Lucerne Summer Festival | domenica 13 agosto 2023

07.09.2023

Da oltre settant’anni l’Orchestra Filarmonica d'Israele è rinomata internazionalmente, facendo regolarmente tournée con i più famosi musicisti. Dal 1968 ha avuto come direttore musicale il famoso Zubin Metha, con il quale ha inciso numerosi album discografici di grande qualità. Ho sempre stimato molto quest’orchestra, purtroppo rifacendomi più alle registrazioni che all’ascolto dal vivo, limitato a un unico concerto di oltre due decenni fa, sempre diretto da Zubin Metha. Mi sono quindi avvicinato alla serata con grande curiosità per scoprire come l’orchestra è andata evolvendo, soprattutto nelle mani di un altro direttore. Infatti, dal 2018 è diventato direttore musicale della Israel il giovane Lahav Shani, che ha preso il posto del già citato Zubin Metha.

 

Musicalmente Shani è cresciuto a Berlino, avendo come mentore Daniel Barenboim, quando, nel 2018, diventa direttore principale della Rotterdam Philharmonic Orchestra. Il suo passaggio nel 2026 alla Münchner Philharmoniker è già stato pubblicato ufficialmente. Nonostante la sua giovane età, ha già diretto con successo tutte le principali orchestre nel mondo, per cui non mi aspetto un’orchestra diretta da uno sprovveduto.

 

La prima parte del programma ha visto l’Ouverture n. 2 della compositrice francese Louise Farrenc, non molto conosciuta né eseguita spesso nei programmi orchestrali. Si tratta di una composizione del 1834, a suo tempo accolta in modo positivo dalla critica parigina dell’epoca, seguita dalla ben più famosa Sinfonia n 104 di J. Haydn, approfondimenti qui.

L’organico delle due composizioni è quasi identico, a parte il fatto che la prima prevede due corni e tre tromboni in più.

 

srael Philharmonic Orchestra diretta da Lahav Shani

 

La disposizione dell’Orchestra Filarmonica d’Israele, per quanto riguarda la sezione degli archi, ha visto schierati i primi violini a sinistra, i violoncelli al centro-sinistra, dietro i contrabbassi, con al centro-destra le viole e i secondi violini a destra. Questa disposizione è detta Europea o Tedesca. La sezione dei legni vede due file, davanti in posizione centrale flauti e oboi, più arretrati clarinetti e fagotti. Gli ottoni sono, come al solito, più indietro, con al centro i corni e leggermente più in dietro a destra le trombe e tromboni. I timpani alla stessa altezza delle trombe, disposti nel mezzo, dietro ai corni. Non si può dire di certo che sia un posizionamento usuale!

 

L’Ouvertüre n. 2 di Farrenc, dopo una introduzione lenta, è stata eseguita con slancio e brio, con continui accenti corti che hanno colpito l’attenzione dell’ascoltatore e hanno messo in risalto il carattere felice, leggero e operistico di quell’epoca nella Parigi ottocentesca. Nonostante la direzione precisa e la chiara gestualità del direttore, la risposta dell’orchestra non mi è sembrata altrettanto precisa. Il suono in generale non mi ha convinto particolarmente, ho avuto difficoltà, una leggera difficoltà nel seguire chiaramente le sezioni orchestrali e ho avuto spesso la percezione di un suono leggermente confuso, cosa ancora più grave visto che non stiamo certo parlando di un’orchestrazione alla Berlioz e nemmeno di una orchestra a ranghi completi. È possibile ipotizzare che il pezzo, non certo opera di una compositrice di primaria grandezza e nemmeno tanto usuale, non sia stato digerito completamente dagli orchestrali.

 

La Sinfonia n. 104 di J. Haydn, la sua ultima, fa parte delle più famose sinfonie di Londra e nella letteratura viene valutata come una delle tre più importanti composizioni di Haydn. Da diversi decenni si discute molto sul fatto se sia più corretto eseguire le composizioni di Haydn con un’orchestra da camera, quindi con pochi orchestrali e con strumenti originali dell’epoca, o con un’orchestra più grande e con strumenti più moderni, come è stato in questa occasione. C’è da rimarcare che Haydn proprio a Londra ebbe finalmente a disposizione un’orchestra di oltre sessanta musicisti con cui sperimentare, ben diversi dagli organici striminziti a cui era abituato in precedenza. Anche per questo motivo accettò di andare sull’isola, senza dimenticare che lassù guadagnò anche cifre ben più consistenti di quelle a cui era abituato.

La sinfonia inizia con un Adagio, con una fanfara iniziale in unisono-fortissimo. I tempi erano piuttosto buoni ma l’impressione di una mancanza di trasparenza fra i gruppi orchestrali si è ripresentata, facendo venir meno l’idea del compositore di creare un moto di sorpresa nell’ascoltatore. Anche l’Allegro successivo è stato suonato con un ottimo tempo, anche con una certa leggerezza, ma senza mai provocare in me l’emozione di una esecuzione rimarchevole come sono stati i concerti precedenti di questo festival. Solo durante il terzo tempo e andando poi nel quarto, Finale Spiritoso, ho iniziato a provare più piacere nel seguire la musica. Non posso imputare questa mia mancanza di coinvolgimento emozionale alla posizione d’ascolto, un’eccellente poltrona al centro della dodicesima fila…

 

Nella seconda parte del programma, dopo la pausa, l’Israel Philharmonic Orchestra sotto la direzione di Lahav Shani si è esibita nella Prima Sinfonia di Brahms, vedi qui, una composizione del periodo romantico tedesco che richiede una sezione archi numerosa. Il carattere dell’opera è completamente diverso dalle composizioni della prima parte del programma, è un totem del sinfonismo ottocentesco, piena di chiaroscuri, di dramma e complessità. È il frutto di un lunghissimo processo di creazione, con il costante pensiero al paragone con le sinfonie di Beethoven. Questo travaglio che si percepisce nella musica era stato anche uno degli appunti che la composizione ricevette dai critici dopo le sue prime esecuzioni. In generale il carattere emozionale della sinfonia si può sintetizzare con un primo movimento pieno di tensione già a partire dalle prime battute, seguito da due movimenti meno drammatici, con molti passaggi lirici, mentre il finale è contraddistinto da una melodia di corno alpino e da una marcia che a diverse persone ricordano l’inno Freude della Nona di Beethoven. Strutturalmente il primo movimento è complesso e contiene tutta la maestria del compositore negli sviluppi di molti temi differenti, sempre nell’assoluto rispetto per la forma-sonata.

 

Nell’esecuzione di Shani e della Israel Philharmonic Orchestra percepivo questi diversi piani di emozionalità, di drammatica liricità ma in modo leggermente disomogeneo, quasi che le varie sezioni dell’orchestra esprimessero sentimenti differenti. Tanto per fare un esempio, già nelle prime battute non ho percepito da parte degli archi una risposta di intensità analoga ai colpi potenti dei timpani. Riallacciandomi a quanto espresso nel giudizio della prima parte del programma, non si riusciva neanche qui a percepire chiaramente e in modo trasparente il temperamento e le sonorità di ciascuna voce della partitura. Durante la continuazione della sinfonia mi è piaciuta di più la sezione degli archi mentre la sezione dei legni e quella degli ottoni, a mio parere, nell’ultimo movimento sono più o meno spariti, almeno dal punto espressivo e sonoro. Se viene a mancare la precisione nell’insieme di attaccare e terminare le note, nello stesso tempo la musica perde il pathos e anche di significato. Nell’ultimo movimento mi è mancata una più chiara trasformazione emotiva, una crescita e una liberazione nel trionfale.

 

Il pubblico ha comunque reagito con standing ovation, probabilmente la maggioranza non la pensava come me… Chissà come hanno percepito questa massa sonora, probabilmente come un’armonia perfetta, una grande amalgama da parte di tutta l’orchestra.

 

Per concludere, anche il bis mi ha lasciato un po’ perplesso. Mi sono infatti domandato come mai nel proporre un bis il direttore abbia scelto di eseguire la Pizzicato-Polka di Johann Strauss, che non prevede le sezioni legni e ottoni.

 

Alla fine, comunque, sono stato molto contento di essere andato al concerto, perché la sala è magnifica, l’esecuzione e l’interpretazione nonostante le imperfezioni esposte, che si notano soprattutto dopo aver sentito a pochi giorni di distanza apparizioni quasi perfette, sono state buone, e perché a me piace moltissimo sentire tutte le sonorità che un’orchestra produce in una sala con un’ottima acustica. Anche questo genera in me emozioni.

 

Programma

Lucerne Summer Festival

Domenica 13 agosto 2023

Sala da concerto KKL di Lucerna

Israel Philharmonic Orchestra

Lahav Shani, Direttore

Louise Farrenc, 1804–1875, Ouverture n. 2 in mi bemolle maggiore, op. 24

Joseph Haydn, 1732–1809, Sinfonia in re maggiore n. 104, Hob. I:104

Johannes Brahms, 1833–1897, Sinfonia n. 1 in do minore, op. 68


Foto

© Manuela Jans / Lucerne Festival

Proprietà riservata - Vietata la riproduzione

 

Per ulteriori info

al sito del Lucerne Festival

al sito del KKL Luzern

Torna su

Pubblicità

Is this article available only in such a language?

Subscribe to our newsletter to receive more articles in your language!

 

Questo articolo esiste solo in questa lingua?

Iscriviti alla newsletter per ricevere gli articoli nella tua lingua!

 

Iscriviti ora!

Pubblicità