L’Italia, come peraltro il resto del mondo, è piena di artigiani audio che, con risultati alterni e non sempre felici, provano a entrare nel mercato con prodotti i quali, che piaccia o no, devono confrontarsi con marchi affermati da molti anni, con tutte le difficoltà che ciò comporta.
Il cliente o, per meglio dire, l’appassionato, sa che la grande produzione di serie può offrire una certa costanza costruttiva e affidabilità, unite a un rapporto qualità prezzo che può avvantaggiarsi della possibilità di tagliare costi, in virtù proprio della ottimizzazione industriale e della componentistica acquistata su larga scala.
C’è poi da dire che, un oggetto commercialmente noto, offre garanzia di rivendibilità decisamente maggiore di un prodotto semisconosciuto.
Inoltre, è indubitabilmente vero che marchi artigianali evoluti e con tale aggettivo intendo coloro che, rispetto all’autocostruttore, possono vantare conoscenze tecniche di un certo livello, nonché una organizzazione produttiva e commerciale consolidata, riescono a offrire oggetti di sicuro interesse per ragioni che, se avrete la pazienza di leggere tutto l’articolo, comprenderete facilmente.
Questo è il caso di Estro Armonico, marchio operante già da molti anni per merito di Lorenzo Betti, il cui valore sonico dei prodotti creati mi spinge a considerarlo tra i migliori artigiani italiani in campo audio di qualità.
Sono noti a molti appassionati i suoi upgrading sui diffusori Tannoy, nei quali addirittura il Dual Concentric viene inserito in un nuovo mobile e ottimizzato con filtri “home made” di pregio, nonché la produzione di diffusori ex novo e, da alcuni anni, anche di elettroniche molto apprezzate, tutte valvolari e progettate tenendo a mente quelli che devono, a mio modesto parere, essere i capisaldi di una elettronica, ossia la velocità della riproduzione musicale, con ciò che ne consegue in termini di dinamica e vivacità sonora, nonché la assoluta preservazione del segnale originale, con ciò che ne consegue in termini di trasparenza sonora e piacevolezza d’ascolto.
Ovviamente, ci sono vari livelli qualitativi che raggiungono tali obiettivi in diversa misura, ma credo che anche il più scriteriato costruttore, forse, non abbia interesse a derogare dai suoi gusti musicali e dai presupposti da cui parte.
Ho avuto modo, in precedenza, di fare diverse esperienze con prodotti Estro Armonico e, posso dire, che in ognuno di essi si percepiscono chiaramente gli intenti del progettista che ho appena sopra citato.
Il Bellaluce rappresenta il modello più economico dei pre phono del costruttore marchigiano, non superando i duemila euro di costo e affiancando il più complesso e performante Triple Cascode, seppure entrambi MM e di guadagno identico, pari a 44 dB.
La scelta è dunque quella di offrire un guadagno inadatto a testine MC di bassa uscita, con le quali prima del Bellaluce dovrà essere inserito un opportuno step-up a trasformatori: ciò significa che le non molte testine a bobina mobile a medio bassa uscita che non gradiscono i trasformatori, come le Benz e alcune Van den Hul, per esempio, non avranno nel Bellaluce un partner ideale.
Dal punto di vista progettuale, questo pre phono si inserisce nel ricco filone delle elettroniche a RIAA passiva a due stadi, senza dunque uso di controreazione ingresso/uscita, utilizzante due valvole PCL 84 e una PCC 88 sul primo stadio di guadagno, da non confondersi e sostituire con la più nota ECC 88.
La PCL 84 in particolare, qui una coppia di ottime Valvo, è una valvola molto diffusa che veniva utilizzata sui televisori ed è costituita da un triodo, che sul Bellaluce viene impiegato come secondo stadio di guadagno, e un pentodo, che serve da stadio buffer d’uscita.
Di un certo pregio, o comunque non banale, lo stadio di alimentazione realizzato con un filtro di ripple doppio pigreco induttivo. Tale circuito in un pre phono valvolare risulta particolarmente importante per le doti finali in termini di silenziosità e performance dinamiche dell’apparecchio.
Dunque approccio minimalista, o che comunque non concede nulla a quelle scorciatoie progettuali che risolvono non pochi problemi e consentono all’elettronica di esibire buone prestazioni al banco di prova, ma che inesorabilmente ne abbassano le potenzialità sonore.
Dal punto di vista costruttivo il Bellaluce evidenzia sin da subito la sua natura artigianale, con un circuito interamente cablato in aria che consente, rispetto a una basetta di circuito stampato, una migliore tenuta nel tempo dei contatti elettrici e una maggiore insensibilità meccanica alle vibrazioni, fatto questo importante soprattutto in una elettronica valvolare.
Del resto è opinione comune che un assemblaggio automatizzato può garantire maggiore costanza produttiva, anche se non sono poche le elettroniche di stampo industriale ad avere problemi nella tenuta delle saldature, mentre una costruzione del tutto manuale, se realizzata a regola d’arte, offrirà un migliore assemblaggio dei componenti nonché una più stretta selezione all’origine degli stessi.
La componentistica passiva del Bellaluce è di buon livello, con la chicca dei due condensatori carta e olio interstadio della Jensen, di assoluto pregio.
Prova d’ascolto
Il Bellaluce è stato provato nel mio personale impianto per un congruo periodo di tempo, durante il quale il suono è costantemente migliorato per effetto, presumibilmente, di un rodaggio progressivo della componentistica, valvole in primis, ma anche e soprattutto dei condensatori in carta e olio, montati in accoppiamento tra i due stadi di guadagno e bisognosi, in genere, di parecchie decine di ore per stabilizzare le proprie prestazioni, soprattutto in termini di velocità di scarica.
La mia Denon DL-S1, per effetto della bassa tensione di uscita, è stata affiancata da uno step-up della Casa giapponese, il modello AU-340 nel rapporto di 1:10, e un altro con trasformatori NOS Beyerdynamic, con rapporto di trasformazione di 1:15, ancora valido e accettabile per questa testina.
Ho potuto poi provare una MM di rango, la Van den Hul MM1, in grado di dare filo da torcere a molte MC di prezzo medio.
Il Bellaluce ha dimostrato in entrambi i casi di avere una forte personalità, degna di elettroniche costruite con l’intenzione di suonare bene.
Va detto in apertura che questo pre phono si è mostrato decisamente sensibile al posizionamento, che deve essere quanto più possibile lontano dalle altre elettroniche, soprattutto se dotate di grossi trasformatori. Marcata anche la tendenza a captare disturbi radio e/o elettromagnetici.
Nulla di grave, ma si impone una certa attenzione in una prima fase di inserimento in ambiente.
Il rumore di fondo non è elevato, ma pur sempre maggiore di quello vantato da un buon pre phono a stato solido, ovviamente, e non pregiudica più di tanto la sua flessibilità, seppure va valutata con un certa attenzione l’accoppiata con testine di guadagno inferiore ai 2 mV o inserimenti in impianti ad alta efficienza, particolarmente critici con il tappeto di rumore delle elettroniche.
Il suono del Bellaluce è quello tipicamente valvolare nella migliore accezione del termine.
C’è innanzi tutto una grande sensazione di velocità.
So che qualcuno ancora pensa che i tubi termoionici siano invece tipizzati da un suono un po’ lento e mieloso, ma ciò può essere vero per le elettroniche valvolari mal progettate, mentre quelle ben congegnate, offrono prestazioni di contrasto dinamico e velocità d’impulso che lo stato solido ben difficilmente può eguagliare e solo con i Fet, mai con gli operazionali. Peraltro, va ricordato che il segnale elettrico si propaga molto più rapidamente in un tubo a vuoto che in un transistor.
Questo senso di velocità non è accompagnato da asciuttezza timbrica, ma da un tessuto di ricchezza musicale che esprime appieno il contenuto delle note e la loro particolare veste armonica.
Tali prerogative, costituiscono una nobile ossatura di una riproduzione musicale coerente, gradevole e musicalmente convincente.
La timbrica esibita da questo pre phono è aperta, molto luminosa sul medio alto, rischiarata da una luce intensa di colore bianco, medio basso ricco armonicamente e mai strabordante, con estremi gamma un pelo sotto tono, non tanto per quanto concerne le alte frequenze che risultano comunque morbide ma ben estese, quanto la prima ottava che risulta decisamente appena accennata e dunque con frequenze basse poco profonde. Fate attenzione quindi con testine MC dalla musicalità da considerare acidula.
Annovero questo come l’unico vero difetto del Bellaluce, che in basso fa fatica a riprodurre il contenuto musicale sotto gli 80 Hz, anche se per fortuna non mancano una eccellente articolazione e un senso di concretezza di ciascuna nota, disegnando un suono controllato e ricco di dettaglio.
Altra peculiarità degna di nota è una trasparenza accentuata, non da elettronica top ma comunque prossima a livelli decisamente elevati, accompagnata da un quadro musicale sempre vivo. Tutto ciò rende il contrasto vivido, reale, soprattutto il micro contrasto che consente di riconoscere facilmente anche le minime variazioni timbriche delle note e le diverse intonazioni.
Queste doti avvicinano alla Musica autentica, proprio quella che ti trasporta con un po’ di buona volontà e immaginazione, dal divano di casa al fronte del palco.
Essenziale, in questo gioco di finzione, quel senso di naturalezza e fluidità che il Bellaluce possiede in buona quantità, tanto da rendere un programma musicale un po’ nostro e non a subirne passivamente l’ascolto.
Si chiama, in una sola parola, coinvolgimento.
Le doti di macro dinamica risultano di buon livello e comunque in linea con la categoria dell’oggetto, ma ritengo questo pre phono un ottimo fiorettista, piuttosto che uno schermidore di sciabola.
Deliziosa la musica barocca e acustica in genere, dove l’eccellente microcontrasto e l’ottima trasparenza consentono di dipanare con naturalezza ogni tessuto musicale, anche il più intricato ed armonicamente complesso, laddove molti pre phono cedono inesorabilmente.
Il trattamento delle voci è sempre molto naturale, rifinito e ben a fuoco, con una impostazione nello spazio virtuale dei cantanti molto solida e plastica, per effetto anche di una scansione dei piani sonori fedele, articolata e sempre tridimensionale, nelle piena tradizione delle elettroniche valvolari di pregio.
Fatelo riscaldare un quarto d’ora, e lui vi offrirà tutte le qualità che possiede, che non sono affatto poche.
Conclusione
Il Bellaluce ha esibito prestazioni musicali degne di nota, non certo perfette e assolute, come è normale che sia in una elettronica di prezzo medio. Rispetto a prodotti top gli manca solo un po’ di solidità ed estensione in basso e un piglio dinamico completo. Possiede però un senso di freschezza, di luminosità, unite a un calore timbrico tipico di una gamma media che si esprime con grazia e grande ricchezza di dettaglio. In questo caso il nome dell’oggetto si dimostra quanto mai indovinato.
Al di là delle parole, sempre limitate nel difficile compito di descrivere un suono, voglio dire che ascoltare il vinile con questo pre phono Bellaluce è stato piacevole e mai, sottolineo mai, stancante, sapendo sempre aggiungere uno spunto personale e interpretando ogni brano eseguito con deliziosa e mai flebile musicalità.
Annovero il Bellaluce tra i prodotti che costituiscono, in qualche modo un limite, una diga, oltre i quali è possibile andare, dal punto di vista delle prestazioni, ma a prezzi temo più che doppi.
In poche parole come avere molto, a un prezzo ancora civile.
Forse una migliore messa a punto di qualche particolare costruttivo avrebbe potuto preservarlo da accenni di disturbi e rumori vari, ma ogni progetto minimalista, o per meglio dire “purista”, presenta questi veniali inconvenienti, i quali puntualmente vengono dimenticati in pochi secondi, nel momento in cui scende nel solco la puntina e inizia la musica.
Tornando al discorso di apertura, penso sia chiaro come un prodotto artigianale ben realizzato celi, dietro di sé, l’uomo che lo ha creato, i suoi gusti musicali e i suoi principi tecnici ispiratori, mentre un pur ottimo oggetto industriale, anche se ben suonante, può risultare carente di anima musicale e di un certo grado di affinamento costruttivo.
Non facile trovare validi concorrenti al prezzo del Bellaluce, soprattutto se pensiamo a pre phono a stato solido di classe media, magari più versatili ma che difficilmente riescono a vantare i pregi di un ottima elettronica valvolare.
Non posso non confermare, anche in tale occasione, che la Estro Armonico si rivela come tra le più interessanti realtà artigianali sul mercato dell'Hi-Fi e dell'Hi-End.
SCHEMA RIEPILOGATIVO
Voto massimo ✳✳✳✳✳ Spark, le scintille ReMusic
Timbrica: ✳✳✳✳ | molto gradevole e in grado di ben rappresentare le peculiarità dei singoli strumenti. Gamma bassa timida e non molto estesa, grande luminosità del medio alto.
Dinamica: ✳✳✳1/2 | di buon livello la macro, ancora meglio la microdinamica, all’altezza di realizzazioni di ben altro prezzo.
Velocità: ✳✳✳✳ | impulsi molto rapidi seppure mai in maniera innaturale.
Dettaglio: ✳✳✳✳| decisamente elevato.
Trasparenza: ✳✳✳1/2 | apprezzabile in ogni circostanza, consente di dipanare con facilità tessiture musicali anche molto complesse.
Immagine: ✳✳✳✳ | coerente e ben sviluppata, ricostruzione scenica realistica.
Costruzione: ✳✳✳1/2 | prettamente artigianale, nel bene e nel male. Qualche saldatura poteva essere realizzata meglio. Componentistica nella media, con alcune punte qualitative.
Rapporto prezzo prestazioni: ✳✳✳✳ | ottimo, pur con qualche limite funzionale. Decisivo come per tutte le produzioni artigianali il fatto che non esistono intermediari commerciali che facciano lievitare il prezzo finale.
Caratteristiche dichiarate dal produttore
Phono MM
Dimensione: 240x140x300mm LxAxP
Impedenza di carico: 47kohm
Guadagno: 44dB
Peso: 6kg
Trasformatore di alimentazione toroidale
Valvole utilizzate:
2 x PCL84
1 x PCC88
NOTE
Alimentazione doppio pigreco induttivo
Distributore ufficiale Italia: al sito Estro Armonico Audio
Prezzo di listino Italia alla data della recensione: 2.000,00 euro
Sistema utilizzato: al sistema di Paolo “Miracolo” Di Marcoberardino
DIRITTO DI REPLICA | LA PAROLA AL PRODUTTORE
Buongiorno, nel ringraziare la vostra redazione per la prova del nostro preamplificatore phono Bellaluce, ci piacerebbe fare presenti due sole considerazioni. Il redattore parla di una riproduzione della gamma bassa "leggera" e attenuata. Non ci risulta, sia perché il Bellaluce segue scrupolosamente le specifiche dell'equalizzazione RIAA in termini di valori da seguire per ogni frequenza sia perchè in fase di collaudo, ogni singolo esemplare viene testato e calibrato in modo da rientrare entro la specifica di +/-0.2dB. Tale calibrazione permette appunto di avere una risposta piena e lineare fino ai limiti di modulazione. Nelle nostre prove di messa a punto (nostri sistemi: gira Morsiani con bracci Morsiani e testine Benz Glider e Dynavector Karat Dova D2 più step up custom Bartolucci, gira Micro DDX1000 con SME 3009 e Shure V15 type5) la presenza piena, rigogliosa ed evidente della parte bassa della riproduzione non è mai venuta meno, anzi! Soprattuto mai disgiunta da velocità e chiarezza estreme.
Sulla qualità della componentistica, vorremmo far notare che i punti di eccellenza non sono soltanto i condensatori Jensen, ma tutto l' apparecchio è realizzato con resistenze in carbone Allen Bradley e Kiwame nei punti di passaggio del segnale audio e Vishay a strato metallico all 1% nei punti di regolazione tensioni e/o stabilità. Per I condensatori della rete RIAA vengono usati silver mica e polipropilene Wima. I condensatori di livellamento sulle alimentazioni sono Rodenstein (ROE) sull'anodica ed Elna sui filamenti. Inoltre il cablaggio usato è cavo 60/40 (40% argento e 60% rame) isolato Teflon.
Non cerchiamo le "firme" audiofile, ma chi realizza componenti al meglio per ambiti aeronautici-militari.
Ecco anche la ragione per montare (come giustamente notato) pregiate valvole d'epoca (e quando possibile ci vantiamo di fare apparecchi China free, ovvero che non hanno alcun componente di origine cinese, ma SOLO componenti europei-nordamericani)
Ringraziando ancora, salutiamo
Lab. Audio Estro Armonico
Via Maestri del Lavoro, 21/C
60010 Ripe (AN)
01/04/2014