Music server Naim HDX

11.06.2011

Iniziamo subito con una provocazione: a mio parere quello dell'hi-fi, a dispetto dei proclami strillati dai costruttori e amplificati da parte della stampa di settore, non è affatto un settore di grande innovazione tecnologica. A meno che non si consideri tale il raggiungimento di uno zero virgola qualcosa in più ottenuto durante le misure in laboratorio. A me pare che l’unica, vera novità da diversi anni a questa parte sia la disponibilità su larga scala di file ad alta risoluzione e di macchine in grado di leggerli nel rispetto di quelli che noi audiofili riteniamo dei requisiti minimi senza i quali non è possibile definire un ascolto di qualità audiophile. Non posso dare per scontato che chi mi legge sappia di cosa sto parlando; faccio pertanto, in modo riassuntivo, il punto della situazione: oggi, allorquando si effettua la registrazione di un evento musicale, lo si fa in digitale. Le moderne tecniche di registrazione fanno uso di standard qualitativi di gran lunga superiori a quello del classico Compact Disc da Red Book Standard che conosciamo da più di vent’anni. Pertanto, quando andiamo ad acquistare un CD, compriamo una versione “degradata” della registrazione effettuata in studio, al fine di assicurarne la compatibilità con i lettori digitali che abbiamo nelle nostre case. Da qui scaturisce l’idea di mettere a disposizione degli appassionati gli originali, sotto forma di file digitali, in modo da poterne apprezzare la superiore qualità. A questo punto però si presentano i primi problemi, giacché per entrare in possesso di tali file – che sono entità immateriali, ricordiamolo – e poi immagazzinarli, classificarli al fine di poterli ritrovare e infine suonarli, sono richieste delle conoscenze e delle abilità che fanno riferimento al mondo dell’informatica, nonché la disponibilità di un collegamento a banda larga alla rete Internet per poter acquistare legalmente il materiale digitale. Questo provoca due principali conseguenze: la prima riguarda la difficoltà d’uso che da sempre caratterizza i computer e che provoca spesso fenomeni di rigetto da parte degli audiofili più attempati che sono normalmente più avvezzi alle tecnologie elettromeccaniche piuttosto che a quelle informatiche. La seconda, ben più grave a mio parere, che vede in atto una lenta migrazione degli appassionati dai prodotti destinati all’audio a quelli più specificamente informatici caratterizzati da logiche di mercato, cioè vendita e distribuzione, completamente differenti e dunque disorientanti. In questo mutevole contesto, qual è il ruolo della musica liquida oggi? Per quel che mi riguarda, credo che sia ragionevole considerarla un medium che “affianca” i supporti che ogni audiofilo utilizza abitualmente, come CD e vinile, piuttosto che un loro sostituto. Chi già oggi possiede una collezione di dischi, difficilmente avrà voglia di digitalizzarla a meno che non si tratti di persone – e ne conosco qualcuna – che hanno problemi di spazio in casa. A parte questo caso specifico, la musica liquida servirà per ascoltare i file ad alta risoluzione comprati legalmente sulla Rete, o per acquisire il disco dell’amico, illegalmente in questo caso, al fine di valutarne le qualità artistiche in vista di un eventuale, successivo acquisto. Diverso è il discorso di chi si scopre appassionato di musica e parte da zero: per costui ricorrere alla musica liquida significa potersi costruire in pochissimo tempo una collezione di dischi e, se si è disposti a qualche compromesso qualitativo, anche in modo legale semplicemente utilizzando il classico iTunes Music Store di Apple che, ricordiamo anche questo, offre file con una risoluzione non particolarmente elevata.

Descrizione tecnica
Alla Naim devono essere partiti da considerazioni di questo tipo allorquando decisero di metter mano alla progettazione del loro music server HDX: proporre un prodotto di fascia alta, dunque nell’alveo della migliore tradizione del marchio britannico, in grado di destreggiarsi tra le complessità informatiche della musica liquida prendendo di questa il buono che c’è e avendo cura di lasciare le complessità tecniche ben nascoste all’utente.
In questa chiave di lettura non solo l’HDX è una macchina molto interessante ma si comprende anche la ratio di alcune scelte che, a prima vista, risultano bizzarre. Quali? Beh, vado in ordine sparso: la qualità non proprio eccelsa della meccanica, ad esempio, mi ha fatto storcere la bocca; però poi, ragionando, ho capito che essa serve solo nella fase di acquisizione del CD o forse per un primo veloce ascolto, certo non per un uso di tipo audiofilo. Oppure il fatto che in fase di acquisizione non sia lasciata all’utente la possibilità di decidere alcunché in merito al formato con cui i dati vengono scritti sul disco rigido interno; anche in questo caso però ho dovuto ammettere che, se l'obiettivo dichiarato era quello di semplificare la vita all’utente, allora non era possibile fare altrimenti. Tornerò più avanti su qualche altra “stranezza” di questo apparecchio. Vediamo intanto cosa è il Naim HDX: un music server abbiamo detto. Una macchina in grado di gestire file audio digitali memorizzati sia sull’unità a disco rigido collocata al suo interno, sia su altre unità di memoria connesse in rete. Va da sé dunque che un music server deve avere la possibilità di essere connesso in rete e il Naim HDX a tal fine presenta una porta ethernet mediante la quale può facilmente essere collegato a una LAN, Local Area Network, a sua volta connessa a una Wan, Wide Area Network, in pratica sulla LAN può vedere altre unità di memoria sulle quale è possibile immagazzinare altra musica allorquando si sia esaurita la capienza del pur grande disco rigido interno da un Terabyte, mentre dalla WAN, leggi Internet, il Naim HDX può ricevere tutte le informazioni relative ai file immagazzinati, dette metadati, quali titoli delle tracce, immagine della copertina, ecc. Il collegamento alla rete, va detto, è cosa assai semplice: si attacca la presa ethernet alla rete di casa, la classica ADSL ormai presente in molte abitazioni, e la macchina si autoconfigura in pochi istanti grazie al protocollo DHCP.
Passiamo ad altro argomento: come si “infilano” i file dentro all’HDX? Le strade sono due: la più semplice, nonché quella per cui questa macchina sembra essere stata progettata, è quella della acquisizione dei CD. Si infila un disco nel cassettino e dopo pochi attimi inizia in automatico la procedura di ripping, che significa la trascrizione, bit per bit, del contenuto del CD sul disco rigido interno al quale vengono poi associati i metadati di cui vi ho detto poco fa. In questa operazione l’HDX è veloce e preciso: in circa cinque minuti il disco è copiato con una qualità pari all’originale. L’altra possibilità consiste nel far leggere all’HDX il contenuto di supporti di memoria esterni quali le pen drive USB, le cosiddette pennette, che cominciano a essere utilizzate da qualche casa discografica, per esempio l’italiana Fonè, per veicolare i loro contenuti, o altri dischi rigidi condivisi sulla rete locale da unità specifiche denominate NAS, Network Attached Server, concettualmente identici alle prime, solo di capacità enormemente superiore. Infine, ma non guasta, c’è anche la possibilità di connettere un iPod, che potrà essere pilotato mediante una delle tante interfacce d’uso che descriveremo più avanti. Abbiamo finito? No, affatto. Ora serve un ulteriore passaggio, denominato rendering, che consiste nel leggere i dati dall’unità di memoria, interpretarli e inviarli ad un convertitore digitale analogico. Ovviamente L’HDX è anche un renderer in grado di leggere i formati digitali più diffusi: WAV, AIFF, FLAC, Apple Lossless, OGG Vorbis, AAC, WMA, MP3. Ed è anche un convertitore D/A di ottime caratteristiche che supporta frequenze di campionamento fino a 192 kHz e 24 bit di profondità, capace di presentare alle uscite analogiche RCA o DIN delle quali è dotato, un segnale che può essere inviato a un preamplificatore in modo identico a come avviene con un normale lettore di CD. Ci sono poi anche delle uscite digitali nei formati S/PDIF, 75 Ω BNC e TOSLINK per chi volesse utilizzare un diverso e più performante convertitore quale il Naim DAC per rimanere in casa dello stesso produttore, magari dotato di clock esterno per minimizzare i perniciosi fenomeni di distorsione temporale del jitter.
A proposito di unità esterne, val la pena ricordare che l’HDX è dotato di una presa alla quale collegare una tra le due unità per l'alimentazione esterne denominate XPS o 555 PS, che assicurano un ulteriore miglioramento prestazionale. Una caratteristica che mi è sembrata interessante, specie per chi come me possiede più impianti dislocati in ambienti diversi dell’abitazione, è la possibilità di attivare fino a sei diversi stream contemporanei. Cosa significa? Che il Naim HDX può fungere da magazzino musicale e servire in contemporanea fino sei diversi renderer facenti parti di altrettanti sistemi audio collocati in stanze diverse.

Utilizzazione
Il primo e più intuitivo modo di utilizzare il Naim HDX si basa sull’uso del touch screen posto sul pannello frontale: bello e di facile lettura, consente un rapido accesso a tutte le funzioni del dispositivo, anche le più nascoste. Vi è poi la possibilità di usare il telecomando fornito in dotazione che replica tutti i comandi del touch screen. Questo modo d’impiego presenta però un difetto: se si sta seduti a una certa distanza, come accade nella maggior parte delle installazioni, i caratteri del display risultano illeggibili. Come fare? Le alternative sono parecchie: si può collegare un display da computer alla porta VGA di cui l’HDX è dotato; si può utilizzare un qualsiasi PC connesso alla rete locale e, utilizzando un browser come Explorer, Firefox o Safari, puntare l’indirizzo IP della macchina che ci risponderà mostrandoci a video lo stesso touch screen ma in versione gigante. Ancora, possiamo utilizzare un’applicazione per PC fornita sul CD di installazione e, per finire, possiamo usare un iPhone o un iPad per i quali la Naim ha scritto un’ottima app per gestire via wireless il suo music server. Insomma, non c’è che l’imbarazzo della scelta!
Una volta scelto il sistema che più ci aggrada, utilizzare l’HDX è un piacere. Il sistema di ricerca per artista, titolo traccia, genere musicale è quanto di più flessibile ci si possa immaginare e trovare il brano che vogliamo, anche in mezzo a migliaia, diventa questione di pochi clic. Una volta individuata la traccia che ci interessa, l’accesso è estremamente veloce.
Detto ciò, veniamo a qualche breve considerazione sull’ascolto. La macchina è dotata di una sezione di conversione interna di tutto rispetto, che fa uso di chip Burr-Brown PCM1791A e di una sezione di filtraggio basata su operazionali Burr Brown OPA604, insomma roba moderna che assicura prestazioni di pregio, che trovano puntualmente riscontro durante l’ascolto con una prestazione complessiva davvero appagante. In casi come questo, poi, fare la prova comparativa AB, commutando tra lettore CD e Naim HDX messi a suonare lo stesso brano, è cosa estremamente semplice. E sia il sottoscritto, sia gli amici chiamati a fare da tester, abbiamo avuto difficoltà a individuare chi fosse il dispositivo che stava suonando.

Conclusioni
Si può obiettare che l’HDX costa molto e questo è un fatto. Tra l’altro il confronto con soluzioni per la musica liquida basate sull’uso di prodotti informatici risulta quanto mai penalizzante giacché queste ultime offrono prestazioni più o meno comparabili a costi parecchio più bassi. Dov’è allora che il Naim HDX può riscattarsi mostrando il suo valore? A mio avviso nell’esperienza d’uso che è in grado di offrire, nel fatto che è una macchina che non ha bisogno di essere messa a punto con tweaking informatici alla portata di pochi, nell’integrazione perfetta con gli altri apparecchi dell’ecosistema Naim. Come ho detto in apertura, più che una presentazione esaustiva del prodotto, questo scritto voleva essere un excursus sulla musica liquida e sulle caratteristiche base degli apparecchi per la sua fruizione. Penso, in tutta franchezza, che il Naim HDX rappresenti al meglio ciò che al momento in cui scrivo dovrebbe essere un apparecchio destinato alla fruizione di questo nuovo tipo di supporto.

 

 

 

DIRITTO DI REPLICA | LA PAROLA AL PRODUTTORE
Thank you for the opportunity to comment on your recent review of the Naim HDX. We are pleased that you understood the huge amount of work we had to undertake to get a computer-based device to deliver the sound quality and musical performance we consider essential for a Naim product.
We have two points if we may:
1. The transport mechanism may look basic but it is the best transport for ripping CDs we could find. This along with our ripping software delivers good sounding bit perfect rips every time.
2. The HDX is as you say upgradeable by using a XPS or 555 PS power supply and this brings significant improvements to the performance. Another possibility is to connect a Naim DAC and then later add a separate power supply to the DAC.
Naim Audio
03/09/2011

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