Con questo concerto la Lucerne Festival Orchestra termina la sua partecipazione al Lucerne Summer Festival di quest’anno con il direttore ospite canadese Yannick Nézet-Séguin, famoso internazionalmente da una decina di anni essendo dal 2012 il direttore musicale della Orchestra di Filadelfia, una delle più antiche e prestigiose orchestre americane. Qui trovate la sua pagina personale.
Il Direttore Yannick Nézet-Séguin e Titian Rai nel backstage del KKL - © Foto Titian Rai
Il primo pezzo in programma di circa dodici minuti, D’un soir triste, di Lili Boulanger, non sarebbe esistito e conosciuto se non fosse per il lavoro di una giovane direttrice d’orchestra, Joann Falletta, che dirigeva la Women’s Philharmonic a San Francisco negli anni ’80. La composizione è stata scritta da Lili Boulanger nel 1918, poco prima della sua morte all'età di 24 anni. Sua sorella, la famosa insegnante di composizione Nadia Boulanger, ha messo da parte il pezzo fino a poco prima della sua morte nel 1979. "La calligrafia era quasi illeggibile", ha detto Falletta, “Era così malata e la sua calligrafia era davvero debole. Era il suo addio al mondo. Sapeva che avrebbe avuto una vita breve”. Lavorando su fotocopie delle parti originali di Lili Boulanger, Falletta e i musicisti "hanno faticato a capire quali fossero le note", ha detto. "Non ci siamo mai sentiti completamente sicuri" ma "è stato un lavoro d'amore farlo", ha aggiunto.
Boulanger ha composto questa illustrazione di una serata triste contemporaneamente a un'opera gemella e inizialmente l'ha concepita per un duo, pianoforte e violino o violoncello. Successivamente arrangiò entrambi i brani per trio con pianoforte e infine preparò anche le versioni orchestrali di entrambe le partiture, che poté completare nel gennaio 1918, poche settimane prima della sua prematura scomparsa. L’organico orchestrale comprende oltre la sezione archi, con voci raddoppiate, anche flauto, oboe, corno inglese, clarinetto, basso clarinetto, fagotto, sax basso, corni, trombe, tromboni, tuba, timpani, grancassa e arpa.
La partitura lascia aperta la risposta riguardo a che tipo di tristezza serale suggerisca il titolo. Il brano inizia già nel ritmo lento di una processione funebre e poi aumenta la sua espressione più volte fino a momenti di dolore lancinante e intensità quasi violenta. L’interpretazione di Nézet-Séguin ha messo in rilievo queste caratteristiche, evidenziando i minimi cambiamenti di dinamica in modo molto espressivo anche durante i lunghi crescendo. Eccellente l’esecuzione dell’orchestra con interventi molto puliti e precisi di tutti gli strumenti e un bilanciamento fra archi e le altre sezioni che a me è piaciuto molto. Quest’opera iniziale, che non conoscevo, mi ha impressionato molto per impatto sonoro e intensità emotiva.
La seconda composizione in programma è stata la Sinfonia n. 8 di Bruckner. Per alcuni una cosa completamente indigesta, per altri una delle migliori composizioni di quel secolo: approfondimenti qui. Ecco alcuni dati: organico da grande orchestra, durata 80-90 minuti, fino a quel tempo la composizione sinfonica la più lunga esistente con un terzo movimento, Adagio, di durata di quasi trenta minuti. Nelle sue sinfonie Bruckner ha portato forme, principi e strutture architettoniche musicali uniche per queste composizioni molto complesse tanto che Ernst Kurth, musicologo, ha potuto scrivere nel 1925 un libro di oltre 1300 pagine su di esse.
Semplificando notevolmente, il carattere del primo movimento è estremamente drammatico, teso e triste con armonie instabili, la linea melodica di un sovratono, lo schema ritmico con alcune note e un tono cromatico discendente. Queste caratteristiche speciali si aggiungono alla sensazione di ansia e di lotta della musica. Il contrasto viene creato da un andamento ondulare con scale crescenti e discendenti insieme a continui lunghi crescendo seguiti da diminuendo. Poi, sviluppandosi, la musica diventa più pacifica per poi terminare questo primo momento in modo ansioso, non certo in modo trionfale, anzi, piuttosto di sconfitta interna.
L’organico è di tre flauti, tre oboi, tre clarinetti, tre fagotti, controfagotto, otto corni, quattro tube wagneriane, tre trombe, tre tromboni, tuba, timpani, percussioni, tre arpe e archi. La disposizione orchestrale del concerto è stata per la sezione archi la variante Furtwängler dell’arrangiamento americano, quindi i primi violini a sinistra, a centro-sinistra i secondi violini, a centro-destra i violoncelli con i contrabbassi più arretrati e completamente a destra le viole. La prima fila dei legni dietro gli archi, i flauti al centro-sinistra e gli oboi a centro-destra, nella fila successiva i clarinetti a centro sinistra e i fagotti con il controfagotto a centro-destra. Dietro i secondi violini a sinistra le arpe e verso l’angolo sinistro del palcoscenico gli otto corni e tube wagneriane, mentre nella terza fila, dietro i legni, il resto della sezione ottoni con tromboni e tube a centro-sinistra e le trombe a centro-destra. Alla fine, più indietro i timpani e le percussioni.
L’interpretazione di Nézet-Séguin è stata sorprendentemente diversa dal conforme, dal tradizionale. Queste scalate lunghe, di solito continue, vengono interrotte dal direttore con molti accenti e leggere discese dinamiche facendo risaltare piccole melodie o sequenze di note che di solito vengono ignorate interpretandole in modo convenzionale. Sentendo questa interpretazione per la prima volta mi è parso che questa struttura ondulata caratteristica della musica di Bruckner non ci fosse più stata. Il carattere emotivo generale è rimasto lo stesso, altamente drammatico e teso ma con moltissimi piccoli contrasti, attirando continuamente la mia attenzione e tenendomi in tensione per scoprire cosa sarebbe successo dopo.
Il secondo movimento, Scherzo, è come una connessione fra la tensione e la drammaticità del primo e l’Adagio del terzo. Nézet-Séguin l’ha interpretato soffermandosi ed evidenziando sia le molte colorazioni timbriche diverse degli strumenti che le piccole melodie, scomponendo questi crescendo con scale ascendenti e diminuendo con scale discendenti, in tanti piccoli movimenti accentuati, mantenendo intatti i punti energetici più bassi e intensi della partitura. La parte centrale è stata eseguita in modo molto lirico e chiaro con grande sensibilità per i colori sonori degli strumenti, in particolare per la sezione degli ottoni.
Il terzo tempo, un Adagio, è il più lungo movimento scritto da Bruckner e assume quindi la parte centrale della sinfonia. Il compositore si immerge in un immenso mondo spirituale che è profondo, solenne e caloroso. Il direttore lo affronta già dalle prime battute con accenti evidenti, quasi cambiando il ritmo che normalmente viene eseguito e con molta dinamica nei piccoli crescendo e diminuendo, facendo forse cambiare il carattere voluto dal compositore. Ci sono state molte emozioni nell’interpretazione che hanno fatto scoprire altri aspetti richiamando la mia attenzione e coinvolgendo assai i miei sensi.
L’ultimo movimento, Finale, è di dimensioni monumentali, con grande dinamica, utilizzando gli ottoni per un massimo impatto sonoro, ma contiene anche momenti teneri che ricordano il movimento precedente. Nézet-Séguin rimane fedele al suo approccio che ha avuto negli altri movimenti anche nel finale, concludendo con un’apoteosi delle emozioni che ha coinvolto anche gran parte del pubblico.
Questa interpretazione aprirà una marea di discussioni, perché non convenzionale. Coloro che si tengono rigorosamente a una esecuzione chiamiamola autentica, grideranno allo scandalo, rimarranno molto delusi. Lo spettatore alla mia destra, membro di una fondazione Bruckner e organista, era visibilmente deluso, con pochissimi applausi. Altri come me e lo spettatore alla mia sinistra ne siamo stati molto emozionati. Avevo chiesto all’ascoltatore di destra cosa ne pensasse e lui diplomaticamente mi ha risposto che ci sarebbe stato da discutere tutta una giornata. Non aveva torto. Sentendo questa interpretazione una volta sola è anche impossibile analizzarla in profondità, sicuramente la comprerò per la mia collezione, soprattutto come alternativa valida alle grandi di Celibidache, Wand, Jochum e altri: un altro modo di vedere il mondo di Bruckner.
Un fattore molto importante che ha contribuito al successo della serata è stato la qualità dell’orchestra. Ho sempre ammirato questa orchestra sentendola in questi giorni. In questo concerto è stata palese l’immensa qualità non solo dei singoli musicisti ma anche dell’insieme e come suonassero come una sola cosa. Sono stato particolarmente impressionato da come gli ottoni hanno suonato i pianissimo in modo così accennato, soffici da quasi non sentirli, con una purezza e precisione come lo avrebbero potuto fare a volume ottimale per quello strumento. Devo citare specialmente i passaggi con le tube wagneriane, che sono stati eseguiti con una sensibilità e una purezza favolose. Quando sento le sinfonie di Bruckner o Mahler dal vivo ho sempre un poco di apprensione durante certi passaggi degli ottoni, specialmente i corni, perché anche con le migliori orchestre del mondo ho sentito suoni, in particolare durante gli attacchi, non perfetti. In questo concerto tutti gli attacchi di tutte le sezioni mi sono sembrati veramente perfetti e unisoni. Si è potuto distinguere le voci della partitura in modo chiaro percependo anche la sensibilità con cui le hanno suonate, risaltando molto l’interpretazione voluta dal direttore. Anche dopo diversi giorni sono ancora impressionato e sensibilmente toccato dall’interpretazione e dalla serata.
Programma
Lucerne Summer Festival
Sabato 19 agosto 2023
Sala da concerto KKL di Lucerna
Lucerne Festival Orchestra
Yannick Nézet-Séguin, Direttore
Lili Boulanger, 1893-1918, D’un soir triste
Anton Bruckner, 1824-1896, Sinfonia n. 8 in do minore, WAB 108 edizione Robert Haas
Foto
© Patrick Hürlimann / Lucerne Festival
Proprietà riservata - Vietata la riproduzione
Per ulteriori info:
al sito del Lucerne Festival
al sito del KKL Luzern