Progetto, componenti, layout

22.07.2024

Nell'immagine principale, l'interno dell'ampli integrato Alchimista 830 S.E.

 

Come realizzo un mio amplificatore? La domanda è lecita e lo stesso Giuseppe, qualche tempo fa, mi faceva notare che, a parte poche e meritorie eccezioni, ben poco si dice riguardo a quel che si può e non si può fare in questo campo, che insomma secondo lui sia invalsa l’opinione “che si possa ottenere un buon risultato con qualsiasi premessa costruttiva, se ben sviluppata”.

 

Al contrario, in genere e personalmente seguo invece una “filosofia di progetto”, ovvero penso che, se devo fare un determinato lavoro sul segnale audio in ingresso, voglio portarlo all'uscita disturbandolo il meno possibile. E questo significa, per me, attraversare il minor numero di componenti attivi e passivi per ottenere il risultato previsto.

 

Poi c'è l'idea di progetto, ovvero che cosa voglio fare? Che valvole penso di usare? Eh, già, a me piacciono le valvole, che sono tra i componenti più lineari e affidabili che esistano: come penso quindi di utilizzarle? Una volta definita l'idea e confortato dal fatto che rispetti la filosofia progettuale che seguo, comincia lo studio di fattibilità. Si può fare? Ha senso farlo?

 

E qui comincia la fase di progetto vera e propria. Si cominciano a fare dei conti. Si confrontano dati e tabelle. Si studiano le curve delle valvole. Si guarda anche cosa è stato fatto da altri progettisti, che è fondamentale! Si ipotizzano punti di lavoro e relativi pregi e difetti. Insomma, si passano le giornate a valutare se l'idea progettuale ha le gambe per correre, oppure se era un abbaglio che non portava da nessuna parte.

 

A questo punto si definisce un circuito di base su cui iniziare a sviluppare il tutto. Contatto il mio "trasformatorista" di fiducia. Se ho dei dubbi relativamente a qualche "ferro", ne parlo con lui. E poi mi faccio realizzare una prima serie di trasformatori sulle specifiche di progetto.

 

Poi monto tutto il circuito su di una tavola di legno che mi servirà per studiare, valutare, misurare, mettere a punto, ma soprattutto ascoltare il risultato delle fatiche. Cerco di ottenere il massimo dal progetto fatto. E, se ci arrivo, bene. Altrimenti lo modifico o, nella peggiore delle ipotesi, lo abortisco in questa fase. Insomma, non devo realizzarlo per forza!

 

Questa ricerca mi rende felice, perché mi slega dalla produzione a tutti i costi. Io progetto e costruisco oggetti unici, non produzioni seriali e nemmeno repliche da pochi numeri. Se un amplificatore ha quello che cerco, lo realizzo, altrimenti, no. Gli oggetti che produco devono soddisfarmi appieno e andare sempre un passettino oltre rispetto alle precedenti realizzazioni.

 

Bene, a questo punto siamo solo all'inizio! Quella tavoletta di legno diventerà, per qualche tempo, la tela su cui dipingere l'idea iniziale. Mi consentirà di ricercare i punti di lavoro delle valvole che mi soddisfino maggiormente: sia agli strumenti, che all'ascolto.

Comincio a torturare il mio "trasformatorista" con modifiche, aumentare o diminuire l'induttanza primaria, modificare gli avvolgimenti, il carico, e così via. Ma sempre la stessa “tavoletta” mi consente anche di valutare la componentistica varia, come condensatori, resistenze, cablaggi e layout circuitale.

 

È un lavoro lungo e difficile perché bisogna equilibrare diversi fattori, sia elettrici che acustici e, nella mia esperienza, non è che utilizzando, che so, un condensatore della tal marca o un cavo in argento si ottenga sempre il massimo. Anzi, va valutato caso per caso. E ogni amplificatore è diverso dall'altro.

 

Certo, uso sempre componentistica di ottima qualità, ma non sono particolarmente legato a un marchio o a un modello. Valuto sempre a mente e orecchie aperte. Ogni volta è una esperienza diversa ed è questo il bello della ricerca sonora che mi sono proposto.

 

Alchimista MC 1/50 S.E.

 

Vista d'interno dell'ampli integrato Alchimista MC 1/50 S.E.

 

Spesso ho trovato superiori, in un certo punto del circuito, ad esempio dei condensatori della Roe o della Philips o della Nippon Chemicon ad altri di moda attualmente.

Per i cablaggi sul segnale uso spesso dei cavi di rame argentato monoconduttore isolati in teflon e stoffa. Ma non sempre. Dipende dal risultato che ottengo. A volte gli ho preferito dei cavetti multicore isolati in silicone o in teflon.

 

Per la maggior parte del cablaggio delle alimentazioni e di potenza uso cavi in rame argentato multicore isolati in teflon, oppure isolati in silicone, cioè più morbidi.

I condensatori di accoppiamento sono quasi sempre in carta e olio a norme militari. Raramente gli ho prefertito dei condensatori a film plastico.

Potenziometri e selettori di ingresso sono sempre di eccellente qualità. I vari trimmer e reostati sono a norme militari: indistruttibili e realizzati senza compromessi.

 

Una volta definiti i punti di lavoro, la componentistica, ecc. ecc., realizzo il layout del circuito, disegno la scatola e la faccio realizzare da una carpenteria con macchine a taglio laser.

Poi le varie componenti vanno in finitura, dove verranno prima sabbiate, poi lucidate a specchio o satinate e infine i vari pannelli verranno incisi al laser con le varie scritte, il marchio e così via. Sì, non sono serigrafati ma incisi al laser, che non si concede alle eventuali cancellature da usura.

Mi piace molto l'acciaio inox sia perché ha ottime caratteristiche meccaniche, sia perché è amagnetico. E poi, una volta finito, è bello sia da vedere che al tatto.

 

Normalmente tendo a sviluppare un progetto che abbia due trasformatori di alimentazione, un doppio pigreco induttivo per il filtraggio dell'alta tensione e naturalmente i due di uscita.

Preferisco i controlli di ascolto a sinistra e le alimentazioni a destra e quindi un disegno della scatola con le opportune modifiche posso utilizzarlo più volte per progetti simili.

 

Ecco perché esteticamente il mio 830 S.E. è molto simile all'800 S.E., o all'MC 1/50, o al 100TH, o al 211, oppure all'805. I trasformatori, la componentistica, il circuito, ecc. invece sono differenti. L'attuale produzione ha scatole simili, stessa disposizione dei trasformatori principali, ma le somiglianze finiscono qui. Tutto il resto è differente a cominciare dal progetto, poi il layout, la componentistica e così via. Insomma, l'estetica in qualche modo è un po' un marchio di fabbrica, ma soprattutto è la filosofia di progetto di questa serie di apparecchi a essere comune. Ho scelto questa strada intanto perché era ben funzionale alle mie esigenze qualitative e poi per dargli un minimo di identificazione.

 

Sempre in questa serie di apparecchi ora sono in sviluppo due monopentodi. Sì, proprio due single ended che come finale utilizzano un pentodo in classe A. Saranno anche qui facenti parte della stessa filosofia di progetto, ma avranno sia potenze che caratteristiche differenti e credo che vedranno la luce entro l'anno.

 

Poi sto sviluppando altri quattro sistemi di amplificazione di maggiore potenza, ovvero due integrati single ended di maggior potenza, dimensioni e peso. Sono previste potenze di 40-50 watt circa. Questo dato verrà poi definito successivamente. Ma soprattutto sarà differente la tipologia del circuito. Negli apparecchi della serie di cui ho parlato prima, l'idea di fondo era di ridurre il più possibile gli stadi di amplificazione e i componenti attraversati direttamente dal segnale.

 

In questa seconda e più potente serie di apparecchi il progetto di base sarà sempre “purista”, ma la necessità di una maggiore potenza e la possibilità di sviluppare maggiore dinamica anche con diffusori diciamo "ostici" mi porteranno a progettare dei circuiti in cui gli stadi siano accoppiati tra loro a trasformatore. Questo mi consentirà, oltre all'utilizzo di valvole più potenti, anche l'ottenimento di prestazioni altrimenti irraggiungibili.

 

Gli altri due sistemi in sviluppo, che ho lasciato per ultimi, saranno due integrati, ma divisi per motivi di ingombro e di peso, in tre elementi. Questi saranno sviluppati per lavorare assieme, diciamo con un preamplificatore e due finali monofonici. Ma l'idea non è di avere un pre “standard” e due finali mono "tout court", ma di fare in modo che idealmente ed elettricamente siano un integrato: i valori di accoppiamento non saranno negli standard usuali ma definiti in base alle necessità circuitali. E saranno ancora un single ended, con la finale a triodo, di notevole potenza, attualmente previsti 120-150 watt, e un push-pull, sempre a triodi e anch'esso di potenza simile.

Per ulteriori info: al sito Alchimista Audio

di Claudio
Piovesana
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