Durante gli ultimi giorni del Lucerne Summer Festival si sono esibite diverse orchestre di grande tradizione tedesca, una delle quali, la Bayerisches Staatsorchester, quest’anno festeggia il suo mezzo millennio di esistenza facendo una tournée in Europa. Alla sua guida si sono succeduti illustri nomi, l’ultimo dei quali, dal 2021, è Vladimir Jurovskij, che ha preso il posto di Kirill Petrenko, passato a dirigere i Berliner Philharmoniker.
La prima opera in programma è stata il Preludio da Tristano e Isotta di Richard Wagner, il cui nome è molto legato a Monaco. Questo pezzo è profondamente romantico e passionale, con una stretta ispirazione all’amore inappagato intercorso tra il compositore e la moglie del suo miglior amico.
L’organico è di tre flauti, due oboi, corno inglese, due clarinetti, clarinetto basso, tre fagotti, quattro corni, tre trombe, tre tromboni, tuba, timpani, arpa e, naturalmente, archi.
Musicalmente nel Preludio emergono una varietà di temi: sofferenza, desiderio, morte, incominciando con un ppp, pianissimissimo, intimo e sensuale, caratterizzato dall’alternanza dei violoncelli con i legni, intercalando delle continue e corte pause che costringono tutti gli strumenti a molte entrate ripetute. L’inizio è stato bello, il suono, il tempo imposto, l’espressività dei caratteri, il timbro e la pienezza del suono, molto emozionanti. Sembrava davvero tutto a posto ma, avendo ancora nelle orecchie il suono di compagini come quelle dei Berliner e Wiener Philharmoniker, ho avuto comunque l’impressione di una certa mancanza di sensibilità e di espressività, specialmente durante le numerose entrate degli strumenti che sono state, diciamo così, un po’ “grezze”. Intendo dire che durante i numerosi crescendo e diminuendo, come già accennato cortissimi, meno di una battuta di lunghezza, ho avuto la netta sensazione che le parti dovessero essere eseguite con un tocco molto più fine e curato. Questa impressione – troppo vicine le esecuzioni delle due orchestre stratosferiche citate in precedenza – dipende dal mio aver alzato l’asticella della mia aspettativa, forse condizionando il mio ascolto per tutto il pezzo. E così, anche nelle parti in cui la dinamica saliva in fff, fortissimissimo, notavo un’esecuzione esteticamente apparentemente ben eseguita ma senza un grande equilibrio fra le diverse sezioni, al contrario di altre orchestre presentatesi su questo palco, non solo Berliner e Wiener.
Il brano successivo è stato il Concerto per pianoforte e orchestra in la minore, op. 54 di Robert Schumann, vedi approfondimenti qui e qui. Già in programma un paio di settimane prima, questa volta vedeva la partecipazione di uno dei solisti più celebrati, venerati e riconosciuti internazionalmente: Yefim Bronfman. La prima differenza che mi ha colpito subito rispetto ad altri pianisti presentatisi nelle ultime settimane è stata la forza che Bronfman sa esercitare sulla tastiera del pianoforte, producendo un suono non solo più potente e pieno e aumentando così il contrasto fra i conflitti caratteriali nella composizione, tipici di Schumann. La tecnica di Bronfman è davvero ragguardevole, capace di fa apparire tutti i passaggi virtuosistici come fossero facilissimi, per di più variando la timbrica a suo piacimento. Nel secondo tempo, ma non solo, ha dimostrato che anche mani molto potenti possono toccare i tasti in modo vellutato, articolato e leggero, proprio in virtù delle sue grandi doti tecniche. Ovviamente anche il suo fraseggio è stato molto curato, accelerando in certi punti e ritardando leggermente in altri, ma senza mai interrompere la grande fluidità del discorso musicale durante tutto il brano. Il movimento finale, nonostante l’aumento netto dei passaggi virtuosistici e dei tempi. non è stato uno sfogo di emozioni incontrollate ma un continuo alternarsi fra gli stati d’animo del buon Robert, sempre esibendo timbri e colori che hanno sottolineato in modo quasi razionale i conflitti interiori e caratteriali presenti nella musica di Schumann.
L’orchestra questa volta ha accompagnato e dialogato molto bene con il solista, evidenziando anch’essa i diversi caratteri e i conflitti citati. La dinamica e i tempi sono stati curati, anche se non con la stessa sensibilità e accuratezza del solista. I tanti dialoghi fra pianoforte e parti solistiche degli orchestrali, anche se suonati bene, non avevano la stessa profondità emozionale delle parti di piano solo e questo mi ha un po’ deluso, lasciandomi, nel complesso, insoddisfatto.
Probabilmente mi sto abituando male, però, perché gli scroscianti applausi convinti del pubblico sono stati ringraziati da un bis del pianista che ha svelato, come se ci fosse bisogno, l’altissima qualità tecnica e interpretative del pianista.
Dopo la pausa, la Bayerisches Staatsorchester e il suo attuale direttore musicale Jurovskij si sono cimentati nell’esecuzione della Quarta Sinfonia di Bruckner, nella versione del 1878-80 di Korstvedt, vedi qui. L’organico di questa versione è di due flauti, due oboi, due clarinetti, due fagotti, quattro corni, tre trombe, tre tromboni, tuba, timpani, piatti, archi. Lo stesso compositore chiamò la sua Quarta Sinfonia “Romantica”, ma ci sono una serie di altri commenti da parte sua che danno una migliore definizione del termine piuttosto vago di “romantico”. Questi però non sono raccolti in una sorta di “scheda programmatica”, ma sono ripartiti in varie lettere o addirittura vengono tramandati solo oralmente.
Il primo movimento è quindi “l'immagine romantica” di una “città medievale”, con il corno che annuncia in apertura “il giorno dal municipio” e “la vita che continua”. Nella frase a margine del tema il compositore ha inserito pure il canto della cinciallegra. Mentre nella ricerca di Bruckner vi è controversia sulla misura in cui queste descrizioni dovrebbero essere prese alla lettera e se siano di qualche importanza per la comprensione della musica, la cosa che sembra relativamente certa è che Bruckner era meno interessato a romanticizzare la natura che a ispirare l'immagine romantica del Medioevo urbano, probabilmente ispirato dall’apprezzatissimo Lohengrin wagneriano. Nel primo movimento si sente in continuazione questa luce che risorge in forma di continue onde sempre più grandi ma mantenendo in sottofondo un’aria cupa. Questo risalta già nelle prime battute con i tremoli degli archi, per poi continuare con le armonie e poi ancora con molti tremoli. Jurovskij e la Bayerisches Staatsorchester hanno eseguito il primo movimento rispettando la partitura, in particolare i diversi piani dinamici, spesso però non aspettando il culmine della frase per raggiungere la massima intensità sonora, anticipandola di molto e mantenendola per lungo tempo. La struttura a onde diventava così più una struttura a terrazza, che mi dava un’impressione un po’ grossolana, una prova di mancanza di sensibilità e di tatto, ma è possibile che sia stata una scelta voluta, come pure per quanto riguarda il contrasto, anche questo poco elegante.
Il secondo movimento Andante quasi Allegretto è proseguito sulla stessa lunghezza d’onda del precedente. Anche qui i diversi piani dinamici sono stati eseguiti con precisione e con un tempo costante ma senza cercare i respiri, specialmente dei violoncelli, mentre i movimenti a onde sono apparsi legati e un po’ meccanici, distaccandomi emotivamente da questa esecuzione di una partitura da me amata e ben conosciuta.
Appena eseguiti una decina di battute del terzo movimento Scherzo (bewegt, lebhaft), una coppia di attivisti per il clima ha camminato con tutta tranquillità lungo il corridoio della sala fino a raggiungere la prima fila della platea e infine è saltata sul palcoscenico e ha fatto finta – o lo ha fatto davvero, non so – di incollarsi le mani sulla base del podio. Il direttore, che è molto sensibilizzato al tema del cambiamento del clima, l’ha notato e ha continuato a dirigere come non fosse successo niente. A questo punto la donna attivista ha incominciato a gridare dicendo frasi per sensibilizzare le persone ai problemi climatici e a cantare con il preciso intento di disturbare l’esecuzione. La reazione furiosa di una parte del pubblico non si è fatta attendere, mentre l’orchestra continuava a suonare tranquillamente. Io cercavo di chiudere gli occhi e concentrarmi sulla musica ma era impossibile, perché una parte del pubblico era furiosa, come un signore un paio di file più indietro a me, che si è messo a gridare ancor più forte dell’attivista. Alla fine del movimento il direttore ha interrotto l’esecuzione del pezzo, ha parlato con gli attivisti e ha detto al pubblico che aveva fatto un accordo con loro e che, quindi, loro avrebbero potuto parlare e dopo andarsene. La reazione del pubblico era discorde, una parte ha applaudito, l’altra ha reclamato duramente. Poi, quando un’attivista ha incominciato il suo discorso, del tutto impreparato, di nuovo urla e proteste, per cui il direttore si è alterato e con decisione ha detto che aveva dato la sua parola e quindi che facessero il loro proclama senza interruzioni. Leggendo i giorni dopo un articolo pare che il direttore abbia anche minacciato di andarsene, cosa che non ho sentito, ma forse mi è sfuggita, visto che cercavo di staccarmi emotivamente da tutte questa tensione nella sala. Alla fine, dopo il discorso, terminato tra applausi e urla di disapprovazione, gli attivisti sono stati accompagnati fuori dal personale di sicurezza e Jurovskij ha continuato con l’esecuzione del quarto movimento. Francamente musicalmente non mi ricordo come fosse, nonostante abbia cercato di distaccarmi da tutto quello che è successo. Oggi, pensando all’accaduto, sono convinto che dal punto di vista musicale il direttore avrebbe dovuto smettere subito, lasciargli fare il discorso e poi riprendere dall’inizio dal terzo movimento. Suonare quasi tutto il movimento con gli attivisti lì a disturbare ha caricato eccessivamente la sala emozionalmente.
Dopo l’esecuzione un boato del pubblico ad acclamare il direttore e l’esecuzione ma, nonostante questa grande euforia, il direttore non ha concesso il bis, facendo segno all’orchestra di impacchettare le proprie cose. Questa reazione mi ha un poco sorpreso e mi fa credere che il rapporto fra il direttore e il pubblico, in fondo, non sia stato molto amichevole. Non sono rimasto dispiaciuto per il bis non concesso, il direttore ha sicuramente visioni dei pezzi eseguiti assai diverse dalle mie e questo fatto va bene, ma non mi può far dire che è stato un concerto per me indimenticabile. Sono nettamente più attirato dalle interpretazioni delle altre famose orchestre venute nella sala da concerto KKL nei giorni precedenti.
Programma
Lucerne Summer Festival
Domenica 27 agosto 2023
Sala da concerto KKL di Lucerna
Bayerisches Staatsorchester
Vladimir Jurowski, Direttore
Yefim Bronfman, pianoforte
Richard Wagner, 1813-1883, Preludio all’opera Tristano e Isotta
Robert Schumann, 1810-1856, Concerto per pianoforte e orchestra in la minore, op. 54
Anton Bruckner, 1824-1896, Sinfonia n. 4 in mi bemolle maggiore, WAB 104
Foto
© Peter Fischli / Lucerne Festival
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