Vi racconto com’è andata. E, credetemi, è andata proprio così. Qualche mese fa, dopo il trasloco in Centro Umbria fatto l’anno precedente e che ancora aveva e ha i suoi comprensibili strascichi di lavori in casa, riorganizzazione dell’impianto – quale impianto? – e assestamenti vari ed eventuali, cerco di riorganizzare un po’ le idee – quali idee? – e faccio mente locale su alcuni produttori e distributori da ricontattare. Nulla di strano, attività periodica, ognuno di noi nella propria normale routine di lavoro ha i suoi impegni ricorrenti e noi redattori non facciamo eccezione. Visto che, come al solito, siamo mossi dal desiderio, mi concentro subito su quei produttori e distributori che costruiscono o rappresentano diffusori a dipolo o ad alta efficienza, di mia personale preferenza.
Questo punto vale una precisazione: se c’è una cosa di cui sono certo è di essere in grado di valutare un apparecchio, un diffusore, un componente Hi-Fi in modo spassionato, inquadrandolo in modo distaccato, almeno quanto umanamente possibile. Questo è in fin dei conti l’obiettivo di ReMusic: trovare e “magnificare” il valore d’uso e prestazionale di questi nostri compagni di “gioie e dolori”, soprattutto se le prime sopravanzano i secondi. I più distratti troveranno questo modus operandi e recensendi scritto nero su bianco qui, alla nostra fondazione, ormai ben più di dieci anni fa.
Chi invece ci segue in modo anche solo un poco più assiduo sa o può ben immaginare che anche il migliore recensore audio, alla fine della fiera, nel segreto della propria casetta e insieme ai propri amici audiofili più intimi, non può certo rinunciare – e perché mai? – ad avere dei gusti personali, delle predilezioni, se non, al contrario, delle idiosincrasie. Ecco quindi perché, ai tempi dei fatti, il mio pensiero è andato immediatamente a questa tipologia di diffusori, caratterizzati secondo me da un suono aperto, non compresso, più immediato e spesso meno “filtrato” dei loro fratelli “dentro una scatola”. Nulla di più vero, considerando che ai dipolo manca proprio il cabinet… Nella sezione Diffusori di ReMusic che trovate qui, gli esempi recensiti, personalmente provati o anche solo citati si sprecano. E così, in qualche angolino remoto del mio cervello, qualche piccolo ingranaggio arrugginito cominciò lentamente a muoversi, molto lentamente… Da qualche parte cominciai a ricordarmi di un paio di dipolo da me provati molto tempo addietro… Sì, certo, ma come no: i Diesis Audio Caput Mundi! Molto apprezzati e altrettanto capiti, tanto che, rileggendo il mio articolo qui, mi sembrava quasi di riviverne le emozioni.

Ero andato a sentirli “in sede Diesis” con il buon Roberto “The Rock” Rocchi alla guida, scarrozzato piacevolmente. Ma dove? Avevamo goduto dell’ospitalità di Giuseppe Gabbarini, braccio e mente nonché proprietario Diesis Audio, e di sua moglie Maria, cuoca – e persona – sopraffina. Ma dove? Ricordavo vagamente… Salvo scoprire mooolto velocemente dal sito Diesis che si trattava di Spoleto, a veramente pochi chilometri dalla mia nuova residenza…
Sigh, vabbè, non infierite: sono i malanni dell’età… E pensare che con Giuseppe ci si è visti e sentiti con continuità tra fiere e aggiornamenti produttivi. Detto fatto, mi dimentico – nulla di più facile – delle mie défaillance mentali e lo chiamo. Lo informo della mia nuova destinazione e lui… fa altrettanto! La nuova sede Diesis Audio è… ancora più vicina a casa mia! Così sono tornato da lui per ri-scoprire a che punto era, pure lui in mezzo a un trasloco e agli adattamenti ed evoluzioni che ne conseguono. Quelli a seguire sono quindi la cronaca e la descrizione della sua nuova sistemazione: un’area produttiva d’eccellenza, perché questa è la realtà, che dispone di uno showroom dedicato composto da ben tre sale suonanti e attrezzate di tutto punto per ascolti memorabili.

L’audiofilo, il rivenditore, l’imprenditore
Prima di aggiornare i file della nostra conoscenza Diesis Audio attraverso la sua visita, facciamo una precisazione, esplorando i precedenti di Gabbarini. No, non quelli giudiziari, anche se, come audiofili, saremmo tutti da mettere al fresco. No, mi riferisco alle premesse che lo hanno portato a creare e portare il suo marchio a quello che è oggi: un brand unico al mondo per offerta di diffusori con sezione bassi con woofer a dipolo e medioalti con driver a compressione e tromba. Ai Caput Mundi ai quali ho accennato sono seguiti i Ludos, gli Aura e i superbi Roma, questi ultimi con tanto di versione "su misura" per le migliori amplificazioni a valvole single ended. Tra l'altro, detto per inciso, quella Diesis Audio è un'articolazione di prodotti a catalogo fatta come si faceva una volta. Diffusori diversi per dimensioni realizzati per ambienti di analoghe dimensioni. Diffusori con la stessa ricerca del suono e, in proporzione, gli stessi risultati, anche se ottenibili in ambienti diversi per cubatura complessiva.

Tornando a lui, in primis Giuseppe Gabbarini è un audiofilo come gli altri, come tutti noi. Sente tutto, prova tutto. Poi, non soddisfatto di quello che ha sentito, rimette tutto in discussione e comincia a fare da sé. Un po’ come capitò qui a quegli illustri pionieri dell’Hi-Fi che rispondono al nome di William Conrad e Lewis Johnson. Yesss… Proprio quelli di Conrad-Johnson. I due, laureati in Economia, crearono la propria azienda proprio perché insoddisfatti delle amplificazioni allora presenti sul mercato. Ovvero, come tutti i veri audiofili, se gli apparecchi o i diffusori in commercio per qualche motivo non ci convincono, alla fine e a diversi livelli di intervento ci si rimbocca le maniche e si passa all’azione.
Tutto questo Giuseppe ha cominciato a farlo, non proprio come tanti di noi, sin da teenager. E non si è mai fermato. La passione audiofila lo ha portato a provare direttamente o indirettamente, a casa propria o in giro, centinaia di apparecchi e diffusori, questo senza contare quelli acquistati, cambiati, rivenduti, modificati o dimenticati. Sempre questo brutto male – per il portafogli – lo ha spinto ad acquistare migliaia fra LP e CD, in tempi in cui sia gli uni che gli altri costavano in modo considerevole per le finanze del singolo. Ha inoltre diretto e condotto un punto vendita Hi-Fi a Perugia dal 1992 al 1999, inizialmente conosciuto come Effetto Suono ma rinominato sotto la sua gestione Effetto Musica. Ma la storia nella quale ci avventuriamo oggi è quella delle migliaia e migliaia di ore di comparazioni e ascolti, di prove e confronti, di selezione e modifiche dei componenti, di analisi e scelta dei materiali, per poter ottenere le attuali prestazioni Diesis Audio. A questo proposito basti dire che il nucleo iniziale della “azienda” Diesis è addirittura del 1993, diventato poi Diesis Audio nel 2007, quando Giuseppe decide di portarlo a un livello superiore, frutto di notevoli investimenti personali, sia economici che di ricerca. Questo perché – come esplicitamente sottolineato dal sottotitolo di questo articolo, è il suo lavoro – i Diesis Audio erano… i diffusori che non c’erano.
Il superamento dei precedenti
Eccoci al punto: sembra strano a dirsi oggi, che li abbiamo sotto agli occhi da un certo tempo, ma il tipo di diffusori per i quali Diesis Audio è conosciuta nel mondo, prima di Diesis Audio non c’erano, almeno non a livello di autentica offerta di mercato, proposti cioè con continuità, in modo professionale, corroborato da servizi pre e post-vendita. Insomma, qui si parla di un’azienda, per quanto contenuta nelle sue dimensioni e nella sua produzione, non di amatori o dilettanti animati da buone intenzioni.
Valga qui l’aneddoto raccontatomi dallo stesso Gabbarini: i Diesis Audio nel loro complesso sono “i diffusori che non c’erano” al punto tale che, in diversi tempi e occasioni, alcuni distributori stranieri Diesis hanno anche candidamente confessato a Giuseppe di averli scoperti come se fossero stati realizzati per loro stessi, tanto li “avevano in testa”, tanto li avevano chiari nei propri desideri. E questo proprio perché prima non erano riusciti a trovarne di simili in commercio! Tanto per citarne alcuni di famosi, lo spettacolare Jadis Eurythmie aveva i medioalti a tromba ma i bassi erano “in cassa”, il blasonato Jamo R909 è sì precedente al Diesis Audio Caput Mundi ma è un dipolo con vie medioalte con altoparlanti a pistone e pure commercializzato per un periodo relativamente breve. Infine, quelli Supravox, che vedete ad esempio qui, sono da sempre progetti di dipolo, bensuonanti e senza tempo, disponibili per l’autocostruzione, dato che la casa francese li offre a titolo gratuito a chi voglia realizzarli con i propri suoi altoparlanti ma per sé riserva una produzione di sole “casse” – delle quali trovate un nostro esempio qui – ma non di open baffle.
Dobbiamo inoltre ammettere che i dipolo risentivano di alcuni pregiudizi, che li portava ad essere relegati agli esperimenti degli audiofili esordienti, alle prove dei tecnici che vogliano fare qualche misura veloce o agli incorreggibili nostalgici del loro “sound”, obiettivamente contenuto agli estremi di banda nei progetti più tradizionali. I preconcetti nei confronti dei dipolo sono tuttora molti e ne elenco solo alcuni, senza pretesa di completezza, ma sicuramente i più significativi: si va da quelli dettati da superficialità, del tipo “sono un paio di tavole con dei fori” al “posso farli pure da me in casa”, per arrivare a quelli sulle supposte prestazioni conclamate, della serie “non hanno bassi” o “non hanno dinamica”.
Concentriamoci per ora su questi ultimi punti, l’estensione e la potenza del basso e la dinamica reale. Le critiche che si muovono ai dipolo possono essere parzialmente vere per gli isodinamici o gli elettrostatici puri. Ad esempio, Magnepan o MartinLogan, i nostri “campioni” delle due tipologie di dipolo, sono intrinsecamente limitati nel raggiungimento di pressione sonora ed estensione sui bassi e capacità dinamica assoluta. Bassa sensibilità e dati di targa lo confermano. Infatti, per ovviare ai propri limiti, i primi normalmente aumentano l’area della superfice vibrante e i secondi si affidano a semplici woofer in cassa con qualche tipo di accordo acustico con l’ambiente.
La motivazione, il percorso, i risultati
Diciamo ora subito che alle perplessità che accompagnavano l’ascolto dei dipolo più classici, se non “basici”, Giuseppe Gabbarini ha dato fin dal suo primo modello Diesis Audio delle risposte concrete, verificabili, incontestabili. Ha risposto proprio punto per punto, per filo e per segno, a tutte le critiche, i pregiudizi, i preconcetti e le obiezioni che il cattivo senso comune audiofilo aveva accumulato, affrontandole e risolvendole. Se “normalmente” i più comuni dipolo mostrano poca dinamica, e tutto è relativo, questi ce l’hanno. Come hanno bassi, compresi di loro estensione. E non fatevi ingannare dalla loro apparenza “semplice”, perché qui basta riportare qualche dettaglio goloso.

Le trombe, ad esempio, sono realizzate esclusivamente su propri disegni, ricavate dal pieno in Corian od ottenute in impiallacciature di padouk o makassar, accoppiate e curvate ad arte. Dopo aver provato le più varie essenze lignee, l’alluminio e altri materiali assortiti, la struttura portante in Clad 58, un conglomerato proprietario Diesis composto da polveri minerali e resine, rende giustizia alla velocità, alla dinamica e all’estensione dei bassi, senza quelle sottrazioni o colorazioni normalmente imputabili alla quasi totalità dei cabinet in legno. Inoltre, la selezione, l’identificazione, l’accoppiamento e l’ottimizzazione degli altoparlanti sono stati ottenuti in modo certosino, valutandone decine, adottandone pochi e mai di stretta produzione in serie. Ogni altoparlante o driver usato sui Diesis Audio è frutto di richieste specifiche ai produttori e modifiche in corso d’opera, secondo “ricette” a lungo meditate. E di queste ultime qualcosa personalmente so, non certo tutto, ma mi è stato chiesto, comprensibilmente, di tacerne il dettaglio e la bellezza delle soluzioni…

Particolari costruttivi Diesis Audio, nello specifico il crossover medioalti dei diffusori Roma
Questa dedizione all’ascolto ha portato a risultati distintamente udibili. Questo perché Giuseppe aveva in testa un suono. Altri potrebbero dire pure “il” suono, perché in fin dei conti uno e uno solo è. Avere però in testa un riferimento preciso, quello come al solito degli strumenti naturali, e saperlo riportare in apparecchi o diffusori non sono due cose che vanno sempre a braccetto. Non lo sono per molti audiofili ma nemmeno per molti costruttori, basta frequentare qualche manifestazione o fiera di Hi-Fi per rendersene conto. Quanti “suoni” sentiamo? A quante diverse interpretazioni del suono riprodotto veniamo esposti? Perché gli impianti suonano in modo e modi così diversi? E, sappiatelo, una volta, molti anni fa, non era così. Una volta, e la mia non è nostalgia, è cronaca, una volta la maggior parte dei costruttori/produttori “tendeva” a un suono, magari con mezzi diversi, ma tendeva allo stesso suono: dinamica indistorta, naturalezza percepita, facilità d’emissione, senso generale di coinvolgimento. Come vedete, non ho citato parametri come l’assoluta estensione in frequenza, la supposta correttezza timbrica e la totale linearità strumentale. Insomma, secondo me, il trend globale degli ultimi venti/trent’anni di ridurre drasticamente l’ingombro dei diffusori e di riportare tutto all’adeguatezza alle misure strumentali ha provocato una specie di rigurgito nell’Hi-End, dove ognuno oggidì “se la suona e se la canta”, offrendo appunto sound veramente molto diversi, se non discutibili. Negli ultimi anni la deriva Hi-End ha prodotto mostri, oltre che, anche solo per una questione statistica, realizzazioni alternative e, solo a volte, innovative.
Questo non è accaduto a Diesis Audio, che ha tenuto la barra dritta al centro dei propri obiettivi sonori. Nel tempo la “pasta” sonora dei suoi diffusori è sempre rimasta riconoscibile, unica, dal “piccolo” Ludos al “grande”, anche in senso economico, Roma Triode, segno questo che l’impostazione è la stessa per i diversi livelli di costo e prestazioni e come anche per i risultati che si vogliono ottenere. Questo ha insomma reso i modelli Diesis i primi commercialmente disponibili al mondo con bassi appunto a dipolo e medioalti a tromba. E basterebbe questo per spingervi ad andarli a sentire, scoprire e apprezzare. Ma sappiate che non abbiamo ancora parlato di quello che potrete trovare nello showroom Diesis Audio… E questa è la prossima parte della storia.
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Per ulteriori info: al sito Diesis Audio