Ryan Keberle & Catharsis | Music is Connection

07.02.2025

A circa dieci anni dalla pubblicazione del suo primo album con il gruppo Catharsis, Music is Emotion, il quarantacinquenne trombonista statunitense Ryan Keberle torna ad un nuovo album con un titolo che sembra la logica conseguenza del primo, Music is Connection. Perché se è pur vero che sottolineare l'appartenenza delle emozioni alla musica sembra quasi un luogo comune, è altrettanto realistico pensare a quest'arte come a un ponte, un linguaggio unificante non solo tra musicista e ascoltatore ma evidentemente anche tra i musicisti stessi e, perché no, persino tra gli elementi del pubblico.

Keberle, figlio d'arte, non solo trombonista ma pure pianista, dato che i suoi studi musicali sono iniziati fin da bambino proprio con questo strumento, si diletta in giovane età anche al violino ma è proprio il trombone a focalizzare meglio le sue energie creative, pur continuando a mantenersi interessato anche al piano. Le sue conoscenze si sono diversificate collaborando inizialmente con la Wynton Marsalis Orchestra e con la Maria Schneider Jazz Orchestra, poi fondando nel 2003 il suo R.K. Double Quartet con una forte presenza di fiati. Ma è nel 2012 che assembla Catharsis, che oggi si compone, oltre allo stesso Keberle, di Camila Meza, artista cilena al canto e alle chitarre, Jorge Roeder al contrabbasso ed Eric Doob alla batteria. In questo Music is Connection compare, in aggiunta, Scott Robinson al sax tenore in un brano. Inoltre, l'attività e la curiosità del trombonista lo portano prima a collaborare con il gruppo cameristico Reverso nel 2017 e poi, soddisfacendo ulteriori suoi interessi per la musica latina e soprattutto brasiliana, a organizzare un viaggio, avvenuto sempre nel '17, proprio in Brasile. E qui la sua sottile trama di connessioni retiformi lo coinvolge all'interno del gruppo Collective do Brasil.

Tante esperienze diverse e generi musicali senza confini precisi ma, sopra ogni cosa, la capacità di costruire con i propri musicisti – in questo caso i Catharsis – una comunicazione inconscia, qualità fondamentale per ogni musicista e in particolare per quello che riguarda i jazzisti, senza la quale sarebbe difficile creare quella filigrana invisibile di relazioni mentali che chiamiamo “interplay”… Keberle addirittura tende un po' a esagerare, parlando di “connessioni”. Sostiene infatti, gettando il cuore oltre l'ostacolo, che “attraverso connessioni uditive e fisiche, la musica può approfondire... la capacità di sentire e di empatizzare rendendo il mondo un posto dunque più empatico”, fonte All About Jazz, vedi qui.

 

La struttura di questo album è a tratti imprevedibile, anche per i continui cambi di genere, ed è fondamentalmente melodica. Del resto, i richiami frequenti col mondo latino ne determinano la direzione, direi quasi obbligata, anche perché il canto della Meza, che a volte assomiglia a quello della vocalist inglese Immy Churchill, si trova a calzare le melodie proposte come un guanto. Ma in questo lavoro non troviamo solo interpretazioni di ideali saudade. La stessa cantante è anche un'abile chitarrista in campo acustico ed elettrico e, se vogliamo, questa poliedricità si allinea armoniosamente all'eclettismo di Keberle, qui impegnato al trombone, al piano, all'organo, al synth e persino alla voce.

 

Per quello che riguarda più specificamente lo strumento del leader bisogna dire che è piuttosto raro ascoltare un trombone così “pulito” nella sua sonorità e che non cede facilmente all'ebbrezza di quei fraseggi troppo veloci che spesso non fanno altro che sovrapporre una nota sull'altra, rendendo complicata la percezione della linea melodica, in modo particolare per uno strumento complicato come questo. Il trombone non è poi sempre presente all'interno dei brani e gli interventi di pianoforte e tastiere condotti dallo stesso Keberle, se la vedono quantitativamente quasi alla pari con lo strumento a fiato. L'album approccia quindi diversi generi, unendo le radici classiche e jazzistiche del leader con l'aspetto sensuale e malinconico della voce della Meza e arrischiando incursioni in contemporanee sonorità avantgarde oltre che nel funk e nella world music.

 

Ryan Keberle - Music is Connection

 

Music is Connection parte subito bene con il canto senza parole della Meza in Throwback Moves, raddoppiato dalle note di chitarra. La melodia è scorrevole e contenuta in un morbido groove dove risalta la ritmica di Roeder al contrabbasso e Doob alla batteria. Un bell'assolo di chitarra elettrica, in stile classicamente fusion, viene contrappuntato dagli accordi di tastiera di Keberle, che si fa vivo nella parte finale anche col trombone in un unisono insieme a chitarra e voce.

Segue un brano lento e suggestivo come Sound Energy, dove Meza e Keberle percorrono in sincrono un altro canto senza parole. Il clima sembra quello di un'apocrifa scrittura lounge, evoca serate calde in riva al mare. Ancora un bell'intreccio, moto tranquillo, tra chitarra e tastiere, fino a quando compare il trombone con le sue note ben distinte, autonome, mentre le voci proseguono in sottofondo e la dinamica ritmica sale in modo disciplinato.

L'album prosegue con un brano di Victor Jara, Lo Unico Que Tengo, che ritroviamo nell'album La Poblacion del 1972, l'anno prima dell'assassinio del cantautore per opera del regime fascista cileno. Jara era un artista d'estrazione proletaria, politicamente molto impegnato e il suo sacrificio lo fece diventare un simbolo, anche in Europa, della lotta contro la dittatura di Pinochet. La Meza è brava nel cantare la melodia senza molte modifiche rispetto alla versione vocale che ne diede in La Poblacion Isabel Parra, ovviamente più scarna e sostenuta solo da una chitarra acustica. Cogliamo il bell'assolo al trombone e il dialogo con la chitarra elettrica della Meza, mentre la ritmica si fa sentire senza comunque sopravanzare il clima raccolto della canzone.

Quando arriva Hammersparks si comprende da subito che c'è stata una sterzata brusca verso un genere più d'avanguardia, con la batteria e il contrabbasso che fanno fuoco e fiamme lavorando su tempi molto convulsi e rapidi. In effetti l'autore di questo brano è il contrabbassista Roeder. La chitarra elettrica e il feroce accompagnamento ritmico ci portano in una zona che potrebbe comprendere Abercrombie o anche Scofield. Ancora una volta il trombone e la chitarra lavorano su un dialogo a distanza ma i due strumenti si controllano e si rispettano a vicenda, evitando di coprirsi o sopravanzarsi uno all'altro.

 

Ryan Keberle

 

Key Adjustment è per un certo tempo quasi un discorso a due tra Roeder – al quale tocca un breve assolo – e la chitarra elettrica in arpeggio. Un duetto spinto anche dal buon drumming di Doob, a cui si affianca il piano elettrico di Keberle. Poi la dolcezza del canto della Meza, in sincrono con la sua chitarra e per un certo tratto anche col trombone completano il brano, non senza una lunga coda in assolo dello stesso strumento a fiato, in cui vengono ribadite le sue note calde, pulite e scandite con precisione.

Vera Cruz è frutto della creatività del musicista brasiliano Milton Nascimento, tratto dal suo album Courage del 1968. Risulta tra i brani meglio riusciti dell'album, dove i Catharsis riescono a ottenere una versione decisamente più jazzata rispetto all'originale in cui era presente anche un accompagnamento d'archi. Qui invece la Meza si supera non solo col canto ma con un ficcante assolo di chitarra molto fusion, in stile Metheny. Il trombone si lascia un po' andare a insistere su note molto gravi ma il suo fraseggio resta sempre chiaro e decifrabile.

Il mood intimista continua con l'apparentemente delicata Sonic Living, che dopo le prime battute sofficemente cantate s'affida a dei passaggi armonicamente arditi di pianoforte, dove s'insinuano dissonanze in enigmatico contrasto con l'intervento del trombone. Poi il brano torna ad aggiustarsi in piena consonanza e Keberle lavora un assolo secondo i suoi canoni soliti. Si fa sentire il notevole contributo della batteria prima che il brano si riallinei col canto misurato ed essenziale di Meza.

Cycle è composta dal batterista Doob. Gli accordi iniziali vagamente gospel di piano vanno a intrecciarsi con le note malinconiche del trombone, per poi andare in loop elettronico col synth, mentre il pianoforte continua il suo semplice, lirico percorso accordale.

Arbor Vitae è una bossa nova in cui compare il sax tenore dell'ospite Scott Robinson, evidentemente ispirato dal soffio latin jazz di Stan Getz. Tutti gli strumenti, compreso piano, chitarra e poi in ultimo anche il trombone, s'intrecciano naturalmente uno con l'altro, sfumando poi in una coda sempre più rarefatta.

Shine Intro è un sommesso dialogo tra la chitarra e il trombone con un lieve accenno della ritmica in lontananza. Questa introduzione sfocia poi nel brano vero e proprio Shine, a metà tra rock progressive e jazz fusion, dove tutti gli elementi strumentali del gruppo, voci maschili e femminili comprese, hanno modo di esprimersi in una specie di jam conclusiva.

 

Ryan Keberle

 

Le buone intuizioni melodiche d'ispirazione latina, ma non solo, fanno di questo album un esempio di misurata essenzialità. Il suono complessivo spesso trasfigura attraversando vari stili, ma non ci sono eccessi di sorta. Sorprende la versatilità della Meze, che colpisce, oltre a un gradevole utilizzo vocale, per i suoi saettanti assoli di chitarra. Il lavoro, nel suo complesso, possiede un nerbo robusto, a volte vicino alla trincea dell'avanguardia, in altri casi più introvertito, ed è la conferma della buona vena di Keberle, tra il novero dei trombonisti migliori della sua generazione.


Ryan Keberle
Music is Connection
CD e LP Groove Monkey Music 2024
Disponibile in streaming su Qobuz 24bit/48kHz e Tidal qualità max fino a 24bit/192kHz

 

 

 

di Riccardo
Talamazzi
Leggi altri suoi articoli

Torna su

Pubblicità

Is this article available only in such a language?

Subscribe to our newsletter to receive more articles in your language!

 

Questo articolo esiste solo in questa lingua?

Iscriviti alla newsletter per ricevere gli articoli nella tua lingua!

 

Iscriviti ora!

Pubblicità