Un disco che conferma quanto il jazz stia cambiando, mutando pelle, stagione dopo stagione.

Smith III approda alla storica Blue Note con un album che sembra ricordare il suo esordio di diciassette anni fa.

Un album uscito ora ma confezionato decenni fa, che ci catapulta in un curioso sfasamento temporale beat.

Un continuo lavoro di scavo, una scarnificazione progressiva delle frasi musicali sino a farne risaltare l'idea primaria.

Un disco scritto sull'acqua, ma destinato a restare nella memoria dei seguaci del genere.

Un'artista che riesce a combinare grande tecnica con straordinaria sensibilità e penetrazione emotiva.

Violini e altri strumenti a confronto, dall'Europa all'Africa.

Mehldau torna ad abbeverarsi alla fonte Lennon-McCartney.

Un album intitolato come uno dei brani più famosi composti da Bill Evans dove sei tracce su otto sono cover dello stesso pianista.

Come uno scoppiettante fuoco d'artificio, questo album promette di illuminare anche le giornate più spente.

il canto di Hinson pare sempre sul punto di sfilacciarsi in mille frammenti, mentre la linea delle sue storie si racconta con precisione crudele.

Un'opera profondamente poetica e non una banale riesumazione di memorie.

Un disco che esprime voglia di vivere e divertimento e che dimostra come il rock-blues sia divenuto un esperanto linguistico.

Un'artista che ha compreso quanto il suo destino sia legato alla musica cantautoriale.

Come fare jazz amando la melodia.

Un gesto d'amore verso il blues e i suoi musicisti da chi comosce bene l'uno e gli altri.

Un trio d'assoluto profilo che dimostra ìl proprio notevole investimento tecnico.

Un orecchio ben temperato non può permettersi di ignorare questa band.

Una bomboniera perfetta, un sacco amniotico dentro cui farsi cullare da alcuni capolavori musicali di tutti i tempi.

L'involontario testamento spirituale di un musicista di sentimenti profondi e grande onestà professionale.

Un album legato all'attenzione climatica, con il cantautore canadese sconfortato ma ancora non rassegnato.

Un omaggio sostanzioso, multidimensionale, in grado di affrontare meditate ballad quanto precipitose corse cromatiche.

Un jazz speziato con aromi funky, quel pizzico di soul e di blues e tanta musica materica.

L'espressione musicale di alcuni tra i più significativi autori lirici in lingua italiana contemporanei.

Un'altra stupenda voce, al suo secondo album, si afferma sulla scena jazz internazionale.

Il ritorno maturo a un disco di piano solo per esplorare la propria interiorità.

Lo-fi, niente basso e mezz'ora scarsa d'ascolto, ma tanto e puro divertimento.

Un album con radici nell'hard bop alla ricerca di spunti contemporanei per una colonna ritmica del jazz USA.

Il primo live a posteriori, e pure preceduto da una diffusione in streaming, di un gruppo dalla discografia ancora molto contenuta.

Non può che far piacere, dopo tanti anni, ritornare alle radici, all'osso della musica.

Un concept album come non se ne sentivano da tempo nella produzione italiana.

Il secondo album personale di un classe '88 dal jazz affascinante e di grande limpidezza.

Ricordo postumo di un pianista molto amato e considerato tra i suoi colleghi.

Uno tra i più celebrati album del momento. E a ragione.

Uno di quei gruppi che non balla una sola estate.

Un fotografo curioso che annota con umana partecipazione tutto ciò che dei suoi connazionali colpisce la sua immaginazione.

Melodie eleganti per una voce calda e avvolgente, con il giusto sentimento e senza eccessi enfatici.

Una coppia di spregiudicati e giovani musicisti stanno smuovendo alle fondamenta l'estetica del jazz.

Due terzi dei Radiohead per un insieme di ricerca e valore assoluti.

Una voce convincente, qualche melodia che gravi sui sensi, un mondo fatto di persone sbagliate ed ecco che il sortilegio dell’estetica dell’hobo si compie.

Forte dei suoi studi classici, questa pianista conosce bene l’arte di far cantare la sua voce e il suo strumento.

Un esordio apparentemente jazz ma, più adeguatamente, un’opera di new soul.

Opere scritte sull'acqua ma tuttora ardenti.

Un omaggio a Berstein da un pianista da lui stesso apprezzato.

Un disco che può sbaragliare quasi tutte le cantanti soul-jazz di questi ultimissimi anni.

Un disco dedicato a Novelli, il coronamento di un desiderio artistico lungo vent'anni.

Un lavoro spiazzante, a volte incomprensibile, ma con momenti sublimi disseminati qua e là.

Molto di più di un gruppo britannico che suona in modo “americano”.

Un disco che la dice lunga sulle attuali direzioni del jazz nordamericano e sulla voracità compositiva dei suoi musicisti.

Un onesto lavoro di recupero e riaggiustamento della tradizione.

Un distillato di jazz pieno di luccicanze melodiche.

Una vita errabonda tra le montagne, poi anni di rollii di peschereccio.

Uno dei migliori dischi folk attuali, con una voce che non si dimentica facilmente.

Un autore che annebbia il proprio strumento dentro composizioni lucide.

Il ritorno colto e maturo di un artista giovane al be-bop.

Un manierismo consapevole, a sprazzi dotato di una sottile patina d’oro.

Un jazz decisamente contemporaneo dalla forma veramente inusuale.

Colpito e affondato, così mi ha lasciato questo album dell'anziano leader degli Stray Cats.

Tutto quello che resta, effetti che diventano affetti.

Terza e ultima parte della nostra serie di articoli collegati all'album Next pubblicato da Abeat Records.

Da ventidue anni, un riferimento per il jazz e la musica contemporanea.

Un Abeat Records premiato come disco dell’anno 2021 dal magazine Musica Jazz.

Un disco prodotto nel 1972 e oggi quasi del tutto introvabile compare in copia digitale...

Un album che, nei suoi intenti, sfiora in più parti la perfezione.

Da ascoltare rigorosamente in solitudine.

Come quando un amico che non vediamo quasi mai passa a trovarci...

L'inatteso ritorno della PFM, una moneta a due facce.

Un album malinconicamente disincantato che fa riflettere.

Nato da una strana circostanza, che poteva essere un handicap, questo album si dimostra invece privo di smagliature e intenso di emozione.

Tra il richiamo degli avi e il convulso clima musicale dell’America odierna.

Dopo circa 25 anni dal primo live, il ritorno dal vivo di una firma cult.

Nuovo disco dopo uno stop di sei anni, segno di un inaspettato sforzo ideativo.

Un omaggio alla complessità storica di Wayne Shorter.

Un gruppo che si credeva ormai sepolto ritorna con talento e classe.

Un continuo movimento dello spirito dal centro del mondo alla visione periferica della vita.

Un'uscita tardiva che non dimostra però particolari segni d’invecchiamento.

Un disco dagli esiti contradditori ma sincero ed essenziale.

Una musica piena di gravità terrestre, tra caldo e zanzare grosse come aeroplani.

Dodicesimo e brillante disco: l'ex-bambino prodigio è da tempo un chitarrista di riferimento.

Lavoro originariamente suonato in un locale reso vuoto dalla pandemia, la Jazz Gallery di New York.

Una madeleine continua, che fra qualche tempo ci aggancerà a tutta un’esplosione di ricordi e sensazioni trascorse questa estate.

Difficile da catalogare, facile da apprezzare: il sesto album da titolare di Walker conferma la sua poliedricità.

L'album dell'anno della DiFranco, che non se ne fa mancare uno dal 1990.

Un magnificente concerto live tenutosi a Buenos Aires nel 2018 in due momenti diversi.

Un lavoro di assoluta piacevolezza e interesse, caratterizzato da una variegata proposta di componenti ritmiche.

Un lavoro scoppiettante, ispirato alle figure di Django Reinhardt e Sidney Bechet.

Un lavoro divertente, nostalgico quanto basta e ruffiano per necessità.

Un disco che sorprende: composizioni di stampo classico-moderno fatte eseguire da altri famosi chitarristi.

Un disco incensato dalla stampa specializzata per i suoi aspetti più piacevoli ed eclatanti.

Verve e ardore devoti di una misterica religione sonora a rischio.

Ci sono musicisti che guardano ben oltre il pentagramma.

La ripresa, in un certo senso, del Focus di Stan Getz del 1961.

Un titolo che rimanda all'alba di una vita piena.

Teso e asciutto, un autentico disco di rock-blues.

Vecchie e famose canzoni degli anni ’20 e ’30 riarrangiate per orchestra di swing.

L’ultimo bellissimo pensiero è una lettera d'amore in musica.

Un gran live, perciò da ascoltare ad alto volume.

Probabilmente un nuovo riferimento per i jazzisti futuri.

Una voce limpidissima e dotata di un’intonazione perfetta.

Uno specchio della storia artistica dell’autrice.

Un maestro della chitarra eclettica.

Un post bebop contemporaneo.

Uno tra i gruppi italiani più importanti e ribollenti d’energia di questi ultimi anni.

Il figlio di Ry suona la musica di Uncle Dave Macon.

Pubblicato nel 2002 dalla CAM Jazz in doppio CD.

Questa non vuole essere una canonica recensione ma una segnalazione al lettore affinché volga la propria attenzione verso un evento autenticamente artistico.

Questo lavoro esprime straordinaria purezza, arguto carattere musicale, un superbo senso di gioco di squadra e originalità senza eccentricità.

Al di là del titolo, questo libro con CD non può essere considerato una classica autobiografia, pur essendo profondamente autobiografico. Sarei più orientato a definirlo un’autobiografia musicale.

Anche quest'anno qualcuno dei nostri lettori ci ha incontrato nelle varie sale di Monaco mentre effettuavamo il test di ascolto. Speriamo di avervi interessato con questi splendidi brani.

Così trio, così bianco, così italiano!

Più volte ho scritto intorno alla vitalità e modernità del jazz europeo, insieme alla sua indiscutibile capacità di andare oltre le definizioni e le classificazioni di genere. Nel nostro caso viene compiuto un ulteriore progresso.

Destinata per molti a conquistarsi un grande spazio, Serena se ne appropria fin d'ora, dando alle stampe un progetto molto ambizioso.

Il mondo materiale è illusorio e il velo resta un simbolo mitologico che, attraverso uno squarcio, presenta l’opportunità, per ognuno di noi, di oltrepassare il confine del vivere materico.

Il grande ritorno di un musicista sensibile e affascinante, convincente anche dove altri sarebbero sdolcinati o scontati, se non addirittura mainstream.

Si viene pervasi da un piacere immenso e, devo confessare, si riacquista anche una notevole dose di orgoglio patrio nel venire a conoscenza di quanta ottima musica si produca in Italia.

Un caleidoscopio di culture e tradizioni che si spogliano dei propri confini e confluiscono in una galassia di espressioni amalgamate dalle indiscutibili doti tecniche dei musicisti.

Questa ristampa GN Records, l'etichetta discografica di Gold Note, è probabilmente la versione vinilica meglio suonante in circolazione di un classico di Henry Mancini.

Elementalea viene da Elementali, nome con il quale Paracelso chiamava le “creature spirituali della natura”, ed è in quest’orbita, informe e sfuggevole che ruota la sfera musicale di Mariani.

Bellissimo disco di piano solo, composto e suonato da un eccellente pianista, come eccellente è anche la ripresa del suono.

Un vinile da supergruppo, una delle sezioni ritmiche di riferimento di tutta l’Enciclopedia del Jazz in ristampa audiofila Gold Note.

Questo disco è un vero e proprio atto d’amore: la realizzazione di un desiderio maturato nel corso degli anni. Marco Lincetto, produttore e talent-scout, titolare dell’etichetta Velut Luna, lo dichiara senza mezzi termini.

Verdi è l’interprete musicale del Risorgimento italiano. No, Verdi non è un rivoluzionario, almeno non come potremmo intenderlo nel senso attuale del termine. Verdi è un uomo del Risorgimento e del Romanticismo.

Della discografia della Simone, ampiamente disponibile sia in scaffale che sul web, non escluderemmo nessun titolo, ma ne vogliamo in questa occasione ricordare uno in particolare.

Parlare di capolavoro per uno che ha scritto canzoni come Senza fine, Il cielo in una stanza, Sassi, La gatta, Sapore di sale, Che cosa c’è, sarebbe in questo caso fuori luogo...

Le radici jazz sono ancora presenti, anche se è francamente complicato individuarne le tracce. L’impressione è che il balzo in avanti sia stato fatto, e anche bello lungo.

Le copertine degli LP sono sempre state più “grandi” del necessario. Si parla di grandezza percepita, non semplicemente materiale. Esprimevano ben altro. Erano il segnale di chi eri.

Il titolo potrebbe fare riferimento a una fragilità umana o artistica della protagonista, ma Cristina mi sembra tutt’altro che fragile, da entrambe le angolature...

Sembra una veterana. Birdland, Smalls Jazz Club, BBKing’s, Dizzy’s at Lincoln Center, The Living Room. Sono solo alcuni dei palcoscenici dove Dida si è esibita e che qualunque musicista avrebbe voluto calpestare.

Ottimo jazz magnificamente suonato, bello da ascoltare, ma che stenta a scavare in concretezza o a raccontare qualcosa di nuovo.

Un ReMusic Record fin dal primo ascolto, un disco selezionato e apprezzato per qualità artistica e di realizzazione, che esprime le più autentiche radici culturali di una Sardegna colta e raffinata.

Con il suo Steinway & Sons Grand Piano del 1929, Vatter cavalca l’onda di una nuova forma artistica, quella di un pianista che usa il piano come il pittore usa il pennello o la spatola.

Probabile che Terra sia uno dei più bei dischi di jazz pubblicato in Italia, almeno negli ultimi dieci anni...

Un disco in cui jazz, musica africana e caraibica, si fondono, in un susseguirsi di invenzioni ritmiche e melodiche, in un originalissimo blues, sempre molto affascinante e raffinato.

“Lasciatemi dire che una voce così bella, provvista di tutto quanto una voce jazz deve avere e, quindi, una jazz singer così dotata io non l’avevo ancora incontrata…”

The Legendary 1956 Session rientrava in una serie di incisioni organizzate in studio dal produttore Norman Granz, in cui venivano affiancati tra loro grandi del jazz che raramente o mai avevano suonato insieme.

Musica totale: l’incontro documentato tra l’Hadouk Trio di Didier Malherbe, Steve Shehan e Loy Ehrlich e la straordinaria cantante mauritana Malouma Mint Meidah.

Burnside, uno che fino a tarda età ha fatto come primo lavoro il contadino, ma che ha letteralmente sconquassato e dissacrato la struttura ultra tradizionale del blues.

Ginger Baker, Bill Frisell e Charlie Haden: i tre, aiutati anche da una ripresa del suono davvero eccellente, danno letteralmente spettacolo e sfornano un lavoro di grande bellezza.

Difficile sapere cosa abbia mosso il percussionista giapponese nella scelta dei musicisti, ma il sospetto che abbia semplicemente voluto scegliere il meglio disponibile allora sulla piazza è forte: considerato unanimemente uno dei più grandi capolavori della musica rock.

Nata dalla svolta elettrica di Wayne Shorter e Miles Davis, in cui nel jazz tradizionale si facevano confluire influenze e venature mutuate dal rock, la fusion è stata un po’ come il passaggio di una cometa nell’universo musicale.

Pur trattandosi di una selezione, l’opera nella sua vastità, completezza di repertorio e squisitezza interpretativa, raggiunge livelli di grandissimo valore storico e artistico, ed è da considerarsi fondamentale e unica nel suo genere.

Collana DeAgostini di LP di musica jazz in vinile vergine da 180 grammi, il vecchio disco nero è più vivo che mai.

Erano gli anni della Psichedelia, di Jimi Hendrix, Janis Joplin, della Freedom di Richie Havens, del Joe Cocker di With a Little Help From My Friends e di tutto ciò che potesse in qualche modo essere lisergico, di disturbo, portare scompiglio. E da lì a chissà quando far crescere qualcosa di nuovo, forse. Cosa, come si faceva a saperlo?

Grande disco di blues, prodotto come si deve da Roy Rogers e supportato, quando uscì nel 1989, da un bel videoclip.

Di Young non si sapeva molto al momento dell'uscita di questo disco, e lo stesso non mostrava di sé nel libretto che immagini sfocate o prive di ogni elemento di riconoscibilità.

Artista particolare e per certi aspetti controverso e fuorviante, Rod Stewart ha spesso offerto di sé una lettura, apparentemente facile ed esaustiva.

Uno dei migliori album di jazz dell'anno, italiano e oltre.

Quando si pensa ai grandi chitarristi, tra i nomi che vengono in mente dovrebbe esserci quello del norvegese Terje Rypdal.

Prima importante produzione a proprio nome di Roger Waters dopo la fuoriuscita dai Pink Floyd, quando ancora il nome del gruppo madre esercitava un ben più forte richiamo.

Chet Baker e Bill Evans hanno registrato insieme solo in rare occasioni...

Tra tutti gli album della Taberna, L'Anima du Munnu rappresenta forse il momento di più alta espressività, creatività e perizia tecnica.

4 novembre 1972, quando nacqe Take Five, uno dei pezzi più ascoltati dell'intera storia del jazz.