Ci si può chiedere che senso abbia recensire un disco prodotto nel 1972 e oggi quasi del tutto introvabile. Ci si può chiedere inoltre come abbia fatto a comparirne una copia digitale su Tidal nel 2020. La ragione sta nel fatto che, questo lavoro leggendario, entrato di diritto nel mito dei Grandi Dimenticati, è attualmente irreperibile a meno di un’improbabile ristampa in supporto fisico che possa avvenire tra il lusco e il brusco proprio in questi giorni. Si può però ascoltare, come dicevo, su Tidal, unica piattaforma streaming a conservarne la memoria in formato digitalizzato pubblicato come Hi-Fi a 16/44 kHz. L’assoluta rarità di questo sorprendente disco ve la posso confermare perché credo, infatti, di essere stato uno tra quei dieci italiani che al tempo ne possedevano una copia. Di altre, peraltro, non ne ho mai saputo niente. Ad oggi c’è poco su Google, una band svaporata nel nulla, come un fantasma. A dire la verità qualcosa è successo di recente. È comparso un articolo su carta stampata pubblicato su un Blow-Up di qualche tempo fa. Anche lì tutti a strapparsi i capelli per l’insolito, ingiusto destino di questi One. “Uno”, quindi, primo e unico lavoro di una misteriosa band omonima, in realtà una comune di mezzi hippie come ce n’erano tante in America all’inizio dei ’70.
Per un’insolita catena di avvenimenti, un po’ karmici un po’ semplicemente fortuiti, gli One finirono in braccio alla neonata etichetta fondata dai Jefferson Airplane, la Grunt, e fecero praticamente tutto da soli. Crearono dal nulla un disco insolito, ancora oggi molto bello all’ascolto, nonostante i diversi lustri che l’hanno letteralmente condannato all’oblio. Musica elettroacustica, si sarebbe definita un tempo, decisamente melodica e orientaleggiante, ma in altri momenti assolutamente elettrica, una via d’incrocio tra David Crosby, i Santana e i Jethro Tull. Tutto nel fumoso, sballato e dolciastro zeitgeist di quegli anni, un viaggio mistico e psichedelico o semplicemente, per farla breve, un buon rock spontaneista non asservito ad alcuna richiesta commerciale né ad alcun progetto carrieristico.
Si racconta che il leader di questo gruppo fosse tale Reality Blipcrotch, un ex-marine flippato con un nome che pare lì per lì inventato di sana pianta. Un pazzo, senza dubbio, che pretese dalla produzione alcune cose fattibili e altre evidentemente impossibili. Tra le prime il desiderio che si ascoltasse come sottofondo in alcuni brani il rumore di un’onda oceanica… Ma mica di una qualunque. Doveva essere una certa Grande Onda Pacifica, tipo di quelle tanto agognate dai surfisti californiani. L’onda c’è, si sente come fosse un respiro lontano ed è l’aspetto totemico di questa musica, una specie di dea madre che veglia sull’intero lavoro. Tra le cose invece inattuabili proposte da Blipcrotch c’era il desiderio che il vinile si potesse autodistruggere alla fine dell’ascolto per garantire un’esperienza emotiva unica e irripetibile e su questo bisogna dire che ci andò molto vicino, dato lo smarrimento di ogni ricordo riguardo la sua band. Dicono poi che trascorsi un certo numero di anni dopo l’uscita del disco, lo strambo tipo fosse stato visto al confine messicano flirtando con una certa setta religiosa presso cui il nostro si sarebbe in seguito affiliato. Questa è però la leggenda. Forse, come spesso accadde ai sopravvissuti e agli smarriti di quegli anni turbolenti, Blipcrotch semplicemente finì per invecchiare solitario in un anonimo quartiere cittadino in cui nessuno sapeva del suo passato.
In questo disco si ascolta, tra l’altro, uno dei migliori attacchi della storia del rock di sempre e succede verso la fine del secondo brano Car Raga. Per il resto si tratta di un sogno. Se vi piace sognare andate a digitare su Tidal, avendo cura di scrivere nella ricerca One con la “O” maiuscola. Pena un inutile viaggio tra gli inferi con ignoti gruppuscoli dallo stesso nome su cui è buona cosa tacere.
One
One
LP Grunt 1972
Reperibile in streaming su Tidal 16bit/44kHz