediale. Inutile dire quanto l’iPod abbia aperto la strada a questo nuovo filone di mercato… Anche io ho nel dimenticatoio il famigerato lettore di file Low-Fi che ormai uso solo quando faccio jogging e la base Wadia per collegarlo all’impianto come – pessima – sorgente digitale.

 

Ma perché da due anni a questa parte non ho acquistato nulla? Eppure sono stati fatti passi da gigante in tal senso. Il formato WAV, che personalmente reputo il migliore perché non compresso, occupa una vagonata di spazio sull’HDD e i quattro tera diventano pari a una pennetta USB quando carichi discografie enormi come la mia… Salvato dal Flac che comprime per stoccare per poi decomprimere alla lettura, ho risolto quantomeno quel problema, rimanendo comunque al vecchio sistema di lettura.

 

I motivi del mio evitare i media center solidi sono stati dettati dalla semplice razionalità. Pensieri che ho avuto al riguardo e che non penso siano solo miei. Da una rabbia indescrivibile che ho ormai da sempre verso chi costruisce oggetti limitati o scadenti. Verso chi sembra non abbia mai usato neppure una volta personalmente le cose che fabbrica. Su questo suggerisco una riflessione che mi auguro ritroviate anche nei vostri pensieri.

 

File HD: ma che vuol dire? Sono propenso a credere che definisca come termine un contenuto ad alta definizione, ossia… di alta qualità. Ma, se così è, perché la gran parte dei lettori in commercio NON ha l’uscita digitale elettrica? Chi ascolta contenuti ad alto livello è implicito che abbia anche un impianto di pari caratteristiche. O si accontenterebbe di attaccare l’iPod col suo cavetto cencio per ascoltare scarnificati i propri brani preferiti. Quindi, perché – e qui mi rivolgo a chi costruisce tali oggetti – non ragionate su cosa vuole l'utente? Sarà logico pensare che chi ascolta in modo esemplare non avrà mai nell’impianto un lettore CD integrato ma una meccanica con convertitore?

 

Teac, Marantz, Pioneer, Sony: tutti si sono lanciati a fare apparecchi per la lettura dei file audio ma nessuno si è mai degnato di fare sul proprio sito una pagina di comunicazione con i clienti per chiedere a loro cosa vogliono da un apparecchio simile! Ma che senso ha costruire altre macchine che resteranno stoccate in magazzini e che nessuno comprerà o, se lo farà, ne resterà deluso? È proprio vero allora che un’azienda più è grande e meno considera i propri utenti... Resta di fatto che ho visto molti apparecchi che apparentemente sembravano essere quel che cercavo. Poi a uno mancava una opzione, all’altro un’altra e così via. Fino a rinunciare a un acquisto che sarebbe stato inutile o comunque limitato nell’uso.

 

Ma cosa cercavo esattamente?

 

Volevo semplicemente una macchina in grado di fare esattamente tutto ciò che in audio e video – questa del video la descrivo meglio separatamente, anche perché è importantissima – fa il sistema computer/M2Tech al mio impianto audio, quindi:

  • uscita digitale elettrica - l’unica ben suonante, le altre sono fetide
  • la capacità di stoccare internamente alla macchina una infinita quantità di file sia audio che video, così da eliminare mille collegamenti e dischi esterni
  • una uscita analogica che potesse essere intanto di qualità e poi con l’opzione fissa/variabile nel caso si volesse utilizzare l’apparecchio anche come pre o solamente anche solo per regolare il volume di uscita là dove molti puristi non hanno nell’impianto il pre con comando motorizzato del volume
  • ingressi analogici per poter registrare in HD da una sorgente come un giradischi o un lettore di audiocassette/bobine, ovviamente con tutte le opzioni di registrazione possibili, quali un riduttore di rumore, un soppressore di disturbi per il giradischi, la regolazione dei livelli con tanto di limiter e magari incorporando pure un compressore/espansore che suoni come un DBX118 da tenere a zero in registrazione
  • un equalizzatore grafico e uno parametrico che funzioni su tutte le uscite disponibili siano esse analogiche e/o digitali - con un chip da pochi euro si fa tutto, indi poche balle
  • che legga ogni tipo di file audio esistente, lo converta se lo si vuole, si possa far migrare ovunque si voglia e perché no, possa anche creare file uniti a compilation come fosse la gestione del vecchio iTunes, visto che il nuovo è pessimo, quindi rinominare, unire, copiare, eliminare e definire anche una graduatoria dei file e marchiare i preferiti
  • che cerchi automaticamente le cover degli album caricati e che possa ovviamente collegarsi in LAN/Wireless alla rete domestica,
  • che autoaggiorni sistema e funzionalità
  • e più, di ogni altra cosa, che sia di una semplicità disarmante la prima accensione e configurazione del sistema
  • che abbia il manuale anche in italiano - non siamo il terzo mondo e, se una ditta viene qui a vendere un prodotto, deve fornire il manuale dell’apparecchio tradotto nella nostra lingua, specialmente se nel setup/menu della macchina questa lingua è presente. Dovrebbe essere obbligatorio per le aziende estere di fornire i manuali in italiano se vogliono entrare nel nostro mercato. Siamo stufi di diventare scemi dovendo tradurre alla meglio manuali in altre lingue...
  • deve avere inoltre l’uscita video HDMI per poterlo collegare a monitor o TV così da poter gestire comodamente una eventuale mega discografia velocemente come fa JRiver o ancora meglio avere proprio un lettore funzionale ed esteticamente simile a Media Center 17 da poter gestire in touch su uno schermone
  • riferito all’uscita video, specifico che tale lettore dovrebbe permettere all’utente non solo di gestire i file audio, ma anche quelli video caricati sull’HDD interno o su supporti rimovibili esterni, visto che anche l’audiofilo dall’orecchio più fini, adora ascoltare concerti da YouTube - Quindi deve potersi collegare dando modo di visualizzare pari pari a un computer qualsiasi video disponibile, indirizzando il video all’uscita dedicata Hdmi – magari con uno scaler a 1080P che ormai si trova anche dei lettori DVD da cinquanta euro – e l’audio ovviamente sulle uscite analogiche/digitali disponibili
  • non di meno la possibilità che il lettore presente nell’unità legga anche qualsivoglia formato video compresi i Blu-ray
  • riguardo all’aspetto, è ovvio che dovendo inserirlo in impianti di alto livello non può di certo essere uno scatolotto raffazzonato alla meglio come un PC. Deve avere invece pari peculiarità sia estetiche che di gestione e funzionalità, indi un frontale ben lavorato e gradevole da inserire ovunque in modo che possa integrarsi al meglio con qualsiasi impianto preesistente. Essendo una sorgente di classe è il minimo. Ancora meglio se dotato a scelta di fianchi in legno o baffi da rack con maniglie. Io personalmente cerco una macchina simile da un pezzo per inserirla del mio banco test principale che incorpora esclusivamente apparecchiature a rack. Manopole e comandi chiaramente devono essere saldi e di buona fattura: quindi niente manopoline in simil alluminio. E altrettanto vale per pulsantiere e interruttori
  • le connessioni devono essere obbligatoriamente di alta qualità. Una macchina come quella che ho descritto dietro deve essere solo piena di WBT, a 50 ohm per l’analogico e a 75 ohm per il digitale. Robuste e di certo non saldate alle schede, onde evitare con lo stacca&attacca continuo&classico di noi audiofili di danneggiare i collegamenti e la macchina di conseguenza.

Detto questo, è implicito che un apparecchio che costerebbe inizialmente un migliaio di euro, passerebbe subito almeno a duemila finito. Ma secondo me l’utente evoluto – e pagante – li spenderebbe volentieri per un oggetto ben fatto e di certo migliore.

 

L’acquisto

Qui le cose si fanno più complesse, almeno per me così è stato.

 

Su richiesta di un mio cliente, bisognoso quanto me di dotarsi di un lettore multimediale di alto livello, mi sono preso carico di cercare cosa sul mercato fosse al momento il prodotto migliore e ovviamente corrispondente ai canoni qualitativi che ho precedentemente descritto.

 

Tra i mille prodotti esistenti ho chiaramente escluso a priori tutti quelli economici che per logica magari hanno funzionalità buone ma un pessimo suono in uscita sia essa analogica o digitale. Non è spocchia ma nessuno venderà mai una Porsche al costo di una Panda. In giro ce ne sono molti visto che i file HD o comunque audio-PC sono ormai ovunque e fruibili a qualsiasi livello qualitativo.

 

Gira e rigira li ho esclusi praticamente quasi tutti dato che, volendo una sorgente pura, non mi accontentavo di qualcosa che fungesse come un apparecchio integrato. Volevo poter interfacciare la macchina al convertitore esterno con le mie connessioni di riferimento. Finisco sul CocktailAudio. Leggo, rileggo, osservo e ci ragiono su. Ho pensato: "non male". Chiamo allora il cliente e ne parliamo come se l’acquisto fosse già stato fatto. In realtà cercavo da tanto un prodotto simile e di conseguenza già immaginavo e sapevo che quello che avremmo preso per prova sarebbe rimasto a me come sorgente da infilare nel banco test e che successivamente quello per lui lo avrei preparato al meglio per inserirlo nella sua catena audio di altissimo livello.

 

Aveva anche lui, come me, perplessità riguardo a una fantomatica uscita HDMI presente nei collegamenti, motivo per cui ho considerato la macchina oltre al collegamento digitale elettrico. Il dubbio era sul fatto che la macchina potesse o meno far girare dei file video restituendo anche un audio di alto livello, indispensabile per chi guarda concerti o magari registrazioni inedite, non esistenti come prodotto da acquistare ma fruibili gratis su YouTube.

Avrebbe mostrato su quella uscita HDMI solo il menu dell’apparecchio e la gestione della discografia? Oppure per libidine assoluta anche fatto girare file video? Oppure ancora collegandosi via rete avrebbe concesso di vedere video di YouTube come con un computer?

 

Per motivi di mera opportunità economica e di cortesia di servizio, personali e insindacabili, il mio cliente decide di indirizzarsi a un rivenditore tedesco per acquisire l’oggetto. Siamo nella Comunità Europea, indi garanzia e legittime coperture sono open. L’X30 viene acquistato regolarmente dal negozio Kolumbus24.com, che è stato molto disponibile e gentile, con tanto di HDD da quattro tera già inglobato e pennetta Wi-Fi compresa, per un prezzo di 1.313,90 euro totali, compresa IVA e spedizione.

 

Dopo due giorni viene consegnato l’apparecchio direttamente a me dalla Germania. Spedizione veloce e sicura, doppio imballo, tutto perfetto. Apro e verifico il contenuto. Una busta contenente manuale d’uso, una mappazza di tre centimetri in formato A4 che poi si rivelerà solo in tedesco/francese/inglese… italiano, nisba. Telecomando in una bustina molto graziosa, con pile sigillate. Scatolina con antenna USB per il Wi-Fi: un optional da venticinque euro in Italia, qui invece fornita nel pacchetto. Cavo di alimentazione, disco software FreeDB marchiato CocktailAudio e card con codice x Simfy che devo capire ancora cosa è...

 

L’apparecchio è nero, secondo me molto più bello di quello anodizzato, considerazione comunque puramente soggettiva. Mi colpiscono subito come un treno sui denti le due manopole di controllo che, ancor prima di averlo collegato, al tatto denotano una grande debolezza strutturale, sia come materiale stesso delle manopole che sono simili a quelle di un cubo, sia perché... "ballano". Mi guardo bene il frontale, a questo punto spinto da quella pessima prima impressione, e noto che anche i pulsanti presenti sono di fattura consumer mentre un bel display mi dava una sensazione di tranquillità. Combattuto tra il desiderio di rimetterlo nella scatola e volerlo collegare, ho voluto impormi di restare neutrale come giudizi dato che alla fine la macchina come scopo principale ha quello di suonare bene.

 

Questo per quanto riguarda l’acquisto nudo e crudo, ma non è finita… il bello se così vogliamo dire viene ora.

 

Collegamenti e messa in opera

Collego il cavo di alimentazione, quello LAN di rete e inserisco la pennetta con l’antenna per l’Wi-Fi: ho pensato che, essendo una macchina multimediale avrei dovuto fare aggiornamenti. Accendo... Startup un po' lento, continuo a non voler pensare male e vado avanti. Si apre il menu principale, bellino, poche icone che ravanando portano un po' ovunque nei vari settaggi della macchina oltre a regolazioni e selezione di IN/OUT: qui ho iniziato a tribolare…

Non ho mai preteso di essere una cima ma quando accendo un apparecchio nuovo mi metto nei panni dell’utente medio che nulla sa e tutto deve imparare e capire: le macchine migliori sono quelle che aiutano l’utente e non lo fanno rimbecillire, comunque.

 

Provo ad aggiornare il sistema. Niente. Provo allora a caricare il disco software allegato di FreeDB. Niente. Mi dice ERROR. Penso che sia strano e guardo nello slot dove dovrebbe essere l’HDD da quattro tera. C’è. Ma, allora? La macchina per logica dovrebbe avere un suo banco di memoria senza dover utilizzate un banco esterno. Se lo compro senza HDD, che faccio, non lo uso? A questo punto prendo il manuale in formato Bibbia e qui appunto scopro che l'italiano manca. Mentre io, ovviamente, ho settato fin da subito la macchina in lingua italiana...

 

Decido di mandare un'email al rivenditore tedesco, che mi ha risposto subito ed è stato disponibilissimo. Altrettanto la casa madre. Il punto era formattare l’HDD interno optional su cui si doveva caricare il disco di FreeDB, cosa a cui nel frattempo ero arrivato pure io per logica... Riguardo al manuale in italiano invece ho dovuto scoprire che NON esiste dalla casa madre, la quale mi ha cortesemente mandato un PDF di quello in inglese che ho già iniziato a tradurre per avere almeno un riferimento in italiano.

 

Mi arrabatto nel manuale e estrapolo alla meglio un po' di info. Formatto l’HDD esterno in Linus, perlomeno sta scritto che così è più veloce e riprovo a caricare il disco di software FreeDB. Finalmente lo piglia e installa, ma senza l’icona per la lettura mentre quella per il ripping del display è inattiva. Indi ci si pianta lì fino a che non sono state fatte le operazioni di preparazione. Nel frattempo… mi accorgo che per tanta attenzione prestata nell'inserire il disco nel lettore, un drive da PC come quello di un Mac che incorpora gli stessi difetti, ho leggermente rigato il disco perché la fessurina dove si immette il disco è studiata malissimo. Non è che ci vuole una scienza a fare uno svaso sul frontale in modo che non si rischi inevitabilmente di rigare ogni CD che si mette. E a quel punto mi è passata da subito la voglia di mettere dentro il suo lettore i miei preziosi CD col dubbio che me li rovini tutti… Comunque, vado avanti e azzardo un CD dopo aver collegato incuriosito l’uscita amplificata dell’X30 a una coppia di Mirage M1Si totalmente upgradate e decisamente ben suonanti. Se avesse suonato bene sarebbe stato un ottimo monitor per gestire i file o addirittura per chi vuole la qualità assoluta minimizzando i componenti all’essenziale: una soluzione ottima ed economica. Ascolto con un mio disco di riferimento… Mmm, strano, collego per avere un confronto certo una coppia di finali mono Marantz Esotec Ma-5, ovviamente girati in classe A e nell’ingresso DC usando le uscite analogiche dell’X30. Primo appunto sulle connessioni: i cavi che ho utilizzato sono i segnale a linea rigida LuxSapienti. Favolosi ma un pericolo per connessioni posticce che oltretutto sono saldate direttamente alle schede e non avvitate saldamente al fondello della macchina. I connettori ballano e a fatica reggono la torsione esercitata dai cavi, che sono stati sagomati per non forzare, comunque pesano e fanno leva.

 

Secondo appunto sempre sui connettori: sono di qualche decimo più piccoli del normale. Questo implica una stretta maggiore delle boccole con connettori volanti seri come i WBT, che ho dovuto tirare fino al fondo e ancora non tiravano bene, facendo un po' di forza si sfilavano, e un pessimo collegamento con cavi normali che più di tanto non serrano sulla massa dell’RCA.

Comunque, un altro mondo chiaramente è lo stadio finale fornito a valle del sistema, un cinquanta watt di targa per canale, elargiti da uno stadio digitale lillipuziano che comunque per ciò che è fa già i miracoli, ma è tutt’altro che musicale e sconsiglio di usarlo poiché è come una Panda alimentata con la V-Power. Invece l’uscita di linea analogica è molto meglio, non eccelsa ma perlomeno ascoltabile. Nota dolente: non esiste il controllo del volume su questa uscita di linea che pilota invece solo quella amplificata dell’X30. Pessima scelta costruttiva direi, dato che magari c’è chi come me vorrebbe collegare la macchina direttamente a dei finali esterni di potenza usandola anche come preamplificatore.

 

Abbandono sia l’uscita di im-potenza che quella ana-logica per passare a quella digitale elettrica che per me è l’unico collegamento possibile in qualità. Collego il digitale LuxSapienti al connettore Digital Out, un altro RCA da due soldi da stampato a 50 ohm... Ma il digitale elettrico non è a 75 ohm! Jitter e fase dove vanno a finire? Progettista Radio Elettra? No Alpitour? Come ovvio anche con il cavo digitale devo strizzare la boccola del WBT fino in fondo o si sfila e il connettore si muove ovunque mentre il cavo applica una leggera torsione per via della rigidità. Un po' timoroso verso il mio convertitore e specialmente nei confronti del chip di ingresso collego, accendo e... wow! Di colpo per un attimo dimentico tutte le raffazzonature che ho visto fino a ora mentre un suono ricco di armonici e dettagli mi massaggia dolcemente ma con vigore i padiglioni auricolari! Cavolo, suona!

 

Rinfrancato da questa piacevole sorpresa, comincio a fare un po' di prove tra CD usando il famigerato lettore rigadischi, i file di una pennetta esterna e quelli caricati nell’HDD da quattro tera interno. Praticamente identici. Buono. Ma confrontando il meglio ottenibile con una sorgente esterna di riferimento lo stesso CD risulterà ancora così elevata la qualità di riproduzione oppure usciranno inquietanti differenze che mi faranno desistere nell’utilizzare questa nuova sorgente al posto di computer e M2Tech?

 

Davide e Golia a confronto. La Wadia WT3200 modificata con la M2Tech e PC sono arrivati alla pari nelle prove di ascolto. Indi, confrontando le stesse con l’X30 mi aspetto perlomeno di ottenere lo stesso risultato, altrimenti ho buttato via letteralmente 1.400 euro per un oggetto costruito non in modo eccelso e pure peggiore in qualità dei miei sistemi attuali per la lettura degli stessi file.

 

Nel mentre, ravanando per i settaggi vari mi rendo conto che, come presumevo, tutto ciò che di video fa l’X30 sull’uscita HDMI è mostrare il menu e per grazia concessa far vedere foto... Ovvio che mostrando le cover della discografia la macchina possa far girare anche foto, ma almeno non ditelo giustificando che è un oggetto solo audio per puristi ed è per questo che il video è scartato. O al massimo dichiarate che è un apparecchio solo per ciechi e fate il telecomando con i tasti in braille unito a un menu con comando vocale...

 

Una cosa che invece mi ha divertito è stato incrociare un equalizzatore nel setup audio dell’apparecchio dove la voce "parametrico" mi ha subito catturato l’attenzione. Apro. Ah, ah, ah! Un grafico "della mutua"! Che oltretutto funziona solo sull’uscita amplificata e manco su quella di linea. Ma dàiii! Cari e bravi progettisti della CocktailAudio, avete mai visto come e cosa è un equalizzatore parametrico e la differenza da uno grafico? Un’icona EQ sarebbe stata sicuramente meno deludente. Personalmente godevo già come un riccio pensando di poter sistemare il suono dell’amplificatore interno… Ma con un grafico è impossibile! Credo che ogni utente che si ritroverà a vedere quell’icona proverà le mie stesse sensazioni di sgomento.

Nota importante: mentre cercavo in rete il famigerato manuale in italiano, cosa mi appare? Il neonato CocktailAudio X40! E che cxxxo! Non potevo crederci. Ma come? Ho cercato come un matto e dopo due giorni mi esce un modello superiore? Eh, sì, la legge di Murphy colpisce sempre. Fu così che, un po’ di tempo fa, dopo aver avvitato 3.746 bulloni mi accorsi di non aver messo le rondelle! Guardo le caratteristiche ufficiali, cerco di capire, trovo il PDF della presentazione e noto con piacere che parte dei difetti che ho riscontrato sul 30 sul 40 sono stati eliminati. Via le manopole scadenti, ora sono ricavate dal pieno indi sono certo che non ballano e certamente non avrebbero potuto montarle sugli alberini del 30. Via anche lo stadio finale, grazie, le orecchie sono felici. Nota di merito per aver inserito la possibilità di usare una tastiera esterna per editare al posto dello scomodissimo telecomando che pare inviare un sms quando si deve rinominare qualcosa: non posso crederci! L’uscita di linea è anche variabile… è Natale? Penso: io in due ore che ho usato l’X30 ho notato ogni difetto, loro che lo hanno costruito, in mesi e mesi di prove e progetti, no?

Guardo meglio e noto però che le connessioni, a parte la principale di linea su cui svettano due Cannon per l’uscita bilanciata e una coppia di RCA avvitate saldamente, sono uguali a quelle dell’X30 e vedendo le viti di bloccaggio dei connettori da stampato mi rendo conto che anche quella cosa non l’hanno sistemata…

 

Ora, dato che questa è la recensione dell’X30 e non dell’X40, torniamo sui binari principali. Era doveroso comunque far presente la news, così che dopo aver letto questo articolo, chi desidera comperare l’oggetto abbia quantomeno modo di poter scegliere. Non fatevi ingannare dai siti dei vari distributori, perché l’X40 non lo troverete per ora. Perlomeno io non sono riuscito a trovarlo da nessuna parte se non su presentazione in PDF. Il prezzo dovrebbe essere sui 1.300/1400 euro senza opzioni di periferiche o HDD, quindi molto vicino a quello dell’X30.

 

Guardiamo l’X30 da dietro nel dettaglio, mentre lo preparo per il confronto dell’uscita digitale… Nonostante la scarsa fattura, il parco di connessioni appare piacevolmente completo quanto a in e out, anche se l’X40 è di gran lunga più versatile e completo. Presente l’uscita analogica di linea sbilanciata, come detto solo fissa, le uscite digitali comprendenti ottica, elettrica e bilanciata. I quattro morsetti per i diffusori dell’uscita di potenza, economici ma buoni, accettano fili di dimensioni importanti e banane. C’è anche l’ingresso digitale per usare l’X30 come DAC, un’uscita ottica e una elettrica, un ingresso analogico solo linea, che nell’X40 è doppio di cui uno phono per rippare i vinile, quasi mi viene voglia di cantare. Poi si trova la presa di antenna per il tuner interno con RDS, l’uscita HDMI, solo per visualizzare il menu ed eventualmente foto, la presa Ethernet LAN per collegarlo alla rete e due prese USB di cui una occupata da subito per inserirci l’antenna USB del Wi-Fi. Quindi alla fine resta solo una USB dietro e una frontale per collegare ulteriori HDD o pennette, come nell’X40 che, oltre all’uscita bilanciata di linea, che è anche variabile, ha anche un ingresso MM dedicato al rippaggio del vinile oltre a uno solo linea.

 

Finite le connessioni è ben visibile lo slot con viti a mano per inserire l’HDD di stoccaggio file, che di serie è vuoto, e che su questo X30 ho scelto di riempire con un HDD da quattro tera, in modo da gestire tutti i file preferiti direttamente da lì e le cose che mi interessano meno o fugaci sulle prese USB esterne. Come ho già sottolineato, occhio ai connettori RCA di in e out vari perché con un minimo di sforzo vi mollano e si muovono, rischiando di spaccare le saldature sulle schede a cui sono assurdamente e direttamente attaccati.

 

E andiamo avanti con l’ascolto…

 

Gradevole il tuner in ricezione analogica, anche se l’RDS è strano e appare il nome stazione solo dopo aver aperto e visualizzato il nominativo. Averlo sull’uscita di linea e quella digitale è comunque gradevole. Il suono non è certo come quello di un sinto Revox d’annata ma ci si accontenta, cioè la separazione è allineata a quella di qualsiasi tuner digitale in commercio, così pure la sensibilità, buona collegando l’antenna filare fornita di serie.

 

Zavorro l’X30 piazzandoci sopra una bella meccanica Wadia 3200 modificata e parto con i confronti.

 

Connessione digitale elettrica LuxSapienti e convertitore MT a uscita ibrida. Il disco usato per la prova è come sempre l’Ultimate Demonstration Disc Ita, vecchiotto ma sempre buono per confrontare buone macchine. La prova com’è doveroso fare, è compiuta ascoltando bene prima la meccanica solida per poi passare a quella multimediale, così da consentire al cervello di percepire immediatamente discrepanze e/o carenze/incrementi, cosa molto meno avvertibile passando da un peggio – eventuale – o comunque diverso, al meglio.

 

L’ascolto

La prima prova che ho fatto, messo in opera l’apparato, è stato di rippare subito un CD per sentire se e quanto la copia fosse speculare al supporto originale: è apparso sin da subito che la copia è venuta pari pari, ma questo non definiva un risultato rilevante, bensì il confronto vero era proprio di mettere allo start due sistemi di riproduzione molto distanti tra loro, la vecchia meccanica e il multimediale.

 

Sin dalle prime note di Rebecca Pidgeon con Spanish Harlem ho percepito immediatamente qualcosa che mancava all’X30. Il contrabbasso, così come il pianoforte, svuotati, finti, un po’ stucchevoli. Mentre con la Wadia tutto è ben disteso e sereno, dinamico ma delicato, naturale… Le maracas nell’X30 picchiano le orecchie e la voce di Rebecca è legnosa. I riverberi dell’ambiente ci sono ma quasi fossero spinti verso un unico punto di ascolto. La profondità è buona ma non eccelsa, manca proprio quella sensazione in cui l’impianto svanisce per lasciare spazio a qualcosa di eterico, di vivido e vero, togliendo ciò che il corpo brama, ascoltando un suono, qualsiasi esso sia.

 

Non dico che l’X30 sia scarso, capiamoci, è sempre facile prendere le parole e interpretarle a proprio modo invece di capire che questo tipo di descrizione è espressamene emotiva, legata a parametri che normalmente anche l’audiofilo più esperto ha come punto di riferimento. Sto letteralmente esasperando le macchine collegate in un sistema solo apparentemente semplice e minimalista, ma non è per niente così.

 

Le Mirage M1Si che stanno suonando hanno nulla a che vedere con il prodotto di serie, i Marantz Esotec Ma-5 sono totalmente originali ma ben-suonanti e in grado di rendere i contenuti molto intellegibili. Per molti versi inarrivabili – a mio modesto avviso – le connessioni LuxSapienti. L’X30 è invece come mamma lo ha fatto mentre il mio DAC è modificato da panico e ha spodestato qualsiasi altro DAC gli avessi messo a fianco: Accuphase, Wadia, Apogee, MSB, Theta, Stax e chi più ne ha più ne metta… E infine altrettanto la meccanica WT3200 che uso di riferimento. Quindi è una prova che esaspera di certo le caratteristiche di un apparecchio come l’X30 e le differenze che ho potuto percepire io in molti impianti di sicuro sono impercettibili, dato che i dettagli, la magia della naturalità e tutto ciò che è inglobato nel suono è riprodotto solo parzialmente e in qualche modo artefatto.

 

Tranquillizzatevi quindi e non tirate la riga su un apparecchio che comunque ha potenzialità e che va guardato, giudicato e comprato solo ed esclusivamente come qualsiasi altra sorgente, con personalità propria che in base all’impianto dove viene inserito può dare o meno indimenticabili ascolti.

 

Siamo di certo a confronto con una macchina che suona discretamente bene, non arriva al livello della M2Tech Evo che ha pareggiato la Wadia WT2000 nelle prove, seppure per farlo ci siano volute connessioni inarrivabili, il che rende il sistema alla portata di pochi… Altrettanto il Max Research Interface, nonostante fosse un sistema a me poco gradito e un po’ raffazzonato, devo dire che si avvicinava molto alla Evo. Quindi anch’esso sino a questo punto paragonabile alla 3200 e ai migliori sistemi di lettura, usando sempre i miei riferimenti ovviamente.

 

Impianti valvolari o comunque eufonici di sicuro gradirebbero l’arrivo dell’X30. Mentre per quelli radiografanti lo eviterei per non peggiorare ulteriormente le cose. Per semplificare direi che in impianti che possono andare fino ai diecimila euro o là dove sono presenti lettori CD di livello più modesto l’X30 è sicuramente una gran bella sorgente multimediale, di certo preferibile e superiore a lettori CD pari costo. Per tutti gli altri, consiglio vivamente di ascoltarlo attentamente prima a confronto col vostro attuale sistema di lettura e solo dopo decidere per l’acquisto.

 

Devo fare ancora una prova che credo sia decisiva e che possa sicuramente riportare l’X30 in vetta: caricare nell’HHD interno un file che ho rippato dallo stesso disco con EAC e il mio precedente sistema di lettura multimediale. A pelle credo che il tallone d’Achille sia il lettore da PC incorporato nella macchina. Mi ha stupito dall’inizio proprio l’opzione di utilizzare in una macchina superiore una meccanica simile. Oltre ai difetti riscontrabili per l’inserimento del disco, che può rigarsi, è nettamente inferiore alla meccanica usata per l’X12, che invece ha un lettorino gradevole con tanto di cassettino che a naso credo sia molto migliore anche come lettura. Mi duole notare che anche nell’X40 ci sia lo stesso lettore del 30.

 

Lo spazio utile per dotarsi di qualcosa di meglio non sarebbe stato un problema, poiché dentro l’X30 c’è spazio sufficiente per metterne addirittura tre, una sopra l’altra, a ridosso del frontale. Se non addirittura una meccanica a platorello rovesciato, sospesa e curata per una lettura super. Ma per ora non posso ancora pronunciarmi: rippo, copio poi proseguo per sentire se effettivamente l’X30 è capace di grandi prestazioni oppure se, indifferentemente da come legge i CD e li rippa, riproduce esattamente come prima.

 

OK, il file copiato con PC esterno ed EAC è già molto diverso rispetto a quello rippato col lettore incorporato nell’X30: la voce ha sempre un po’ di innaturalità e appare arretrata rispetto al contrabbasso, la scena come le armoniche che riempiono la stanza risultano maggiori e più ampie. Ma siamo ancora distanti dalla riproduzione con la Wadia, che dona la voce ampia e, come deve essere, avanzata e allineata con il contrabbasso, pianoforte e maracas, riprodotti al meglio, mentre la stanza sembra avvolgere il suono senza limitarne l’ampiezza, in definitiva.

Il lettore dell’X30 penso sia sottodimensionato per qualità in ogni fase del suo lavoro, sia esso usato come lettore CD o in fase di rippaggio, dove per logica rende al sistema contenuti che non rispecchiano esattamente quanto contenuto sul CD. Con file importati e rippati con EAC migliora di molto sotto ogni profilo ma non è ancora da primato, quindi anche il sistema di lettura può essere migliorato. Cosa che teoricamente dovrebbe essere stata fatta sull’X40, ma fino a che non ho modo di provarlo non posso dirne niente se non cosa ho estrapolato dalle informazioni recuperate qua e là.

 

Una valutazione conclusiva e riassuntiva, usando di riferimento una scala da dieci su dieci, potrebbe essere:

  • costruzione 3/10 - manopole traballanti e connettori deboli non aiutano a avere un buon voto
  • dotazione e versatilità di collegamento 5/10 - disco HDD interno da comprare a parte e senza ti pianti subito
  • messa in opera direi un 3/10 - anche qui… niente manuale in italiano, forse l’importatore italiano lo fornisce, ma non ho avuto questa informazione anche se l’ho richiesta, ho desistito a collegare l’X30 a FreeDB o altro in rete... mi è passata la voglia dopo un’allucinante trafila per farlo funzionare senza manuale… forse ho dato ancora un voto troppo alto…
  • funzionamento come integrato utilizzando amplificatore di servizio 1/10 - una lametta affetta meno le orecchie, sgraziato e marmoreo
  • funzionamento utilizzando uscita di linea analogica 5/10 - avrei messo 7/10 ma il fatto che non sia anche variabile rovina tutto, promosso l’X40 quindi che di targa ce l’ha
  • funzionamento come lettore collegato in digitale elettrico 8/10 - si percepisce che manca qualcosa per essere eccelso ma solo chi lo ha costruito può sapere dove è stato tolto
  • rippaggio CD N/A - non si può dare un voto perché il sistema copia perfettamente ciò che dà il lettore… infatti, con lo stesso brano rippato con EAC su PC e importato nella macchina, cambia tutto.
  • comodità menu 8/10 - nonostante sia minuscolo il comando, il menu è rapido e comodo
  • costo 7/10 - per 1400 euro, HDD compreso, doveva comunque essere costruito meglio e avere il manuale in italiano oltre all’uscita variabile, presente sull’X40

Voto complessivo 7/10, quindi per ora io personalmente manterrò le mie sorgenti in attesa di ascoltare l’X40.

 

 

Caratteristiche dichiarate dal produttore: alla scheda ufficiale dell'importatore italiano

Per ulteriori info: al manuale del CocktailAudio X30 (in inglese)

Distributore ufficiale Italia: al sito CoctkailAudio di Polaris Audio

Prezzo Italia alla data della recensione: 1.209,00 euro senza HD interno

Sistema utilizzato: all'impianto di Roberto Borgonzoni

di Roberto
Borgonzoni
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